LA STORIA • Nel borsello centinaia di euro, il proprietario si è fatto vivo: erano i soldi di una fondazione sarda

LA STORIA • Nel borsello centinaia di euro, il proprietario si è fatto vivo: erano i soldi di una fondazione sarda


ENRICO GALLETTI
A scuola, in terza liceo all’Anguissola di Cremona, quella mattina avevano parlato di sicurezza, di forze dell’ordine, di come i cittadini possano mettere forze ed energie nel sogno di una città più sicura. Ci sono lezioni che dalla pratica passano alla vita. E Dejan Frittoli, che a sedici anni, come è giusto che sia, ha in mente lo svago, il divertimento e gli amici, lo sa bene. Quel tragitto, che da scuola porta alla stazione dei pullman, lo avrà percorso centinaia di volte. La settimana scorsa aveva appena salutato un’amica quando per terra, sull’asfalto accanto a un’auto, ha trovato un portafoglio. Si è piegato e l’ha raccolto, l’ha girato e rigirato. L’ha aperto, cercando un documento di identità ed è stato impossibile non accorgersi che al suo interno ci fossero diverse centinaia di euro. «A quel punto – racconta lui – non ho avuto dubbi. Il pullman sarebbe partito dopo alcuni minuti, e in ogni caso, se anche l’avessi perso, ce ne sarebbero stati altri pronti ad accompagnarmi verso casa a Castelleone. Mi sono precipitato al posto di polizia ferroviaria e ho consegnato il portafoglio». Alla vista di un ragazzo così giovane gli agenti hanno ascoltato il suo racconto. Lui ha detto solo che era lì per restituire ciò che aveva trovato, sottolineando quanto «la persona che aveva smarrito il portafoglio sarà stata in pensiero». Dejan, una volta fuori dal comando ha preso il cellulare e ha chiamato casa. «Ho avvertito i miei genitori, mia sorella Alessia, la mia famiglia, in un certo senso volevo sentirmi dire di aver fatto la cosa giusta». I suoi genitori erano al lavoro. Fanno entrambi gli operai a Cremona, mamma Mascia lavora alla Wonder, il padre, Ilich, all’acciaieria Arvedi. Non sono milionari, eppure durante quella telefonata, sentendo il racconto di quel gesto, hanno provato l’orgoglio che si deve a un figlio cresciuto bene. Qualche giorno dopo la polizia ferroviaria ha ricevuto la visita di un uomo, un membro della Fondazione Maria Carta di Sassari. Lui e una delegazione erano reduci da un viaggio a Cremona, dove a palazzo Cittanova è andata in scena la diciassettesima edizione del premio intitolato alla cantautrice che dà il nome all’associazione. Nel raggiungere la stazione dei treni per rientrare a casa, uno di loro ha perso il portafoglio che conteneva il denaro per portare quella “missione” in città. Il lieto fine è stato degno di una fiaba: gli agenti gli hanno comunicato che il suo portafoglio colmo di denaro era lì, al comando, e che a portarlo, qualche giorno prima, era stato un ragazzo di sedici anni. «Proprio qualche settimana fa – racconta Dejan – il portafoglio l’hanno rubato a me, e so cosa si prova, come ci si sente. Ma la logica “occhio per occhio, dente per dente” non ti porta da nessuna parte. Conviene aiutare». Nelle scorse ore a mamma Mascia è squillato il telefono. Era un messaggio di quel 50enne che ha perso e ritrovato il portafoglio grazie al gesto del sedicenne, e che tramite i social si è messo alla ricerca dell’autore della famiglia del ragazzo. «Dicono che si sono commossi, che quei soldi che ho trovato e restituito servivano per tenere vivo il ricordo di una persona scomparsa. E che mi verranno a trovare la prossima settimana per stringermi la mano». Intanto, sulle colonne della Nuova Sardegna, a Dejan è arrivato un ringraziamento speciale dall’associazione «a nome di tutta l’isola». Per lui quel gesto resta un atto semplice, quasi scontato. «Mi piace pensare che tutti avrebbero fatto così», racconta con la spontaneità da ragazzo di terza liceo. Il tono è quello che, messo a segno quel gesto “da grandi”, gli aveva fatto telefonare alla mamma. «Mi ha risposto che ho fatto la cosa giusta. Me l’ha insegnato lei a comportarmi così», ci aveva raccontato a inizio chiamata. Poi gli diciamo che sui social parlano di lui, del portafoglio, di quel bel capitolo di generosità. Allora si ricompone, si schiarisce la voce per non farsi tradire dai suoi anni. «Sono uno scout - dice -, non potevo fare brutta figura».

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