Arvedi e la lettera di addio a Trieste

ACCIAIERIA • «La vicenda Servola è stata un’esperienza amara e sofferta» 



Ha definito “Amara e sofferta” l’esperienza alla Ferriera di Servola. Parola del Cavalier Giovanni Arvedi, fondatore e presidente del gruppo siderurgico con sede a Cremona, che quattro anni fa aveva rilevato lo stabilimento triestino. Ora l’addio ufficiale alla città: una notizia che ha fatto il giro della stampa, occupando anche le colonne di quotidiani nazionali. 
L’addio è stato affidato ad una lettera, pubblicata poi sulla pagina Facebook di “Siderurgica Triestina”. «Rispondo alle annose, scoraggianti, tendenziose, distorte informazioni che sono state diffuse - esordisce Arvedi nella sua lettera - e prendo atto delle decisioni assunte a carico della ferriera e del nostro onesto lavoro a seguito delle volontà espresse dalle istituzioni. La produzione dell’area a caldo della Ferriera per quanto ci riguarda dovrà fermarsi nel più breve tempo possibile». 
Per Arvedi la vicenda di Servola costituisce «un’esperienza amara, unica, molto sofferta, mai vissuta prima, malgrado i molteplici impegni assunti in sessant’anni di lavoro del nostro paese». Poi lo sguardo al passato, al lavoro svolto. «Siamo orgogliosi di poter restituire al nostro paese e alla città di Trieste un sito SIN, totalmente inquinato, ora totalmente risanato – si legge –, e di 
avere gestito, con i nostri bravi tecnici ed operai, il processo di adeguamento e ammodernamento tecnico strutturale, che in virtù dei nostri significativi investimenti, ora consente di produrre rispettando tutti i valori e parametri fissati dall’AIA, costantemente, frequentemente giustamente controllati dagli enti preposti».
«Prendo atto delle decisioni delle istituzioni regionali e locali e confido in proposte di soluzione corretta, che tengano conto della situazione reale», ha detto Arvedi, assicurando che nei quattro anni trascorsi da quell’impegno con lo stabilimento triestino «come imprenditore cristiano, mi sono assunto, su invito e richiesta del governo, l'impegno e il dovere di ridare vita alla Ferriera. È stato sottoscritto un accordo di programma con la Regione, gli enti locali e il sindacato, da noi totalmente rispettato e attuato, come recente-mente riconosciuto con atto formale dalla regione Friuli Venezia Giulia. Per un cristiano, inquinare è un crimine verso la natura, verso noi stessi è un peccato verso Dio, nostro signore. Dobbiamo avere il coraggio di vivere nella verità, che è una grandezza assoluta».
Poi la conclusione. «Ringrazio - ha scritto Giovanni Arvedi - tutti coloro che, a vario titolo negli anni, hanno creduto nel nostro impegno nel nostro lavoro ed auguro a Servola ed a Trieste ogni bene. Sono certo che mio nipote Mario chiuderà questa triste vicenda nel segno dell’onestà, correttezza e professionalità». 
Breve commento di Siderurgica Triestina, che pubblicando la nota sui social ha spiegato: «La città e le istituzioni non hanno compreso, né apprezzato, l’enorme sforzo compiuto per bonificare un sito da decenni inquinato». Il presidente del Gruppo Arvedi, quattro anni fa, rilevando lo stabilimento triestino aveva di fatto salvato dal licenziamento certo oltre 400 addetti, cresciuti poi fino a 600.

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