Spiagge depredate, centinaia di kg di sabbia e conchiglie rubati dai lidi della Sardegna. I residenti protestano: "numero chiuso per preservare il patrimonio"
Enrico Galletti
Quintali di sabbia, conchiglie e sassi presi e infilati in borse, zaini e contenitori nel tentativo di farla franca. Le spiagge della Sardegna depredate sono solo gli ultimi testimoni dell’altra faccia dell’estate, quella dell’inciviltà. Ne sanno qualcosa i residenti dell’isola, che dopo gli ultimi furti chiedono che sia fatto qualcosa per arginare gli incivili. Propongono il numero chiuso nelle spiagge, qualcuno le “ganasce fiscali” ai turisti stranieri, che quando rientrano a casa dopo le vacanze in Italia schivano a piè pari il pagamento delle sanzioni. Multe che restano l’unica arma per provare a lanciare un segnale
chiaro, che a volte non sembra andare nel verso giusto. Lo assicurano gli assidui frequentatori delle spiagge di Villasimius, Chia, Costa Rei, Teulada, Piscinas, Is Arutas, Muravera, Geremeas e Porto Pino. Lo giura nonna Pina (che con le tagliatelle non c’entra nulla, ma forse con i malloreddus - la tipica pasta sarda - sì) che si è messa col pugno di ferro a fare la guerra agli incivili nella “sua” area protetta del Sinis. Senza divisa né stellette, nella spiaggia in cui andava fin da bambina è diventata per tutti la nonna-sceriffo: vigila il comportamento dei turisti e guai a farsi cogliere sul fatto, a imbottigliare sabbia da portarsi via. Ce ne fossero, di nonne Pina. Avrebbero potuto fermare gli incivili che hanno sottratto a Is Arutas duecento chili di granelli di quarzo che, recuperati, ora verranno restituiti alla collettività. È l’estate dei cafoni, dunque. Quella cui deve aver aderito, con una carta fedeltà “premium”, anche l’italiano di 38 anni che qualche giorno fa è entrato nella Fontana di Trevi in maschera, con un cartello attaccato al collo e il megafono per fare eco al suo gesto da show. È stato bloccato da una pattuglia dei vigili urbani e ha ricevuto, come ricordo della Capitale, una bella ordinanza di daspo e 650 euro di multa. Show finito. Oltre ad essere impossibile, tentare di simulare Anita Ekberg nel celebre film La dolce vita può anche costare caro. Senza allontanarsi dalla Capitale, quella di quest’anno è anche l’estate dei vigili in tenuta anti-siesta, con il fischietto pronto a redarguire chiunque si sia azzardato ad accomodarsi sugli scalini di Trinità dei Monti, in Piazza di Spagna. Così parlò il sindaco, Virginia Raggi. E poi, sempre in termini di inciviltà, c’è il capitolo dell’inquinamento. “Per quest’anno non cambiare: stessa spiaggia stesso mare, e magari non la inquinare”, recita uno slogan ironico apparso sui social, dove è pioggia di foto che ritraggono spiagge-discarica con i rifiuti abbandonati, le sigarette sotterrate sotto la sabbia e i noccioli delle pesche lanciati in mare. E dire che è l’anno in cui alla radio dei chioschi dei litorali suona il brano di Dolcenera che invita l’umanità ad amare il mare. L’estate cafona si carica sulle spalle anche il triste record, registrato in alcune regioni, dell’abbandono degli animali. E’ corso ai ripari il Codacons, che ha scritto – forse anche a futura memoria – il decalogo per la vacanza intelligente. Un dettaglio. Al momento, senza voler essere pungenti, del documento non è prevista una versione in lingua straniera. Se ne dispiaceranno i due coniugi francesi che pochi giorni fa a Cagliari, all’imbarco del traghetto per Tolone, sono stati fermati dalla Guardia di Finanza per un ordinario controllo dei bagagli. Nel baule del suv avevano 40 chili della bellissima sabbia bianca di Chia stipati in quattordici bottiglie di plastica. Si sono giustificati spiegando agli agenti di non voler commettere un illecito, ma di ardire “solo” di tornare in Francia con un (bel) ricordo della Sardegna. Altro che culurgiones e pane carasau, dilettanti...
Commenti
Posta un commento