Coiffeur, un tran tran diventato desiderio


CORONAVIRUS • Un barbiere unisex: «Ho già acquistato strumenti monouso, dovremo fare attenzione». Occhio agli abusivi

Vanni Raineri
In fondo basta non guardarsi allo specchio. Perché se capita, dopo settimane di isolamento, di incrociare la nostra immagine riflessa potremmo spaventarci. In realtà chi vive coi familiari se lo sente dire sempre più spesso, ma anche a chi vive solo capita di dover uscire per fare spesa, magari a collegarsi in video conferenza per riunioni di lavoro, associative e altro, e mica sempre si può tenere la videocamera dello smartphone spenta. Per non parlare di chi al lavoro continua ad andarci. E poi diciamoci la verità: osservarci con un contorno del viso corretto ci dà serenità, tranquillità.
Insomma, per farla breve il problema capigliatura appartiene a tutti noi (calvi a parte, ovvio), che dal barbiere, o dalla parrucchiera, non possiamo andare da oltre un mese, dall’11 marzo scorso. Per i maschietti il vero dramma è la lunghezza: dopo alcune settimane non ci si riconosce più e non si riesce più a tenere in ordine i capelli nemmeno con dosi massicce di gel. Per tante donne il guaio è la ricrescita, quella base ormai di qualche centimetro bianca prima che il capello prenda il colore scelto l’ultima volta che si è entrati in quella sala che ci si sogna di notte, dove l’odore di tinture si mischia a quella di pulito, di gel profumati, di lacche. Un’abitudine diventata irraggiungibile. Un tran tran diventato desiderio.
Per dare consigli ai disperati chiusi in casa, e provare a intuire cosa cambierà alla riapertura, abbiamo sentito Mauro Contestabili, che a Gussola gestisce “Mauro Acconciature Unisex”, vale a dire effettua il servizio per uomini e per donne.
Partiamo subito con qualche consiglio.

«A chi può, nel rispetto dei tempi, dico di resistere, ma so che molti uomini hanno tentato il fai da te. Non poche persone mi hanno chiamato perché impegnate con la misura laterale del figlio o del marito. A tutti consiglio di evitare rasature nette. Per le donne, c’era la possibilità di avere tinte pronte per la consegna nelle case, ma ho deciso di non effettuare il servizio: in questo caso sarebbe il cliente a dover miscelare, e qui iniziano le difficoltà con le dosi dei colori. Alle donne che in ogni caso hanno deciso di acquistare tinture, ho consigliato loro di prestare grande attenzione al materiale utilizzato: ad esempio l’ammoniaca è più aggressiva per i capelli e a volte provoca reazioni allergiche. Un ulteriore consiglio è quello di intervenire col colore solo sul paio di centimetri di ricrescita, evitando di colorare i capelli che conservano il colore precedente. Ci sono anche donne che resistono in attesa della riapertura».
Ha già avuto prenotazioni?
«Qualcuno ha chiamato per farlo, ma non ne accetto in quanto non so ancora quando sarà possibile riaprire il negozio».
A tal proposito, che idea si è fatta?
«Assieme ai colleghi e alle associazioni, sembra che i parrucchieri siano in lista con ristoranti e bar, e che possano aprire 15 giorni dopo il termine del 3 maggio. Ma sono soltanto ipotesi, di certo a noi non è arrivata alcuna comunicazione, e so che tanti stanno spingendo per poter riaprire già il 4 maggio. Ci sono decine di clienti che mi hanno chiamato per saperne di più, ma di concreto non c’è nulla».
E come se la immagina la riapertura? Non certo con le vecchie abitudini.
«Con i colleghi ci sentiamo e cerchiamo di capire come dovremo adeguarci alle norme che ancora non conosciamo. Io intanto ho già ordinato alcuni strumenti monouso, quali mascherine e mantelle da taglio. Cercherò di lavorare anche coi guanti».
Immagino che la sensibilità delle dita non possa essere la stessa con dei guanti indossati.
«Non ci ho mai provato e forse è quasi impossibile. Serviranno morbidi per garantire la sensibilità delle dita. Può anche essere che basti lavare ogni volta le nostre mani e non sia necessario indossarli, vedremo, perché compiere certe operazioni coi guanti non è agevole. Inoltre, almeno inizialmente non faro le barbe, proprio perché anche il cliente dovrà tenere indossata la mascherina. Ogni cliente dovrà chiedere l’appuntamento: in realtà lo facevo anche prima, tranne il martedì per i maschi. Ora varrà ogni giorno. Allungherò poi i minuti dedicati a ciascuno per evitare incroci tra clienti. Per quanto riguarda le dipendenti, anche per l’area femminile diluirò gli orari. La tinta necessita di tempi di attesa, e dovremo fare attenzione alla distanza. Tra i clienti sarà sempre garantita, con noi ovviamente no».
Un’ultima cosa: sia a Gussola che a Casalmaggiore il sindaco ha ammonito coloro che si offrono per svolgere nelle case il servizio a domicilio.
«Personalmente non ne conosco, ma anche io faccio parte del gruppo che ha inviato la lettera al nostro sindaco perché risulta che siano parecchie le persone che fanno servizio nelle case. Persone che approfittano del momento, che non hanno nemmeno una partita Iva. Capisco che controllare questo abusivismo non sia facile, ma era giusto denunciarne la presenza».
Un comportamento che presenta almeno tre irregolarità: la più grave è il pericolo della sicurezza sanitaria, poi la concorrenza sleale a chi si comporta correttamente, infine la mancanza dei requisiti di chi opera, che appunto non vi è abilitato e non ha nemmeno una partita Iva.

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