Stop alla cannabis light, aziende in crisi

ECONOMIA • Intervista a Manuele Villa che aveva riconvertito l’azienda di famiglia grazie alla canapa. E adesso? 


VANNI RAINERI 
Di cannabis light ci siamo occupati un anno e mezzo fa, raccontando la storia di Manuele Villa, ex operatore televisivo a Cremona che un bel giorno, rientrato nell’azienda agricola di famiglia poco oltre il Po a Fogarole di Monticelli d’Ongina, decise di riconvertire parzialmente la produzione: da azienda bovina con frutteti e serre a produttore (anche) di canapa light. La nuova attività si è rivelata in fretta vantaggiosa, e ha consentito un vero boom del fatturato. Per questo Manuele ha iniziato a investire, creando una rete di distribuzione e guardando a nuovi progetti. 
Fino a giovedì, almeno fino alla sentenza della Cassazione che ha di fatto bloccato la vendita di cannabis light. 
In realtà la sentenza della Cassazione è equivoca: si vieta la commercializzazione dei prodotti derivati dalla cannabis sativa, e in particolare di foglie, inflorescenze, olio e resina, salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante. 
La cannabis light prodotta dall’azienda Modesti, quella di Manuele Villa, non oltrepassa lo 0,2% dithc, quindi non è considerata drogante.
«Ho già sentito i legali Luca Curatti e Gabriele Fornasari per comprendere quali iniziative legali intraprendere. Certo in questo momento prevale la paura: l’esercente che vende il prodotto finale non vuole avere problemi nel suo negozio, e si chiede se la presenza dell’espositore col prodotto possa rappresentare un pericolo. Si considera illecita la vendita delle inflorescenze perché si ritiene illecita la vendita di ogni tipo di sostanza drogante, ma se mi attengo sotto la percentuale indicata non si ha effetto drogante». Quindi che fare? «Noi oggi (ieri per chi legge, ndr) non abbiamo consegnato, nonostante alcuni clienti abbiano effettuato ordini rilevanti per fare scorta. Mi sono fermato nell’attesa di capire come agire con gli avvocati». 
In passato la Cassazione aveva espresso sentenze in diversa direzione. «Ce ne sono che regolarizzano anche la consumazione previa combustione, altre contrarie. Non ci sono idee chiare». 
Alcuni prodotti rimangono consentiti, come creme, tessuti e altro. «In realtà è tutto poco chiaro. C’è il divieto della cannabis light ma noi lavoriamo sotto la soglia indicata. Nel contempo viene mantenuta valida la vendita di cannabis a scopo terapeutico, a mo’ di medicinale. Questa però può farla solo lo Stato: può essere che l’obiettivo sia quello di gestire un mercato che fattura ormai quasi 150 milioni di euro creato da noi pionieri attraverso una bella tassa di monopolio». 
La vostra attività nel settore comunque non si ferma. «La nostra azienda agricola collabora con una società che sta creando a Cremona una filiera industriale completa sulla canapa: stiamo lavorando sui primi 25 ettari con agricoltori cremonesi per una canapa nostrana per un prodotto alimentare consentito utilizzando l’inflorescenza e inviandola all’estero, dove l’industria farmaceutica ricava il cbd (il cannabidiolo della cannabis legale, ndr) per scopi terapeutici. La parte fibrosa viene invece utilizzata dalla bioedilizia. Questo è un progetto pilota non solo unico a Cremona, ma tra i primi in Italia, tanto che vogliamo aprire un consorzio». 
Quindi anche nella ipotesi peggiore andrete avanti. «Questo progetto proseguirà comunque al 100%, quanto al fiore vedremo, ma certo hanno bloccato un mercato in espansione mettendo a rischio parecchi posti di lavoro. Pensi che la nostra azienda ha investito quasi 500mila euro in macchinari costosi, che in caso di stop alla produzione non saprei a chi rivendere. Credo che serva premiare chi lavora comportandosi in modo corretto». 



Commenti

  1. Ho letto il tuo blog su base giornaliera. Questo post è davvero fantastico e informativo. Grazie per la condivisione.
    negozio di fiori di cannabis

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