Il calcio femminile conquista l’Italia

cremonesi al top: Alessia Capelletti -Viviana Schiavi


VANNI RAINERI 

Mentre le azzurre sono reduci dal secondo impegno di un Mondiale che sta calamitando l’interesse degli sportivi sul calcio femminile, ci sono due cremonesi, Alessia Capelletti e Viviana Schiavi, che con ruoli diversi stanno cercando di farsi spazio in questo mondo in rapida trasformazione. La prima è un giovane portiere di 20 anni appena promossa in serie A con l’Inter, la seconda un’ex difensore di 37 anni (ben 55 presenze in Nazionale) che ha appeso gli scarpini al chiodo tre anni fa e che ha iniziato una promettente carriera di allenatore nell’ambito della Figc. Cos’hanno in comune? Sono entrambe di Cremona, la prima cresciuta nel Corona e nel Calcio Cremona, la seconda nel Maristella, e il loro immediato futuro si interseca in modo curioso. Alessia infatti attende la possibile chiamata della Nazionale Under 23 che a luglio parteciperà alle Universiadi di Napoli, Viviana di quella squadra è vice allenatore, e non ha voluto anticiparci la possibile convocazione della concittadina, attesa nella giornata di lunedì. Alessia Capelletti è cremonese ed è cresciuta nel Corona, la stessa squadra di cui il padre è stato bomber. Poi, quando le carriere di maschi e femmine sono costretti a dividersi, il passaggio al settore giovanile Calcio Cremona, rampa di lancio per arrivare al Mozzanica (oggi Atalanta) e quindi all’Inter nell’estate 2017. Nell’ultima stagione si è alternata con l’esperta ex azzurra Katja Schroffenegger: in tutta la stagione la difesa dell’Inter ha subito solo 6 gol. Come vive Alessia il boom del calcio femminile? 
«C’è un’attenzione diversa, e lo si vede dalla cura del dettaglio in allenamento agli sponsor, i social, i giornali che danno la visibilità che meritano i grandi club. Lo si vede anche dalla Nazionale che grazie al lavoro fatto dai club sta portando l’Italia ad alto livello. Per quanto riguarda l’Inter, spero che possa puntare in futuro a fare sempre meglio, magari anche in Champions League». 
Quanto è stato importante l’arrivo delle grandi società che hanno rilevato piccoli e storici club, come la Juventus il Cuneo, il Chievo il Valpolicella, il Sassuolo la Reggiana e l’Atalanta il Mozzanica? 
«E’ stato fondamentale: senza questo passaggio credo oggi non saremmo dove siamo. La stessa FC Inter ha rilevato l’Asd Inter Milano. Già la Figc aveva puntato sui settori giovanili favorendo un’integrazione graduale, ma sono state le grandi società che impegnandosi direttamente hanno portato frutti in breve tempo». Direi brevissimo. 
«Eh sì, ma noi ragazze siamo così. Le storie calcistiche di Torres, Bardolino e Brescia vanno rispettate, ma era ovvio che prima o poi si andasse verso il professionismo». 
Anche perché i grandi club trascinano nel tifo femminile i sostenitori dei maschi.
«Esatto, e l’idea ormai è che non ci sia un’Inter maschile e un’Inter femminile, ma sono l’Inter, così come la Juve: una grande famiglia. Come avviene ora con l’Italia, che sia maschile o femminile». Anche i diritti delle partite trasmesse da Sky non è stato un brutto colpo. 
«Sicuramente Sky ci ha dato tantissima visibilità permettendo alla gente di conoscere il calcio femminile, che si gioca ad un ritmo diverso ma se lo si conosce lo si apprezza». 
Forse l’agonismo meno esasperato delle vostre gare fa emergere di più i contenuti tecnici. «Con il ritmo più basso si vedono più giocate di qualità, poiché si coprono più gli spazi e si gioca quindi la palla». 
Un pronostico per la Nazionale ai Mondiali? 
«No, dai, non vorrei gufare. Vista la prima gara sono molto fiduciosa perché noi giochiamo di cuore. Passeremo i gironi, poi si vedrà». Tu hai iniziato con l’Under 19, ora speri nella chiamata dell’Under 23. «Ho fatto quest’anno un raduno con l’Under 23 e lunedì ci saranno le convocazioni per le Universiadi. Sarebbe incredibile». 
Proviamo a chiederlo alla concittadina allenatrice.

Oggi allena l'Under 23 che si prepara alle Universiadi di Napoli. Viviana, la convochi Alessia In azzurro? «Non posso dirlo, lunedì l’elenco»

Viviana Schiavi è nata poche settimane dopo il trionfo dell’Italia di Bearzot al Mundial spagnolo. Nata a Cavatigozzi, ha militato nella società della frazione fino a che bambini e bambine giocano assieme, poi è passata alla squadra femminile del Maristella prima di spiccare il volo verso la Fiammamonza, con cui ha vinto il suo primo scudetto. A seguire Bardolino (altro scudetto) e Brescia, poi l’avventura nel calcio Usa a Seattle prima di chiudere la carriera nel Mozzanica. Numerosissime le sue presenze, nel ruolo di difensore, nelle varie nazionali, fino alla principale in cui ha totalizzato 55 gettoni e due partecipazioni agli Europei. 
Oggi Viviana è vice allenatrice (di Jacopo Leandri) delle nazionali Under 16 e under 23. 
Un bel momento per il calcio femminile. Che accade?
«Fondamentale è stata la scelta dei club professionistici di investire nel femminile, il che ha portato a un riscontro di pubblico e visibilità garantita dall’arrivo della tv. Senza quella prima componente la tv avrebbe aspettato. I grandi club hanno prima lavorato con le giovani poi deciso di rilevare le prime squadre portando anche un diverso modello organizzativo. Non dimentichiamoci però di quelle società che per anni hanno portato avanti il movimento, con forze diverse grazie al volontariato. Oggi il giovamento per le ragazze a livello di strutture e di tecnici fa bene all’intero movimento». 
E il traino dei Mondiali? 
«Anche questo ha inciso, anche perché partecipiamo dopo 20 anni di assenza, sfruttando anche il buco che purtroppo (lo dico da tifosa) ha lasciato la squadra maschile non qualificandosi al Mondiale di Russia. Questo ci ha agevolato, diciamo che il boom è frutto di una serie di eventi». 
Sta di fatto che le calciatrici italiane sono ancora dilettanti.«E’ così. Qualche ragazza ha contratti di sponsorizzazione ma lo status è dilettantistico. Siamo però sulla strada giusta e credo arriveremo al professionismo in poco tempo. Sarebbe una piccola rivoluzione anche perché coinvolgerebbe altri sport». 
Credi sia così? 
«Sì, perché volley e basket femminile a quel punto chiederebbero la stessa cosa».
Quanto tempo ci vorrà?
«In Italia ci mettiamo sempre un po’ a cambiare le cose, ma il potere che hanno i grandi club professionistici inciderà sulla volontà di arrivarci a breve termine. Lo spero, anche perché il contratto professionistico comporta tutele oggi assenti, vedi maternità e contributi». 
Come va l’esperienza di allenatrice in Figc? 
«In questo momento m trovo con l’Under 16 per uno stage di perfezionamento di due settimane. Lunedì usciranno le convocazioni dell’Under 23 per le Universiadi di Napoli in luglio». 
Alessia non sta nella pelle. Ci puoi dire se il suo nome è nell’elenco?
«Non posso dirlo, ma lei dopo l’ultimo raduno è tra le papabili». 
Oggi sostieni i sogni delle giovani calciatrici di arrivare in alto. Non provi rammarico per aver smesso poco prima che arrivasse la grande popolarità? 
«Un pochino sì, perché ho giocato dai 6 ai 13 anni coi maschietti, poi dai 14 ai 34 a tempo pieno. Era diventato il mio lavoro e nel contempo dovevo studiare. Oggi vedendo che le ragazze possono dedicarsi interamente alla loro passione un po’ di invidia c’è. Quando ho assistito a Juventus-Fiorentina di campionato con 40mila persone sugli spalti l’invidia è salita: è stata una giornata bellissima, ero emozionata per le ragazze perché con quasi tutte loro ci ho giocato, tra club e nazionali,. Sono stata felice per loro e per la prima volta abbiamo respirato un’aria diversa».
Quella gara ha rappresentato la vera svolta: per la prima volta i media vi hanno dedicato grande spazio. 
«Sì. La Juventus d’altra parte, come oggi anche altre, è la società che per prima ha deciso di mettere sullo stesso piano dei maschi la prima squadra femminile, dando lo stesso risalto e pubblicizzandola a livello di marketing creando interesse, e credo abbia ottenuto il risultato. Le ragazze che alleno oggi arrivano ormai quasi tutte da club professionistici, che avevano già iniziato coi settori giovanili rilevando poi le prime squadre. Quando queste ragazze arriveranno in prima squadra credo ci sarà da divertirsi, perché il livello si sta alzando». 
Come andranno i Mondiali? 
«In Nazionale ci ho giocato e ho lavorato fianco a fianco con molte di queste ragazze, poi abbiamo fatto un percorso parallelo nella preparazione con l’Under 23: ho quindi visto in ritiro come hanno lavorato, sono molto cariche e lo staff è entusiasta. Non mi sbilancio per non portare sfortuna, ma credo ci siano le possibilità per fare bene. Abbiamo pagato l’emozione dell’esordio, ma alla fine quel qualcosa in più che abbiamo messo in campo ci ha fatto vincere. Resta un divario da colmare rispetto ad alcune avversarie, ma ho fiducia proprio perché ho visto come hanno preparato l’evento». 


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