Pizzetti: «Speriamo il tonno sia di buona qualità»


POLITICA • Intervista all’ex sottosegretario Pd sull’accordo di governo col M5S. «Volevo il voto, prima delle performance di Salvini»

Luciano Pizzetti

VANNI RAINERI 
Cremona negli ultimi due governi ha avuto due esponenti di spicco: prima Luciano Pizzetti sottosegretario alla presidenza del Consiglio, poi Danilo Toninelli ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel mezzo, Carlo Cottarelli incaricato da Mattarella prima che si giungesse all’accordo Lega-M5S. Tre cremonesi che oggi sono in qualche modo coinvolti nel nuovo governo in bozza Pd-5 Stelle: i primi due rimangono esponenti di spicco dei due schieramenti alleati, il terzo ha espressamente dato l’appoggio alla nuova coalizione, tanto che il suo nome è tra quelli indicati per il dicastero dell’Economia. L’incarico resta improbabile, così come la conferma di Toninelli. 
A Pizzetti chiediamo subito (con poche speranze di ricevere risposta) se si profila il suo rientro in un ruolo importante nel nuovo governo Conte. 
«Questo non lo so dire, ma non sono interessato: questa opzione è lontana da me anche perché, seppure sia d’accordo con l’operazione politica, questa ha una chance di realizzarsi solo se la compagine ministeriale è davvero di svolta, in grado di produrre un accordo programmatico che superi la logica contrattualistica del dare e dell’avere. In caso contrario resta solo l’ambizione». 

Un accordo di questo tipo necessita di una fiducia reciproca che è difficile immaginare si raggiunga in pochi giorni tra due forze sino ad oggi così conflittuali. 
«La fiducia la costruisci sulla base delle priorità che ti dai, nella dinamica del lavoro da fare per il Paese. Questo valeva anche per il rapporto tra Lega e 5 Stelle». 

Però il loro accordo era scritto su un contratto. 
«Mi auguro che ciò non avvenga nel nostro caso, avrei una seria difficoltà ad agire in una logica scambista. Serve un governo strategico, che riporti l’Italia nell’alveo delle alleanze occidentali e non oltre la vecchia cortina, in grado di fare riforme senza autoritarismi. Su questa base serve una sintonia di fondo, sennò l’unica finalità dell’alleanza diventa quella di salvaguardia dei conti. Io sono sempre stato dell’idea che a crisi aperta si dovesse andare al voto, ma le performance di Salvini mi hanno reso propenso a imboccare questa via per evitare rischi al sistema repubblicano. Il mio voto di fiducia però arriverà solo dopo aver valutato la squadra di governo e il documento programmatico che verrà inviato alle Camere, dove non ci dovranno essere logiche antiche e improduttive. Occorre che il tonno che c’è nella scatoletta sia di buona qualità». 

Intanto grazie per aver suggerito il titolo. Efficace però il video della Meloni sul M5S che vuole aprire il Parlamento come una scatola di tonno poi diventa il tonno chiuso ermeticamente nella stessa scatoletta... 
«Sì, però rivendico la primogenitura della battuta, che ho usato due settimane fa». 

Ok, concesso. Parliamo allora di programmi. Lei è stato protagonista della riforma costituzionale che ha dato il via libera alle autonomie differenziate del 2001. Di Maio ha messo l’argomento tra i 10 punti focali, ma crede che senza la Lega si possa arrivare alla firma con le Regioni? E non crede sia un pericolo un governo che vede praticamente tutti gli eletti nei collegi uninominali del nord all’opposizione? 
«Il tradimento l’ha fatto Salvini, che si era alleato con Fratelli d’Italia, che poi ha mollato al suo destino per allearsi coi 5 Stelle. Il tema dell’autonomia è un tema vero e deve essere seriamente affrontato, come dimostra il mio impegno a Roma e in Regione. Si deve procedere ma tenendo unite le caratteristiche fondamentali del Paese. Ad esempio tra le richieste della Lombardia c’è l’assunzione diretta degli insegnanti, ed è assurdo, significa rompere le dinamiche dell’Istruzione». 

Il problema dei docenti assunti al nord che subito chiedono il trasferimento, insomma, si può risolvere in altra maniera. 
«Certamente, così come va bene ridurre i parlamentari ma assieme serve una legge elettorale proporzionale per ovviare al calo numerico». 

Quello della legge parlamentare che viene modificata da ogni Parlamento prima della scadenza resta però una brutta abitudine italica. Non trova? 
«Però la legge oggi ha un impianto maggioritario che viene amplificato dalla riduzione dei collegi che
esclude la rappresentanza delle minoranze. Se si arrivasse a una sola Camera come da noi proposto ok, ma così si ridurrebbe la rappresentanza». 

Pd e M5S potrebbero allearsi alle Regionali creando un nuovo bipolarismo? 
«Ora serve un’alleanza politica di tipo strategico, estenderla alle Regionali mi pare prematuro, anche se non escludo possa avvenire qualora partisse lo schema nazionale. Importante è anche lavorare per una maggioranza che elegga il Presidente della Repubblica nel 2022». 

Per chiudere, non teme che il già vasto consenso di Salvini possa accrescere già alla prima nave che attraccherà a Lampedusa? 
«La sua gestione degli ingressi è stata un fallimento totale, poi è anche colpa nostra che non sappiamo chiarire quanto fatto, aggiungendo anche stupidaggini, come quella di salire e scendere dalla Sea Watch mentre serviva chiamare in causa l’Europa. E poi Salvini quali rimpatri ha fatto? Dunque, serve che l’Europa si faccia carico del tema, poi è giusto salvare le persone ma mica si possono accogliere tutti, quindi servono accordi con gli stati di provenienza, ma per questo serve un governo che sia in grado di costruire alleanze».

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