Paolo Voltini: «I dazi affossano il record Made in Italy negli Stati Uniti

ECONOMIA • Dopo il patto del parmigiano al Villaggio Coldiretti di Bologna, il presidente lombardo analizza il momento delicato 


VANNI RAINERI 
«Siamo in presenza di un ostacolo che rischia di frenare pesantemente la crescita del Made in Italy sul mercato statunitense L’arrivo dei dazi affossa il record storico realizzato dal nostro alimentare in Usa, dove si è realizzato un balzo del +8,3% nelle esportazioni nei primi otto mesi del 2019». 
E’ quanto evidenzia Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Cremona e Lombardia, in riferimento al Verdetto del Wto, che ha autorizzato dazi Usa nei confronti dei Paesi Europei per un ammontare di 7,5 miliardi di dollari nell’ambito della disputa nel settore aereonautico che coinvolge l’americana Boeing e l’europea Airbus. 
«Saranno colpiti dai dazi Usa le esportazioni agroalimentari Made in Italy per un valore di circa mezzo miliardo di euro, con la presenza nella black list di prodotti come Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola e altri lattiero caseari, ma anche su salami, mortadelle, e altri prodotti. Una situazione che chiaramente preoccupa anche le produzioni cremonesi» prosegue Voltini. Il record del 2019 – evidenza Coldiretti Cremona – è stato in particolare spinto dai risultati eccezionali messi a segno in Usa dal settore lattiero caseario (+23%) e tra questo sono proprio il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano a pesare di più con un +26% nei primi sei mesi secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat. Anche il recente ammorbidimento delle misure (soprattutto riguardo vino, olio e prosciutto crudo) lascia invariato l’allarme in particolare sui formaggi. 
«Gli Stati Uniti - prosegue Voltini - sono il principale mercato di sbocco dei prodotti nazionali fuori dai confini comunitari ed i dazi imposti al nostro agroalimentare causeranno danni pesantissimi per i prodotti coinvolti, un vantaggio enorme per il falso Made in Italy prodotto negli Usa. Inoltre, c’è anche il rischio che si inneschi una spirale recessiva per il commercio estero del nostro Paese. E’ certamente positivo l’accoglimento da parte del Governo della nostra richiesta di attivare aiuti compensativi, per azzerare l’effetto dei dazi americani su alcuni prodotti agroalimentari Made in Italy. E’ importante intervenire subito con risorse adeguate per sostenere le imprese colpite dai dazi ed evitare la perdita di competitività sul mercato americano a vantaggio dei Paesi concorrenti. E’ anche necessario aprire subito la trattativa a livello comunitario e nazionale». 
Del tema “dazi Usa” – ma anche di clima, etichetta, qualità, accordi di libero scambio – si è diffusamente parlato in occasione del Villaggio Coldiretti, che nel fine settimana scorso ha raccolto oltre 600mila persone, in una superficie di 50mila metri quadrati a Bologna. Accanto al presidente nazionale Ettore Prandini e al segretario generale Vincenzo Gesmundo non sono mancate le personalità delle Istituzioni e del mondo politico, dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha sottoscritto con la Coldiretti il Patto del Parmigiano per un Green new deal, al Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, dal Ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova, al segretario della Lega Matteo Salvini. 
«Dal premier Conte abbiamo ricevuto importanti impegni, a partire dalla rassicurazione che non si interverrà sul gasolio agricolo per il quale era stato ipotizzato un aggravio delle accise. Un provvedimento che Coldiretti aveva duramente contestato – rimarca Voltini –. Un simile intervento non porterebbe alcun beneficio immediato in termini di utilizzo di energie alternative, ma determinerebbe solo aumenti dei costi, destinati a pesare sulla competitività dell'agroalimentare nazionale, costringendo semplicemente molti coltivatori e allevatori a chiudere la propria attività, peraltro con un devastante impatto ambientale. La settimana che ha visto la chiusura della petizione EatOriginal, per ottenere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta per tutti i cibi in tutta Europa (l’obiettivo è raggiungere un milione di firme), ha segnato un ulteriore passo avanti nel percorso per la trasparenza sugli alimenti, entrata della Nota di aggiornamento del Def approvata dal Governo con l’obiettivo di “rafforzare l’etichettatura d’origine dei prodotti attraverso un lavoro costante in sede europea e nazionale”. «Di fronte all’atteggiamento incerto e contraddittorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’etichetta per la carne fresca, ma non per quella trasformata in salumi, per la frutta fresca, ma non per i succhi, per il miele ma non per lo zucchero, l’Italia, che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie» sottolinea Voltini, nel precisare che «in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti».



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