Il diritto costituzionale a circolare supera il decreto, se non ci sono veri motivi sanitari


IN VAL D’AOSTA Un gruppo di 9 giudici scrive una lettera aperta in cui si contesta la caccia a chi passeggia in solitudine

Vanni Raineri
Ci sono state altre sanzioni che hanno fatto discutere: c’è il caso dell’infermiere sanzionato al rientro dalla visita a una paziente a Napoli, quello multato mentre rientrava dai funerali della madre a Sassari e altri. E poi ci sono le multe affibbiate a persone che, solitarie, hanno deciso di fare jogging o passeggiate in luoghi isolati. Qui il caso è controverso. Ovvio che c’è chi ci marcia: è il caso di un ingegnere che a Rimini è stato multato per 9 volte in 12 giorni perché si ostinava a camminare da solo in spiaggia.
Ma sulla pericolosità di camminare da solo in luoghi appartati si è aperta un’ampia discussione. In linea di principio, la norma è nata dal fatto che se si consente a qualcuno di occupare uno spazio verde o una spiaggia, si crea un’ingiustizia nei confronti di chi non può farlo. Per fare un esempio: se io vado in spiaggia da solo, non creo pericolo, ma a quel punto ognuno si sentirebbe in diritto di fare lo stesso e la spiaggia si riempirebbe. Lo stesso dicasi per un parco cittadino. Il concetto base è che stiamo in casa per solidarietà con gli altri, nel mondo. Ma se parliamo di stradine di montagna o di aree golenali delle nostre terre? Ci sono vaste aree nelle quali mai si verificano assembramenti: pensiamo a un sentiero di Po.
La norma è appositamente generica (200 metri da casa) poiché sarebbe stato arduo differenziare le diverse situazioni. Resta il fatto che in un piccolo paese è più pericoloso rimanere nel centro abitato che uscirne recandosi in zone isolate.
Sul tema è molto interessante quanto accaduto ad Aosta, dove 9 giudici (tra cui il presidente del tribunale e due pm) hanno firmato una lettera aperta in cui affermano: “In un territorio - scrivono - qual è quello valdostano, ma anche altrove, in zone di campagna o collinari su tutto il territorio italiano, ove molti comuni hanno una densità di popolazione assai limitata a fronte di un territorio in gran parte esteso in zona rurale, che pericolosità rivestono le condotte di chi, per sopravvivere alla situazione pesante in cui tutti viviamo, avendo la fortuna di abitare in comune montano, o comunque in zone isolate faccia una passeggiata nei boschi ’osando’ allontanarsi anche per qualche chilometro dalla propria abitazione, laddove superate le ’quattro case’ del paese, proprio nel raggio delle poche centinaia di metri di spostamento consentito od almeno tollerato, si spinga fino alle zone solitarie di montagna dove, se ha fortuna, potrà incontrare forse qualche marmotta, o capriolo o volpe, transitando al più in prossimità di qualche alpeggio, al momento anche chiuso. Fermo restando che è compito delle Forze di Polizia, e prima ancora dell’autorità politica che ne dirige l’operare, decidere come e dove concentrare i controlli sull’osservanza delle disposizioni emanate dal Governo, è difficile non chiedersi se davvero non si sappia immaginare un modo più utile per spendere il danaro pubblico, in settori ove ce n’è ben più bisogno per le tante necessità urgenti delle strutture sanitarie o per più seri interventi di prevenzione e protezione degli anziani in strutture di accoglienza”.
Nel mirino dunque la caccia ai passeggiatori solitari.
Sentiamo che ne pensa un avvocato cremonese.
«Sono d’accordo col contenuto della lettera - afferma Mauro Nicoli -. L’articolo 16 della Costituzione afferma che “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. Quindi una legge toglie il diritto costituzionale a circolare solo se serve a tutelare la salute. Per questo la multa data in un bosco è illegittima».
Il decreto legge però è chiaro e parla di 200 metri da casa.
«Ma il decreto legge ha forza inferiore rispetto alla Costituzione, che è fonte di grado superiore. Il senso sembra essere del divieto per il divieto, così capita che in città neanche ti controllano mentre nel bosco ti inseguono».

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