Mascherine: consigli su scelta e riutilizzo


CORONAVIRUS • Quelle con valvola sono dannose per gli altri? Chiariamo ogni dubbio grazie al dottor Guglielmo Leggeri

Vanni Raineri
FPP1, 2 o 3, con la valvola o senza, chirurgiche, in microfibra, fatte in casa. Non si parla che di mascherine, ma per la verità non è che le informazioni siano molto precise. E pensare che molto probabilmente dovremo convivere indossandole per i prossimi mesi. Andando anche per negozi, certo, potendo passeggiare e magari andando al mare e in montagna, ma sempre indossandole per giusta precauzione. Già, perché il virus non sarà stato comunque sconfitto, sarà stato indebolito dalla nostra perseveranza nel rinchiuderci in casa e spiegabilmente anche dal caldo in arrivo, ma se non faremo attenzione è prevedibile che torni a farsi minaccioso in autunno. A meno che per allora non siano pronti nuovi farmaci dei tanti che si stanno sperimentando. Per il vaccino con ogni probabilità dovremo attendere almeno l’anno prossimo.
Perché non ci spiegano con chiarezza come comportarci con le mascherine? Quali sono le caratteristiche di ognuna, quali privilegiare a seconda della nostra attività, per quanto tempo usarle. Che sia per evitare indicazioni che, nell’incertezza generale sul virus, domani potrebbero essere rinfacciate a chi le ha date? E poi: è vero o no che quelle con la valvola proteggono ottimamente chi le indossa ma sono pericolose per gli altri, e quindi sono destinate solo ai sanitari?
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza noi grazie al contributo del dottor Guglielmo Leggeri, titolare della Farmacia Sant’Ambrogio a Cremona.
Partiamo proprio con le FFP2 e FFP3: possiamo usarle anche noi comuni cittadini?
«Innanzitutto chiariamo che entrambe, e anche le FFP1, possono avere la valvola o no. Il termine FFP sta ad indicare il livello di filtraggio del tessuto, cioé il livello di protezione contro le particelle disperse nell’aria. Più è alto il valore numerico, più è elevata la protezione. Noi in farmacia le FFP3 non riusciamo ad averle, a prescindere dal prezzo, le FFP2 le abbiamo ricevute su ordinazione».
Parliamo delle mascherine con valvola: sono giustificati i timori di chi è nelle vicinanze di gente che le indossa dato che possono fuoriuscire esalazioni?
«Direi di no, perché se contagiassero con facilità non le farebbero indossare nemmeno ai medici. Ritengo questa una forzatura. Non dico che non ci sia un fondo di verità: qualcosa in più dal filtro passa, ma è smorzato, non diretto verso l’esterno. La valvola serve a consentire una migliore respirazione. Sono convinto che se tutti avessero utilizzato queste mascherine con filtro, di casi oggi ce ne sarebbero un ventesimo».
E le altre?
«Ci sono le mascherine chirurgiche che consentono di smorzare il flusso del fiato infetto e nello stesso tempo proteggono da quello altrui: sono meno adatte a chi agisce in ambienti molto ricchi di virus e batteri, ma per la popolazione vanno benissimo. In ogni caso, meglio di niente. Ora abbiamo anche quelle in tessuto trattate, che danno una buona protezione e sono certificate. In generale l’importante è indossare la mascherina, a parte quella presa in giro che sono state le “mascherine swiffer” distribuite tempo fa dal governo. In ogni caso, se le avessimo indossate subito, oggi non saremmo a questi livelli di emergenza. Il problema è che non arrivavano. Oggi si fatica ancora ad averle, ma almeno le nostre industrie hanno iniziato a produrle».
A proposito, e l’accusa dei ritardi perché la burocrazia le bloccava? Si diceva che mancasse “il timbro”.
«Era molto importante averle subito a disposizione, e in questo momento uno stop burocratico non era giustificato poiché l’alternativa era non avere una mascherina, non di averla corretta. Una classica gestione all’italiana, ma il problema ora si sta risolvendo poiché le ultime che arrivano, in tessuto lavabile fatte in Italia, sono certificate».
Ci sono cittadini che avevano già a disposizione, per altri usi, mascherine, come ad esempio gli agricoltori con le FPP2 usate per le operazioni di diserbo e i lavoratori dei colorifici. Queste vanno bene?
«Quelle usate per i diserbanti hanno una diversa valenza ma sono le stesse, fatte con lo stesso concetto di filtrare aria dai microcomponenti. Quanto a quelle in uso nei colorifici, alcune sono buone, ad esempio parecchie sono FFP1, altre invece hanno una struttura in tessuto a maglie larghe e non servono a molto. Teniamo sempre conto che tutte le mascherine con indicata la sigla FFP sono ottime».
Veniamo ora al dilemma dell’uso continuato. Per parecchie mascherine il consiglio è di usarle una volta e poi gettarle, ma chi ne ha così tante da poterselo permettere? Come fare allora?
«Idealmente una mascherina non si dovrebbe utilizzare per più di 8 ore, ma a questo punto servirebbero a ciascuno di noi 90 mascherine al mese: ipotesi impraticabile. Riutilizzando la mascherina si respirano nel tessuto i batteri presenti. Però ovviare al problema è semplice: basterebbe disinfettare la mascherina con alcol a 96 gradi, quello alimentare, magari spruzzandolo con lo spray sul tessuto. In questo modo siamo certi che la carica batterica presente sarebbe cancellata»
Dalla Regione sono arrivate parecchie mascherine, ma in media una ogni tre persone…
«E’ iniziata martedì la distribuzione gratuita: a me ne hanno date 100, ma se pensiamo che normalmente ne vendo un migliaio in poche ore… La soluzione definitiva è produrne del tipo lavabile, e ora le ho e posso venderle. In ogni caso la cosa più importante è uscire indossandone una».
Tanto più che è obbligatorio.

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