«Grazie per la fiducia. Ora aumentano le responsabilità»

L'INTERVISTA «VORREI ESSERE RICORDATO UN DOMANI PER LA VISIONE COMPLESSIVA DI CITTA’ CHE STIAMO PERSEGUENDO, UNA VISIONE CHE COGLIE LE LINEE DI SVILUPPO DI CREMONA» 


VANNI RAINERI 
Incontriamo Gianluca Galimberti, confermato sindaco dai cremonesi a larga maggioranza, nel suo ufficio nella settimana che ha visto la comunicazione della nuova squadra di governo, La chiacchierata che scambia- mo con lui però è poco politica: dopo i tanti scontri sui contenuti della campagna elettorale, parliamo dell’esperienza personale affrontata. 
Partiamo dalla soddisfazione personale per aver convinto migliaia di cremonesi a invertire il voto rispetto alle Europee, riversandolo su di lei alle Comunali. 
«Il dato del primo turno era simultaneo ed effettivamente migliaia di cittadini hanno espresso il voto disgiunto: è stato significativo che alle Europee il centrodestra avesse 20 punti di vantaggio mentre alle Comunali il vantaggio netto era il mio. Ma è interessante anche il dato del ballottaggio: nonostante l’astensione che credo abbia riguardato entrambi i candidati, ho aumentato il valore assoluto dei voti convincendo altre persone. Come commentare ciò? Ringraziando tutti gli elettori. Il fulcro è nel convincimento in campagna elettorale: si è capito che era possibile continuare assieme un progetto importante per la città già sperimentato per 5 anni con la consapevolezza di poterlo chiudere. Da qui nasce il mio orgoglio e la mia gratitudine, come anche il senso di responsabilità che si accompagna. Abbiamo percepito prima l’entusiasmo e la passione di moltissimi in una campagna elettorale che ha coinvolto tante persone anche non direttamente, poi la soddisfazione riportata da parecchi cittadini. Aggiungo che dobbiamo continuare l’esperienza di coalizione ampia: c’è infatti la squadra di governo ma anche una più allargata che è quella del laboratorio politico che vogliamo costruire coinvolgendo tante persone con entusiasmo. Un’idea di partecipazione che si manifesta in questi giorni quando incontro le diverse liste». 
Parlava di senso responsabilità, che è visibile anche dai nuovi incarichi che si assume direttamente oltre di sindaco. 
«Certo, ma il lavoro di équipe continuerà in modo deciso». 
Cosa ha significato dal punto di vista umano affrontare una campagna elettorale con toni così accesi che spesso hanno sconfinato attaccando la sfera personale? L’abbiamo vista nell’ultimo confronto in piazza interrompere l’avversario, cosa inusuale per chi la conosce. 
«È stata una campagna dura e impegnativa, che ha visto usare argomenti utilizzati per attaccare me e la coalizione ma in realtà attaccavano tutta la città, argomenti sbagliati con toni sbagliati. Da ogni parte i toni vanno controllati, ma rivendico da parte mia di aver sempre usato toni differenti, in modo coerente coi 5 anni che ci hanno permesso di fare le cose con un certo stile: le parole sono importanti. La bellezza, la passione, l’entusiasmo visti sono una risorsa della città». 
Dopo i tanti appelli al voto, si rivolga a chi non l’ha votato. Cosa vuole dire a questi concittadini? «Chiunque è andato a votare merita un ringraziamento per il contributo a costruire la democrazia. Sono fortemente impegnato con la mia squadra a realizzare il progetto per cui ci siamo presentati e che ha prodotto un risultato così evidente. Come fatto negli scorsi 5 anni, il mio impegno è di avere contatti e relazioni con tutti, e quel progetto di città presentato e premiato lo intendiamo a vantaggio di tutti: se aumentano i turisti è per tutti, e così per l’università, il lavoro. E per quel laboratorio politico cui facevo riferimento, a tutti i coinvolti verrà chiesto di confrontarsi con l’intera cittadinanza». 
Rispetto a tanti anni fa, la politica vive di un voto “liquido”, addirittura, come visto a Cremona, anche nell’immediato. 
«L’esperienza di Cremona e di altre città dice che sul voto amministrativo le persone utilizzano precisi criteri di giudizio: le cose si sono fatte si o no? Il progetto mi convince o no? Queste persone sono credibili o no? Lo stile che incarnano mi piace o no? Il voto è liquido anche perché in un contesto di grande complessità e cambiamento in cui i riferimenti ideali hanno minor presa, e l’individualismo è la caratteristica della nostra epoca: si risponde ad esigenze personali immediate, e sull’amministrazione locale la scelta è determinata dai criteri utilizzati. Detto questo, ha vinto anche un desiderio di futuro e di speranza, è stata sconfitta l’idea di soffiare sulla paura generando altra paura». 
Le scelte della comunicazione sono state indovinate, dallo slogan al sito.
«Per prima cosa non c’è comunicazione senza sostanza, per cui, avendo sostanza da raccontare, abbiamo gestito bene la comunicazione. In secondo luogo al mio fianco c’erano e ci sono giovani molto competenti, brillantissimi, talentuosi e generosissimi che hanno fatto la differenza. Senza quella sostanza non si sarebbero messi in gioco condividendo stile e ideali, e facendo crescere la relazione di amicizia». 
C’è qualcosa che si rimprovera? 
«Quella attenzione manutentiva alle piccole cose in città: abbiamo lavorato molto ma capito che è possibile impegnarci di più. Da qui l’assessorato alle piccole cose che va fatto funzionare». 
Di cosa invece va più orgoglioso, e per cosa vorrebbe essere ricordato per questo decennio?
«Per la visione complessiva di città che stiamo perseguendo. Ci tengo molto. Non si tratta di una singola azione: alcuni colgono un aspetto diverso rispetto ad altri ma la città cammina su più versanti: rigenerazione aree, sociale, scuola, turismo, cultura, processi gestionali del Comune. C’è una visione che coglie le linee di sviluppo della città» 
Cosa spinge un professore di Fisica abituato ad altri contesti, ritmi, problematiche e alle leggi rigorose della Fisica, a fare il sindaco, un compito non certo facile, molto condizionato da istituzioni sovraordinate e dalla crisi economica? Insomma il classico “ma chi glielo ha fatto fare”? 
«Io ho avuto la fortuna di lavorare tanto coi giovani dai 14 ai 30 anni a scuola e in università, in aula e nei laboratori di ricerca. Ho inteso questo compito come continuazione di un servizio per costruire nel territorio un ambiente a loro favorevole, e penso che questo sia stato riconosciuto da molti di loro. Trovo continuità in quella condivisione del sapere e nel lavoro di costruzione di una società che sia giovane e aperta alle loro prospettive. Poi un laboratorio di ricerca ti abitua all’analisi rigorosa dei dati e all’attitudine al “problem solving”, un rigore che ho provato ad applicare in politica, e pur essendo una cosa diversa c’è profonda analogia: anche questo è un grande laboratorio in cui bisogna conoscere i dati e studiare e capire come risolvere i problemi. L’ho fatto per 5 anni e lo farò ancora. Infine aggiungo l’ideale che mi ha sempre fatto ritenere che la politica è un servizio necessario da affrontare con tutto se stesso, e alcuni devono assumersi in maniera diretta pro tempore come servizio questa responsabilità». 
Lei è professore all’Aselli: dopo questi 10 anni di sindaco cosa accadrà? Al suo rientro sarà passato tanto tempo, due interi cicli scolastici. O pensa di rimanere in politica pur con altri incarichi? 
«Vedrò fra 5 anni. Posso dire che la vita è molto varia. Quello dell’insegnante è uno dei lavori più belli del mondo, e tornare ad insegnare sarebbe un onore e un privilegio, sempre e comunque.
Oggi mi impegno in 5 anni da sindaco. Qualunque scelta avverrà dopo sarà comunque una scelta di servizio». 
Non userà questi 5 anni per costruire una carriera futura dunque. 
«No, il mio impegno sarà unicamente rivolto a servire la città». 
Facciamo così: lei è ministro dell’Istruzione. Quali provvedimenti assumerebbe subito? 
«La scuola ha tantissime facce, tante regioni eccetera, io ne conosco solo un pezzo. Ci sono tante luci ma ovviamente alcune questioni aperte. Il tema della formazione professionale è enorme e penso meriti un ripensamento e uno slancio nuovo. Poi tre temi: l’orientamento, l’alternanza scuola-lavoro e la dispersione scolastica. Sono temi enormi, tra l’altro abbiamo un assessorato che si occupa di orientamento e dispersione: ce ne siamo occupati e lo rifaremo. Un altro grande tema è quello della valorizzazione dei docenti e della professione». 
Nel suo primo quinquennio Cremona ha raggiunto grandissimi risultati nello sport: la Cremonese cresce, la Vanoli ha conquistato la Coppa Italia e la Pomì scudetto e Champions League. Il palasport appare stretto, ma sappiamo che state lavorando da tempo al progetto di un nuovo impianto. 
«Gli ottimi risultati sono frutto dell’ottimo lavoro fatto: Un applauso lo meritano tutte le società sportive come pure l’assessore Platé. Farà bene anche Zanacchi, che proprio in virtù dei risultati ottenuti avrà un assessorato dedicato interamente allo sport. Personalmente sono appassionato di Cremonese e Vanoli ma anche la èpiù Pomì è una realtà bellissima. I miei figli seguono soprattutto il calcio, ma in città c’è passione anche per altri sport. La nostra città è grande per la pluralità delle discipline e i risultati importanti raggiunti, realtà fotografata anche dalle infrastrutture che stanno sorgendo e quelle implementate. Siamo una vera città dello sport: in zona Po ci sono tante attività che si possono fare, e Cremona consente di appassionarsi a tanti sport anche inclusivi. Quanto al nuovo palazzetto, riprendiamo la partita il più in fretta possibile: abbiamo preso un impegno e lo realizzeremo. In segno di rispetto per gli imprenditori che ci stanno lavorando non posso dire di più».


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