Arvedi, inizia una nuova era


ACCIAIERIA • Momento di svolta per l’azienda cremonese, nel cda entrano Costamagna, Mangiagalli e Mapelli

 
VANNI RAINERI
E’ un momento importante nella storia della princi- pale azienda cremonese. Giovanni Arvedi, fondatore del Gruppo omonimo (nel 1963), ha deciso di passare la gestione operativa al management, mentre nel cda di Finarvedi Spa entrano tre consi- glieri indipendenti. Ad affiancare i 4 membri Giovanni Arvedi (presidente), Mario Caldonazzo (ceo), Massimo Poli (chief financial officer) e Fabio Baldrighi (responsabile commerciale), entrano come figure professionali esterne tre nomi di spicco nell’economia nazionale: Claudio Costamagna, ex Presidente di Cassa Depo- siti e Prestiti chiamato a seguire in particolare le operazioni di M&A e di fi- nanza straordinaria, Mar- co Mangiagalli, ex top manager dell’Eni e consigliere di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, che fornirà il suo apporto in tema di finanza strutturata e Carlo Mapelli, professore di siderurgia al Politecnico di Milano che garantirà know how e supporto in materie tecniche e tecnologiche. Il passaggio generazionale si completa col rafforzamento delle deleghe a Mario Caldonazzo, nipote di Arvedi, che ha commentato: «È un importante cambia- mento nella continuità e senza scosse per le persone e l’organizzazione. Il passaggio di consegne avverrà gradualmente e nei modi adeguati. Lavoro in azienda da oltre 20 anni, a fianco di altri manager molto validi e del Presidente Arvedi che ringrazio per l’ulteriore fiducia che ha riposto in me e nella mia professionalità. Sono convinto che con il suo appoggio l’adozione della nuova governance sarà un processo positivo per la nostra azienda». Il Gruppo Arvedi rappresenta una delle più significative realtà siderurgiche a livello europeo. Fondato nel 1963 dal Cavaliere del Lavoro Giovanni Arvedi, il Gruppo è attivo nella produzione di coils laminati a caldo decapati, zincati e verniciati oltre a laminati a freddo, di tubi di acciaio al carbonio e inossidabile, di rilaminati inossidabili di precisione e nel commercio di prodotti siderurgici. Grazie a una precisa strategia di gruppo orientata all’innovazione tutte le aziende del Gruppo (che contano in totale di circa 3.570 dipendenti) utilizzano le tecnologie più avanzate e operano nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente. La tecnologia originale Arvedi è brevettata in tutto il mondo sotto il nome di ISP ed ESP. Finarvedi Spa è la società holding del Gruppo Arvedi. Il passaggio generazionale, come recita il comunicato stampa dell’azienda, avviene dunque nel segno della conti- nuità. Quanto alla proprietà, oltre che da Arvedi e Caldonazzo rimane rappresentata dagli altri nipoti Maurizio Calcinoni (responsabile dell’export) e Luigi Vinci (direttore finanziario). Sul delicato passaggio si è occupato ampiamente Corriere Economia, che ha intervistato sul numero di martedì Arvedi e Caldonazzo dedicando loro la copertina del magazine. Interessante il passaggio finale, con Caldonazzo che risponde alla domanda della giornalista Paola Pica sull’ipotesi dell’apertura del capitale dicendo di non escluderla, come nemmeno lo zio. Che si tratti di un approdo in Borsa o dell’ingresso di fondi di investimento si vedrà. Sempre martedì una pubblicità di un’intera pagina del Gruppo Arvedi è stata pubblicata dal Corriere della Sera. Questo 2019 è stato importante per Arvedi anche per quanto accaduto a Trieste, con la decisione sofferta di chiudere dopo 5 anni l’area a caldo dell’acciaieria: una decisione annunciata a seguito delle continue pressioni dei cittadini e della politica di tipo ambientale. L’azienda ha ottemperato a tutti gli impegni presi all’atto dell’acquisizione della Ferriera di Trieste, ma i comitati ambientalisti hanno osteggiato l’impianto continuamente, e a nulla sono valse le rassicurazioni dell’azienda e i dati positivi delle emissioni certificate dall’Arpa. Il sindaco Dipiazza ha dichiarato che un impianto di quel genere non poteva stare in mezzo alla città, e anche il nuovo presidente della Regione Friuli Fedriga si era impegnato già in campagna elettorale a far chiudere l’area a caldo della Ferriera. Pesanti si erano rivelate anche le inchieste di Nadia Toffa delle Iene. E così alla fine Arvedi non ha potuto fare altro che ordinare lo stop, sia pur senza nascondere la profonda amarezza.

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