Aveva
scritto «Ti amo, non ti lascio sola» su WhatsApp alla mamma prima di
entrare in coma farmacologico. Due settimane di buio in terapia
intensiva, intubato all’ospedale di Cremona per il coronavirus, poi
altri venti giorni di ricovero in pneumologia. Il paziente più giovane
di tutti. Nei giorni scorsi Mattia, 18 anni, il paziente più giovane, è
stato dimesso. «Sono felice - ha detto una volta uscito -, ringrazio i
medici e gli infermieri che si sono presi cura di me, i miei amici che
non mi hanno lasciato solo, tutta l’Italia che ha fatto il tifo». Prima
delle dimissioni, nelle corsie dell’ospedale di Cremona Mattia ha
salutato i dottori che l’hanno seguito, anche loro emozionati per la
bella notizia che arriva in giorni difficili. C’è stato un lungo
abbraccio, quando il primario gli ha consegnato la lettera di
dimissioni.
Delle due settimane in rianimazione «non ricordo nulla, neanche un sogno - aveva raccontato Mattia -, è come se il tempo in coma si fosse azzerato. Ho in mente un gran frastuono, l’influenza che non passa, il viaggio in ambulanza e la mia paura degli attimi prima di addormentarmi». Massimo Cannavò, medico chirurgo dell’ASST 7 laghi di Varese, il medico che ha accolto Mattia il giorno zero in pronto soccorso, ha raccontato: «Nei suoi occhi ho visto la paura, una richiesta d’aiuto. In questi giorni ho assistito a scene pesanti, è lui che mi ha dato la forza».
Delle due settimane in rianimazione «non ricordo nulla, neanche un sogno - aveva raccontato Mattia -, è come se il tempo in coma si fosse azzerato. Ho in mente un gran frastuono, l’influenza che non passa, il viaggio in ambulanza e la mia paura degli attimi prima di addormentarmi». Massimo Cannavò, medico chirurgo dell’ASST 7 laghi di Varese, il medico che ha accolto Mattia il giorno zero in pronto soccorso, ha raccontato: «Nei suoi occhi ho visto la paura, una richiesta d’aiuto. In questi giorni ho assistito a scene pesanti, è lui che mi ha dato la forza».
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