SCUOLA • L’allarme dei sindacati: in provincia a settembre gli istituti saranno senza 11 dirigenti e 21 dsga
FEDERICO PANI
Quando a settembre suonerà la prima campanella, nelle scuole della provincia di Cremona all’appello mancheranno 21 direttori dei servizi generali amministrati- vi (DSGA) e 11 dirigenti scolastici. In Lombardia, i numeri mancanti salgono rispettivamente a 631 e 399. In percentuale, le scuole lombarde senza un preside nell’anno scolastico 2019/2020 saranno il 35%. Quelle senza un direttore amministrativo, il 55%. A Cremona, parliamo rispettiva- mente del 25% e del 48%. A far- lo sapere è la FLC CGIL, uno dei sindacati dei lavoratori del settore dell’istruzione. Di qui, l’allarme lanciato dalla confederazione sindacale e il tono di risentimento nei confronti delle autorità competenti, alle quali si rimprovera l’insufficienza della misura in atto: «Registriamo per l’ennesima volta l’incapacità del MIUR a programmare percorsi concorsuali e numeri adeguati alle situazioni di carenza di organico croniche nelle nostre scuole. Nemmeno il concorso per i Dirigenti scolastici coprirà le scuole scoperte, così il concorso per DSGA, una volta concluso coprirà solo una parte deI posti vacanti». Ma com’è possibile che una scuola possa tollerare l’assenza delle due figure gestionali più impor- tanti? Semplice: sempre più presidi e dirigenti amministrativi si trovano a dover gestire più di una scuola, come spiega nel suo comunicato anche la FLC CGIL. I quali, per farlo, non hanno nemmeno diritto a un adeguamento del loro stipendio. Il consigliere nazionale SNALS (Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori Scuola) Riccarda Signori, ex dirigente e tutt’ora nella segreteria amministrativa a Cremona, prova a inquadrare la questione fugando ogni allarmismo: «Premetto che la situazione è in via di svolgimento e molti scenari sono ancora adesso futuribili. In questi giorni stanno finendo gli orali del concorso per diventare dirigenti. E molti lo hanno superato con ottimi voti. Quelli per i DSGA sono invece ancora in corso, ma la situazione sembra profilarsi in modo analogo: moltissimi sono stati gli iscritti e molti coloro che stanno superando le prove». Il passaggio più delicato si giocherà al momento delle assunzioni: «Dipenderà dalla pubblica amministrazione e dai suoi tempi. Ma, a conti fatti, direi che la situazione non è poi così disastrosa. Con le reggenze, le quali non è vero che non prevedano sempre aggiustamenti stipendiali, è possibile supplire agli ammanchi dirigenziali. E il discorso vale anche per la Lombardia: i numeri del concorso fanno ben sperare». Signori, piuttosto, è preoccupata per l’effetto quota 100, una condizione che fa gola a molti insegnanti: «Ben 45 insegnanti mi hanno chiesto finora di effettuare il conteggio e molti hanno deciso di usufruire dell’uscita in anticipo. Il problema è che il Ministero non ha lasciato e non lascerà subito libere le loro cattedre; il che significa – nella pratica – che saranno occupate da supplenti, anziché da regolari docenti. Questo è l’aspetto che, ad oggi, dovrebbe far più preoccupare».
Università: iscritti in calo, l’ateneo più frequentato dai cremonesi è Pavia
Altro che quote rosa. Nel 2018, le università della provincia di Cremona hanno sfornato 320 laureati, di cui la maggior parte è donna: 179 femmine (il 56%) contro - si fa per dire - 141 maschi (il 44%). Il maggior numero di laureati proviene dall’Università Cattolica del Sacro Cuore (101) e, a seguire, dall’Università degli Studi di Brescia (92).
I dati provengono dall’Ufficio Statistica della Provincia di Cremona, che ha redatto il rapporto sugli studenti iscritti e laureati nelle Università della provincia. Il popolo degli studenti, cioè gli iscritti nell’anno accademico 2018/19, conta 1.592 unità.
L’università più frequentata è l’Università degli studi di Pavia con 471 iscritti (30%), seguita dall’Università Cattolica del Sacro Cuore con 378 (24%) e dal Politecnico di Milano con 365 (23%). Distinguendo gli iscritti per genere, risulta che maschi e femmine sono perfettamente equilibrati: i maschi sono complessivamente 798 e le femmine 794. Le ragazze preferiscono i corsi di laurea in “infermieristica”, “fisioterapia” e “assistenza sanitaria” dell’Università degli studi di Brescia (66%) e dell’Università degli studi di Milano (78%), nonché i corsi di “musicologia” e di “lettere e beni culturali” dell’Università degli studi di Pavia (58%). I ragazzi, invece, preferiscono i corsi di ingegneria del Politecnico di Milano con (78%) e i corsi di economia e scienze agrarie dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (52%). Qualche numero, ora, sulla loro provenienza. Gli studenti residenti fuori dalla provincia di Cremona sono 902. Quelli più numerosi arrivano dalla provincia di Brescia (204, il 37%) e frequentano l’Università del capoluogo di provenienza (93) e l’Università Cattolica (47). Da Piacenza arrivano 111 studenti (il 20%) che frequentano soprattutto il Politecnico di Milano (77).
Dalla provincia di Milano arrivano 58 studenti (11%) che frequentano soprattutto i corsi dell’Università degli studi di Pavia (32). I 45 studenti che arrivano dalla provincia di Bergamo frequentano per la maggior parte l’Università degli Studi di Pavia (18). Da Lodi arrivano 50 studenti, che frequentano per lo più il Politecnico di Milano (21).
Da Mantova arrivano 57 studenti, che frequentano soprattutto il Politecnico di Milano (18) e l’Università Cattolica (16). Da Parma invece arrivano pochi studenti (22), equamente distribuiti su Università Cattolica, Politecnico di Milano e Università degli Studi di Pavia. Gli studenti provenienti da “altre province” (escludendo Cremona, Bergamo, Brescia, Lodi, Mantova, Milano Parma e Piacenza) sono 351, il 22% del totale.
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