La messa è finita, andate in carcere


MULTA O NON MULTA

Vanni Raineri
Alla fine di questa emergenza conserveremo tante immagini. Solo per restare a Cremona, l’infermiera con i segni sul volto della mascherina indossata per ore, il 18enne Mattia felice che riabbraccia la mamma all’uscita dall’ospedale dopo settimane di terapia intensiva, l’infermiera stremata che si addormenta sulla tastiera di un computer, Lena Yokoyama che suona il violino sui tetti dell’ospedale. Personalmente però l’immagine che mi porterò dietro sarà quella del prete interrotto da un carabiniere nel momento più alto della Messa, la celebrazione dell’Eucarestia, in cui si rinnova il sacrificio di Cristo per il mondo.
Sarà il retaggio personale, che porta a ritenere intoccabile il sacerdote mentre dice messa, ma anche la ragionevolezza suggerisce che le cose avrebbero potuto andare diversamente. In sintesi: giusto multare i fedeli presenti in chiesa, molto meno il prete, ingiusto interrompere la celebrazione.
I fatti sono noti. In chiesa a Gallignano, come afferma il parroco don Lino Viola nel video divenuto virale su YouTube, ci sono 14 persone, tra cui il celebrante, i suoi aiutanti e chierichetti, l’organista, l’addetto alla telecamera, e 7 fedeli, parenti di defunti per cui si celebrava la messa. Un carabiniere in un primo momento interrompe il prete dicendo che, in base alle norme, non è consentita la presenza di persone tra i banchi. Il prete risponde che sono 7, in uno spazio di 300 metri quadrati, tutti con indosso la mascherina, e quindi non corrono alcun pericolo. Lo dice con buonsenso e grande dignità, in reazione a quella che ritiene una sopraffazione («Questo è un abuso di potere» afferma subito).
La sanzione, dicevamo, appare giustificata, poiché pur non trattandosi di assembramento la norma vieta ai cittadini di assistere alla messa. Anche Papa Francesco ha celebrato senza fedeli in piazza San Pietro. Ma perché la multa al parroco, che era legittimamente al suo posto? Avrebbe un senso solo se fosse stato lui a convocare i fedeli. Ma a stonare è il comportamento del carabiniere che sale sull’altare armato, senza togliersi il cappello, per porgere il telefono al prete chiedendogli di parlare col sindaco, cosa che don Lino rifiuta di fare.
Ora, senza valutare se in punta di diritto (anche canonico) fosse legittimo interrompere la celebrazione (o se, come dice don Lino, il decreto sventolatogli davanti fosse giusto o sbagliato), la ragionevolezza porta a pensare che l’interruzione della Messa avrebbe potuto avere luogo in caso di pericolo imminente, cosa che non era data la posizione delle persone. Logica suggerisce che la multa avrebbe potuto essere fatta (ai fedeli) alla fine della messa.
E’ quel che è accaduto ad Acquafredda, vicino ad Asola, dove gli 8 fedeli presenti sono stati multati salatamente, senza fermare la messa, che il parroco era legittimato a celebrare.
Purtroppo il caso ha creato una frattura nella chiesa cremonese: il vescovo infatti con una nota ufficiale ha biasimato “il comportamento del parroco in contraddizione con le norme civili e le indicazioni canoniche”, senza un cenno sull’azione dei militari. Qualche parroco si è schierato apertamente in difesa di don Lino, ma sono certamente molti coloro che lo appoggiano pur senza annunciarlo ampliando la frattura.
Il cardinale Angelo Becciu (Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi) è intervenuto sulla vicenda difendendo il principio che a nessuna autorità è consentito interrompere la messa: l’eventuale sanzione andava fatta successivamente.
Certo, tutto questo stride con le immagini che nelle stesse ore arrivavano da un’altra parte d’Italia, dove ai funerali dell’ex sindaco erano presenti sindaci con tanto di fascia tricolore, un consigliere regionale (che fa un elogio funebre senza mascherina) e centinaia di persone, quelle sì assembrate, in un corteo preceduto da un’autovettura della polizia municipale.

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