Dodici anni senza il mitico Erminio Favalli

CALCIO • Con lui dietro la scrivania la Cremo ha vissuto i momenti più belli della sua storia. Se n’è andato il 18 aprile 2008

FABIO VARESI
Dodici anni senza Erminio Favalli. Uno degli eroi grigiorossi, se ne è andato il 18 aprile del 2008, a 64 anni, in una piovosa giornata di primavera. La notizia, di prima mattina, mi è arrivata telefonicamente dal valente collaboratore Matteo Volpi e dopo lo sgomento, la mia mente ha subito ripercorso i tanti anni di amicizia e spero stima reciproca con il popolare Erminio, più volte compagno di doppio su campi da tennis della Bissolati. Nel tempo libero parlavamo poco di calcio, perché non si vive solo di sport, ma quando lo facevamo per motivi di lavoro, non mancavano gli scontri dialettici, sempre però nel rispetto dei propri ruoli. Dopo questo doveroso preambolo, per i pochi (forse solo i più giovani e non appassionati di calcio) che non conoscessero Erminio Favalli, ricordo che è stato un buon giocatore, sbocciato nella Cremonese, affermatosi nel Foggia (dove ha indossato la maglia del fratello Armanno, prematuramente scomparso in un incidente stradale) e arrivato all’apice della sua carriera giocando quattro stagioni con la Juventus, impreziosite dallo scudetto conquistato nel 1967, grazie al famoso sorpasso all’Inter di Herrera, che l’aveva bocciato due anni prima (zero presenze nella stagione 1964-65). Poi un anno a Mantova, con tanto di promozione in serie A e quindi la lunga militanza nel Palermo, prima in campo e successivamente dietro la scrivania. Un lombardo doc come lui, è diventato un simbolo dei rosaneo, che lo hanno visto partire nell’estate del 1984 per tornare da dove tutto era partito. Con il presidente Luzzara ha formato un binomio straordinario, che non senza ironia molti addetti ai lavori hanno definito “pane e salame”, ma che dietro un atteggiamento forse rustico, ma sincero e familiare, c’era tanta competenza. Poco dopo essere tornato a Cremona, ha subito centrato la promozione in serie A, attesa sotto il Torrazzo da 54 anni. Un risultato tutto cremonese, visto che in panchina c’era Emiliano Mondonico, altro eroe calcistico della nostra provincia e anche lui scomparso troppo presto. Con Favalli, la Cremo ha giocato sei campionati di serie A e vinto lo storico Torneo Anglo-Italiano, poco prestigioso per i grandi club, ma prezioso per i colori grigiorossi, oltretutto conquistato il 27 marzo 1993 nel tempio di Wembley. Dal 1996 è iniziato il declino, non certo per colpa di Erminio, costretto ad operare sempre con meno mezzi economici in un calcio sempre più ricco. E con i costi lievitati, è stato più difficile mantenere un vivaio di valore, che per decenni è stato il fiore all’occhiello della società e dal quale sono usciti talenti come Cabrini e Vialli, solo per citare i più famosi. Lasciata la Cremo, dopo la cessione della società da parte di Luzzara, Erminio ha continuato a fare lo “Sterminio” nel calcio dilettanti, portando il piccolo Pizzighettone dalla serie D alla C1, con tanto di derby con la Cremo. Un altro capolavoro dirigenziale, che ha convinto Giovanni Arvedi ad affidarsi a lui poco dopo aver acquisito la società grigiorossa. E subito la Cremo è risorta, duellando con il Sassuolo di Allegri per la promozione diretta in serie B. E non è un caso che dopo la sua tragica scomparsa, la squadra si sia persa, fallendo il ritorno tra i cadetti nella “drammatica” finale playoff con il Cittadella. Non ho le prove, ma sono sicuro che con Favalli dietro la scrivania, la Cremo avrebbe ottenuto la promozione tra i cadetti molto prima e mi piace pensare che sarebbe addirittura tornata in serie A, perché a volte i miracoli nello sport, come nella vita, si ripetano. Ciao indimenticato Erminio.

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