intervista a LAURA MARIA SECCHI • «Nel settore edile situazione positiva. La richiesta comincia a superare l’offerta»
Che misure occorrerebbero per dare risposta alle necessità delle aziende e delle famiglie? Quali investimenti sarebbero necessari?
«Ciò che opprime famiglie e imprese è certamente il carico fiscale. Esistono però per le famiglie, una serie di agevolazioni che comprendono misure strettamente legate al nucleo familiare ed altre che possono essere intese come “agevolazioni familiari (es. agevolazioni fiscali ristrutturazioni edilizie e risparmio energetico). Sono complicate nella loro applicazione in dichiarazione redditi, andrebbero quindi semplificate ed ampliate consentendo di dedurre più costi. Riguardo alle imprese, il “Decreto Dignità” del settembre 2018 è stato varato a tutela di lavoratori e imprese per contrastare il fenomeno del precariato salvaguardando i livelli occupazionali. I dati dell’Inps della scorsa settimana evidenziano che sono stati attivati 5000 contratti di assunzione in più e maggiori sono quelli a lungo termine. Vi sono anche una serie di incentivi per i datori di lavoro che assumeranno nel 2019 e 2020 lavoratori con meno di 35 anni (50% dei contributi previdenziali). Altra questione sono le delocalizzazioni di aziende, che avvengono soprattutto quando l’impresa italiana viene acquisita da società estere che investono su attività e manodopera, ma che a causa di un costo del lavoro troppo elevato e di una burocrazia eccessiva, spostano successivamente le imprese in paesi con condizioni fiscali e tributarie migliori e dove ricevono incentivi per costruire nuovi stabilimenti».
Quale aiuto può dare la ripresa globale a livello europeo e quali invece possono essere i possibili freni dettati dai vin- coli dell'Europa?
«L’Europa ci impone di rispettare determinati parametri di bilancio e di ridurre il debito pubblico. Un’analisi sintetica, ma questa è la realtà. Nel decennio trascorso è stato aiutato, ed in taluni casi “salvato”, il sistema bancario, ma non sono state sostenute le famiglie e le imprese. Nel nostro settore, gli ultimi dieci anni sono stati certamente i più difficili: una crisi profondissima ha colpito l’edilizia costringendo molte imprese a cessare le loro attività. La chiusura di una impresa è un danno perché crea un problema sociale: i lavoratori senza occupazione non riescono più ad ottemperare ai loro impegni economici e stentano a sostenere le proprie famiglie. Il potere di acquisto è ridotto; le imprese scontano una burocrazia troppa pesante; il patrimonio immobiliare ha subito una svalutazione consistente anche a causa della “tassazione patrimoniale” sulle case che è la più alta in Europa; le banche non sostengono più le aziende. La situazione va sbloccata velocemente, diminuendo la tassazione ed incentivando le imprese a rimanere in Italia con le loro attività; investendo sulle infrastrutture, sulla viabilità su rotaia e migliorando i collegamenti con le città metropolitane; sbloccando finanziamenti di opere pubbliche importanti: rifacimento ponti; interventi di sistemazione idrogeologica del territorio; interventi di consolidamento e ristrutturazione delle scuole. Non è sufficiente per il territorio progettare e costruire solo qualche pista ciclabile.....servono infrastrutture adeguate per merci e persone che ci colleghino velocemente all’Europa riducendo tempi e costi fissi. Come ANCE abbiamo attivato una campagna nazionale contro il degrado e per lo sblocco dei cantieri.
Una azione concreta e particolarmente urgente da chiedere al Governo?
«Finanziare adeguatamente le opere pubbliche; far riprendere i cantieri dando priorità alle opere più urgenti ed a un programma di interventi di manutenzione. Non aumentare l’IVA e ridurre la tassazione sulle imprese e sul loro patrimonio immobiliare invenduto; attivare un programma di recupero ed investimento sulle aree dismesse».
La disoccupazione è in calo, possiamo sperare che al rientro delle vacanze questo trend possa continuare, oppure secondo lei è un fuoco di paglia?
«Per il settore edile la situazione è positiva. L’attività è ripresa in tutti i territori anche se non con la stessa velocità. Il personale è quasi interamente occupato. La difficoltà ora è il ricambio generazionale degli operai e dei tecnici di cantiere. La crisi ha allontanato molte figure professionali ed ora ricerchiamo muratori preparati ed asfaltisti, ma riscontriamo una certa difficoltà. Cerchiamo di sopperire formando giovani lavoratori edili con il nostro Ente di formazione professionale, anche inserendo ragazzi extracomunitari che seriamente desiderano intraprendere un lavoro. Gli stage nelle imprese aiutano, ma non è sufficiente. La richiesta inizia a superare l’offerta. Medesima situazione per le figure tecniche di cantiere: molti tecnici andati in pensione e pochi quelli che si approcciano a questo lavoro. Il trend è positivo per numero di cantieri aperti, i dati riscontrati dai nostri Enti Paritetici sono positivi».
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