violenza di genere, picco di nuovi casiiolenza di genere, picco di nuovi casi

ELENA GUERRESCHI: «per comprendere il fenomeno serve conteggiare i casi di intervento delle forze dell’ordine, e tutti quelli non denunciati» 


BENEDETTA FORNASARI 
La cronaca cremonese dell’ultimo mese è stata segnata da numerosi casi di violenza domestica, denunciati e resi noti sia dalle Forze dell’ordine sia dai media locali. Una scia di violenza fortemente preoccupante e che impone una riflessione. A tal proposito abbiamo contattato l’avvocato Elena Guerreschi, Presidente della Associazione Incontro Donne Antiviolenza Onlus AIDA che opera a Cremona dal 2001. 

Nel territorio cremonese, quanto è diffuso il fenomeno di violenza nei confronti
delle donne?
«L’associazione AIDA, Centro Antiviolenza di Cremona, si occupa di offrire aiuto alle donne vittime di molestie, abusi, maltrattamenti e violenze, sia in famiglia che nella società, nel capoluogo di provincia e nel restante territorio, ad eccezione dei centri di Crema e di Casalmaggiore che dispongono di un proprio centro antiviolenza. Nel 2018 l’Associazione ha accolto 86 donne, di cui 52 di nazionalità italiana e 34 di nazionalità straniera, che hanno subìto varie forme di violenza, fisica, psicologica ed economica, in forma alternativa o cumulativa. Di queste 86 donne, 7 hanno raccontato di aver subìto episodi di violenza sessuale. Fino al giugno 2019 abbiamo accolto 46 donne, di cui 32 di nazionalità italiana e 14 di nazionalità straniera. Per comprendere nel suo complesso il fenomeno di violenza territoriale bisogna conteggiare tutti i casi che hanno previsto l’intervento delle Forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria e tutti quelli non noti, perché non denunciati». 

Cos’è e di cosa si occupa la Rete territoriale per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere? «Si tratta di un Protocollo di rete, nato sul territorio cremonese nel 2013 e di cui fa parte anche AIDA, che riunisce vari soggetti pubblici e del privato sociale impegnati nel contrasto alla violenza femminile. Una sinergia che consente di agire in modo integrato nell’ottica della sensibilizzazione, della prevenzione e della educazione per promuovere e diffondere una vera e propria cultura antiviolenza. La Rete promuove anche progetti finalizzati a ottenere finanziamenti pubblici, principalmente da parte di Regione Lombardia. Nel 2015 AIDA ha beneficiato di fondi regionali per la ristrutturazione di un immobile, di proprietà della Associazione, destinato a casa rifugio ad indirizzo segreto. La casa ha aperto nel marzo 2018 e può ospitare fino a 8 persone (mamme e figli minori). La scorsa settimana la Rete si è riunita approvando il nuovo progetto ARCA – Accogliere in Rete e Contrastare la violenza nei confronti delle donne con l’Accoglienza - con capofila il Comune di Cremona e grazie al quale la Regione erogherà i fondi per il 2020-2021 per sostenere le attività di prevenzione e contrasto sul territorio e in particolare le attività dei tre centri antiviolenza presenti in provincia. Le risorse di ARCA contribuiscono a finanziare le nostre attività principali, ovvero l’attività di accoglienza e ascolto allo sportello, l’ascolto telefonico, i percorsi di sostegno psicologico, lo sportello di consulenza legale, le attività di sensibilizzazione e promozione, la formazione delle volontarie e altre attività». 

A livello giuridico, quali sono le principali novità introdotte dalla legge “codice rosso”? «Sicuramente l’introduzione di alcune nuove fattispecie di reato e in particolare il delitto di costrizione e induzione al matrimonio e il delitto di deformazione permanente dell’aspetto della persona mediante lesioni al viso, nonché il cosiddetto revenge porn, vale a dire il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti a scopo vendicativo e senza il consenso della persona ritratta. Viene previsto, inoltre, l’au- mento dei termini per la proposizione della querela per il reato di violenza sessuale, che passa da sei a dodici mesi. Questa forse è la novità più in linea con le aspettative dei centri antiviolenza, che ritengono fondamentale il rispetto dei tempi della donna per il buon esito del percorso di fuoriuscita dalla violenza. La legge prevede anche l’obbligo di assumere informazioni da parte della vittima entro tre giorni dalla acquisizione della notizia di reato. Soprattutto nei casi in cui la notizia non proviene dalla donna, ma da altri soggetti (ad esempio dalle Forze dell’Ordine), questo arco temporale può risultare un termine pericoloso o inutile. Pericoloso perché non è detto che la donna sia in sicurezza e inutile perché la donna, se non si sente pronta e protetta, potrebbe fornire informazioni parziali o addirittura potrebbe non fornirle. È necessario rispettare i tempi di rielaborazione del suo vissuto per poter ottenere un racconto utile all’indagine e quindi utile alla donna. Inoltre, lo scopo di velocizzare in questo modo l’iter giudiziario non è assolutamente garantito, in quanto risulta più rapido l’inizio dell’indagine, ma rimane invariato il prosieguo e tutti gli altri tempi del processo, che normalmente sono piuttosto lunghi». 

Tanti casi attorno a Cremona in sole tre settimane 

E’ davvero preoccupante la scia di episodi che nella nostra provincia si sono verificati negli ultimi tempi riguardo le violenze domestiche, che in gran parte vedono uomini protagonisti e donne vittime. Prendiamo in considerazione solo gli interventi dei Carabinieri di Cremona in un lasso di tempo ridotto e nella zona di loro competenza (tutti i casi sono a pochi km dal capoluogo), attraverso i report che dalla caserma illustrano i vari interventi. Abbiamo selezionato solo quelli che vanno dal 6 al 29 settembre scorsi, poco più di tre settimane, che già bastano per evidenziare una situazione grave. 
La data di fianco alla località si riferisce a quella del report, ovviamente di poco successiva all’evento. 

SORESINA (6 settembre) Denunciato un operaio di 54 anni per maltrattamenti ai danni della moglie 55enne. La donna era stata colpita al volto con un pugno e condotta al Pronto Soccorso di Crema, dove si evidenziavano un ematoma all’occhio e una contusione allo zigomo. Il motivo degli maltrattamenti? La gelosia. Emerge che i maltrattamenti hanno avuto inizio nel 1985 e spesso sono avvenuti alla presenza dei due figli. 

PIZZIGHETTONE (6 settembre) Un imprenditore di 39 anni viene denunciato dalla moglie di 38 per maltrattamenti fisici e psicologici a partire dal marzo 2018. Minacce e violenza, con percosse in varie parti del corpo. Il motivo? Le rimostranze della donna a fronte dei ripetuti tradimenti del marito. 

CREMONA (7 settembre) Un 20enne disoccupato se la prende con la madre convivente. E’ la donna che denuncia il figlio che da 4 anni in modo sistematico le chiede somme di denaro per le proprie esigenze. Inutile dire che quando la richiesta non è esaudita partono insulti, minacce e violenze fisiche. All’uomo viene ordinato di allontanarsi dalla residenza e non avvicinarsi alla madre, evitando anche i suoi luoghi abituali. 

SORESINA (10 settembre) Un imprenditore di 37 anni viene denunciato e gli viene ordinato l’allontanamento dalla casa coniugale e il divieto di avvicinarsi sia alla casa che alla ex moglie. L’uomo si era presentato alla casa in cui la ex moglie vive con la loro figlia di 3 anni e in una scena di gelosia la ingiuria, la minaccia e la riempie di pugni e schiaffi, poi le ruba telefono cellulare e carte di credito prima di andarsene. In seguito la segue ingiuriandola per strada, la costringe a farlo risalire in casa con la scusa di restituirle il maltolto riempiendola ancora di schiaffi, e si ripete tempo dopo costringendola a fuggire: verrà curata al Pronto Soccorso di Cremona, prima di tornare a casa trovandola a soqquadro. 

PIZZIGHETTONE (13 settembre) 
Un pensionato di 65 anni finisce in carcere. Era già stato condannato agli arresti domiciliari, ma non era bastato per porre fine agli atti persecutori nei confronti della ex convivente, una impiegata di 50 anni. Sfruttando alcune autorizzazioni, l’uomo aveva fatto in modo di “incrociare” la donna (parecchi i casi evidenziati) continuando a offenderla. La precedente condanna era giustificata da insulti e violenze fisiche ai danni della donna: non aveva mai accettato la sua decisione di interrompere il rapporto. 

SORESINA (14 settembre) Qui si parla di minori, si sfocia nel bullismo ma è evidente la prevaricazione di genere. Uno studente di di 17 anni estrae un coltello obbligando una ragazza di 15 anni a seguirlo presso un suo amico, che se ne era innamorato ma non aveva il coraggio di dirglielo. Solo dopo la dichiarazione la ragazza viene liberata dalla minaccia del coltello. 

CREMONA (17 settembre) Un 39enne romeno, ubriaco, si avvicina a una ragazza di 21 anni alzandole la gonna e palpeggiandone il fondoschiena. Le urla della ragazza fanno accorrere alcune persone che allontanano l’uomo. 

CREMONA (17 settembre) Un pizzaiolo di 40 anni originario di Salerno non accetta la fine della relazione con una impiegata di 36 anni, come lui residente a Cremona, e la tormenta con atti persecutori, in particolar modo con telefonate e messaggi contenenti ingiurie e minacce. L’uomo è denunciato. 

CREMONA (21 settembre) Un 38enne dipendente statale da 10 anni è protagonista di maltrattamenti fisici e psicologici ai danni dell’ex moglie 40enne di Cremona, anche a seguito della separazione avvenuta 4 anni fa. Le minacce avvengono anche alla presenza della figlia di 10 anni. Pure lui non ha mai accettato la separazione. 

CREMONA (21 settembre) Un operaio albanese di 53 anni è denunciato per maltrattamenti ai danni della ex moglie, 44 anni connazionale. La donna accusa l’uomo, che mantiene la residenza presso la casa coniugale di Cremona, di aver sottratto da un ripostiglio del denaro, lui risponde scaraventandola contro un armadio e colpendola più volte alla testa. Lei finisce al Pronto Soccorso. Più che la gelosia, in questo caso il motivo è da ricondurre alla ludopatia dell’uomo. 

CREMONA (28 settembre) I Carabinieri sono chiamati da un 39enne romeno, nullafacente, il quale sostiene che la moglie 38enne aveva picchiato la figlia di 9 anni. Emerge che l’uomo, rientrato a casa per l’ennesima volta ubriaco, aveva cercato di colpire la donna con una bottiglia. Una delle tre figlie era intervenuta nella colluttazione per cercare di dividere i genitori e veniva graffiata al petto. In seguito si scoprirà che le violenze continuavano dal 2008: la moglie veniva costantemente picchiata, umiliata e minacciata anche di morte, spesso in presenza delle tre figlie minori, impedendole anche di uscire di casa e di avere normali rapporti con altre persone. Il giudice ordina all’uomo l’immediato allontanamento dalla casa e gli proibisce di avvicinarsi alle 4 donne. 

OSTIANO (29 settembre) Nessun rapporto familiare, ma altro caso di prevaricazione di genere. Un uomo di 44 anni sfratta per morosità una donna, che un giorno lo scopre all’interno della sua casa, dove era entrato dopo aver forzato l’ingresso. All’arrivo della donna l’uomo la minaccia, lei chiama i Carabinieri. 

CREMONA (29 settembre) I Carabinieri intervengono per la lite in una famiglia senegalese. Un uomo 27enne pretende di controllare il telefono cellulare della moglie 30enne, al momento utilizzato dalla figlia di 12 anni, e per questo percuote la donna con la cintura dei pantaloni. Le due donne, pur con segni evidenti di violenza sul corpo, decidono di non denunciare l’uomo, che per il momento decide autonomamente di lasciare l’abitazione. Fino a quando?

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