Montini:«Incertezza sulla crisi, ma credo si vada verso il voto»

POLITICA • Intervista all’ex senatore Dc e segretario di Andreotti, oggi fuori dai giochi. «Nessuno più persegue il bene comune» 


Vanni Raineri
Non è certo facile districarsi nella situazione politica odierna cercando di capire quale potrebbe essere l’evoluzione della crisi di governo. Per chiarirci le idee abbiamo deciso di non contattare personaggi politici di parte, che ovviamente offrirebbero una visione parziale della situazione. Abbiamo chiesto la consulenza di un ex senatore ormai da tempo staccato dalla attuale scena politica: Walter Montini, che nel 1992 fu eletto giovanissimo (aveva 40 anni, poco oltre la soglia minima) al Senato nelle file della Democrazia Cristiana. La sua esperienza parlamentare durò due anni, fino all’opera “devastatrice” del pool di Mani Pulite. Montini poi è stato segretario di Giulio Andreotti (era uno dei pochi a dargli del tu), quindi di Walter Veltroni prima di tornare a Cremona nel gabinetto del sindaco Oreste Perri. Centro, sinistra, destra: Montini ha affiancato personaggi politici di diversa estrazione, pur restando ovviamente legato alla sua formazione democristiana. Dall’alto dell’esperienza accumulata in tanti incarichi ricoperti, ci dà un’idea dei possibili sviluppi della crisi odierna? 
«Ci potranno essere impennate e frenate, situazioni di vario genere, ma non sono certo che alla fine si riuscirà a formare un governo. Penso piuttosto che si andrà al voto anticipato attraverso un governo provvisorio chiamato a gestire l’ordinaria amministrazione. Anche osservando la faccia del presidente Mattarella al termine del primo giro di consultazioni mi sono fatto l’idea di una situazione tutt’altro che tranquilla: le posizioni di Pd e M5S sono distanti». 

Quasi tutti gli osservatori hanno letto il discorso di Di Maio come rivolto al Pd. Non le è sembrato aperto a diverse soluzioni, Lega compresa? 
«Non credo. Il Movimento ha principi fermi come la riduzione del numero di parlamentari e altri, ma siamo obbligati a trovare una soluzione in fretta. Anche se si andasse un mese fuori bilancio credo non accadrebbe nulla di irreparabile, insomma se si votasse in novembre non sarebbe un dramma, ma il marasma è dovuto al fatto che tanti nodi vengono al pettine contemporaneamente: la nomina del commissario europeo, le norme di bilancio, la legge di stabilità, l’aggiornamento del documento di economia e finanza. Tutto ciò potrebbe provocare un’accelerazione per la costituzione di un governo quale che sia, ma chi si vorrà prendere la responsabilità? Se anche si arrivasse a un governo tecnico sul modello di Monti, chi vorrà appoggiarlo presentandosi poi davanti agli elettori?». 

Mattarella è parso conoscere bene la gravità della situazione.
«Certo che lo è. A meno che M5S e Pd trovino 3-4 argomenti sui ci sono d’accordo, partono da posizioni molto distanti su tanti argomenti, da quota 100 al reddito di cittadinanza, dal numero di parlamentari e tanto altro. Per questo credo che alla fine si andrà verso le elezioni velocemente, ma la realtà è che servirebbe la sfera di cristallo». 

Questa crisi le ricorsa situazioni simili del passato?
«Queste cose accadevano spesso anche ai tempi di Fanfani e Andreotti, quando si faceva un governo balneare che durava 2-3 mesi poi si discuteva e ci si accordava, ma allora c’era in giro più sale in zucca. Il problema nella crisi di oggi è un’assenza di cultura politica imbarazzante. Dopo aver sentito il discorso di Conte in Senato e qualche replica ho deciso di spegnere la tv: capisco di essere un preistorico, ma Pannella, Andreotti, Scalfaro, Fanfani, Forlani, erano ben altra cosa. Conte ha insultato il suo vice per 20 minuti dicendo che è un incapace e molto altro. In un’aula parlamentare! Capirei a una festa dell’Unità o in un talk show... Poteva anche avere ragione, e per me l’aveva, ma non era quello il luogo adatto. Quelli sono i primi rudimenti della politica, ma dove è stato negli scorsi 14 mesi? Detto questo sinceramente credo che ora possa accadere di tutto». 

Abbiamo scarsa memoria, Spesso gli stessi politici se sono all'opposizione chiedono di tornare a dar voce al popolo se sono al governo difendono il mandato del Parlamento. Un gioco delle parti di cui nemmeno ci accorgiamo. 
«Ritorno al punto precedente: c’è scarsa cultura politica, anche da parte della gente che oggi è pronta a fare le barricate per arrivare all’accordo poi magari tra un mese voterà Salvini se l’economia andrà male o vedrà migranti in arrivo. Oggi si pensa con la pancia». 

E il voto è liquido, altro che ai suoi tempi quando una crescita dello 0,2% veniva festeggiata a champagne. Ma mi spieghi una cosa: secondo lei perché noi italiani ogni volta che il Parlamento è in scadenza si fa una nuova legge elettorale in base alle proprie esigenze? 
«Perché si insegue sempre l’interesse personale e non il bene comune: nessuno agisce in prospettiva. De Gasperi sosteneva che il politico deve pensare al domani: se anche sei prigioniero della legge elettorale deve guidarti la visione complessiva della società. Oggi di queste parole si riempiono la bocca, ma nel concreto agiscono ben diversamente».



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