CICLISMO • Le due ruote cercano disperatamente di salvare una stagione compromessa riorganizzando il calendario
FORTUNATO CHIODOIn questo oceano di dolore che chiamiamo pandemia, affiorano tra le onde altissime piccole zattere di speranza. La stagione è in stallo: la crisi ha cancellato oltre 700 corse, l’Uci (la federazione mondiale), ha messo in congedo parziale oltre 130 dipendenti in servizio ad Aigle, oltre a ridurre emolumenti del senior management. Circa un terzo delle squadre di World Tour hanno effettuato dei tagli allo stipendio, visto che gli introiti dei team dipendono dagli sponsor al 94%. Ciclisti in cassa integrazione, calendario mondiale 2020 compresso, che condensa in poco più di tre mesi l’attività di nove, ma sta comunque nascendo con grandissime difficoltà. Il ciclismo non si può correre a porte chiuse. Stop allungato al primo luglio. Sono cominciate le discussioni sul nuovo calendario con il braccio di ferro tra l’Uci e i grandi organizzatori: Aso, cioè Tour e Vuelta, e Rcs Sport, che oltre al Giro d’Italia, ha Sanremo, Lombardia e poi Tirreno-Adriatico, etc.
L’Uci ha diramato il proprio calendario, che al momento è ovviamente da prendere con le pinze, ma può sicuramente dare i primi riscontri in chiave di preparazione e riprese degli allenamenti in questa stagione ciclistica devastata (come tutti gli sport) dal coronavirus. L’attesa nel Bel Paese è tutta per il 103ª edizione del Giro d’Italia: la corsa rosa, che originalmente sarebbe dovuta partire il 9 maggio dall’Ungheria per concludersi il 31 maggio a Milano, è stata spostata più avanti. Nessuna corsa o attività organizzata all’aperto in Belgio fino il 1° luglio, che dovrebbe essere il mese del ritorno in sella (a parole, perché la battaglia non è per niente finita), gli organizzatori dovranno rivedersi e definire tutto, con un secondo round per stilare il calendario 2020. Probabile che il Tour de France scatti dopo i campionati nazionali il 29 agosto e si concluda sui Campi Elisi a Parigi, domenica 20 settembre, con grande soddisfazione di Froome («Un po’ di luce in fondo al tunnel», il tweet del britannico che cercherà il quinto successo alla Grande Boucle). Confermata anche la collocazione dei Mondiali su strada, in Svizzera il 27 settembre. Europei senza far cenno a date (ora previsti a Trento dal 9 al 13 settembre, potrebbero slittare a fine novembre o essere rinviati al 2021). Superato lo scoglio sulla riduzione del Giro d’Italia, tra l’Uci e gli organizzatori di Rcs Sport, si è deciso di mantenere il format classico delle tre settimane: 21 tappe e quattro weekend, con due riposi (al momento si parla dal 3-25 ottobre). Tutto da scoprire il percorso: difficilmente si riuscirà ad utilizzare in toto quello previsto. Bisognerà cambiare molto, a partire dalle grandi montagne: appare impossibile scavalcare vette oltre i 2000 metri d’altitudine in autunno, con la neve che quasi sicuramente potrebbe insidiare il passaggio dei corridori (problemi ce ne sono stati anche a maggio negli scorsi anni). Da capire anche le temperature. Il freddo sarà un fattore rilevante.
Se il Giro delle Fiandre è stato collocato l’11 ottobre, la Vuelta potrebbe partire il 24 ottobre dai Paesi Baschi (dalla città di Irun), per poi concludersi ad Arrate, mentre la partenza dai Paesi Bassi resterebbe rinviata al 2022. E’ probabile che ad inizio agosto si correranno due classiche Monumento: la Milano-Sanremo, inserita in una striscia italiana con Strade Bianche, Milano-Torino e Gran Piemonte e la Parigi-Roubaix forse il 16 agosto. E poi il Giro di Lombardia il 31 ottobre e la Liegi-Bastogne-Liegi l’8 novembre. Il circuito mondiale inizierà dal 1° agosto e non tutte le corse saranno recuperate, ma durante il Tour de France si potrebbero correre parecchie gare italiane come la Tirreno-Adriatico e alcune corse a tappe come Delfinato, ma anche giro di Polonia o Catalogna.
Intanto le squadre riflettono tantissimo su come ripartire. Uno dei fronti più caldi è quello sanitario: quali misure dovranno o potranno essere prese per muoversi in sicurezza?
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