Test sierologici al via Ma sono attendibili?


CORONAVIRUS • In Regione da giovedì. Cremona si candida per effettuarli su tutti i residenti

VANNI RAINERI 
In vista della pur parziale riapertura delle attività, grande importanza viene data in questi giorni, più ancora che ai tamponi, ai test sierologici in grado di identificare gli anticorpi al virus Covid-19. Si è creata nella percezio- ne comune la sensazione che sia possibile fare uno screening in breve tempo su un gran numero di cittadini che possa stabilire una sorta di patente di immunità, un via libera individuale a svolgere le normali attività, tra altre persone che hanno ottenuto lo stesso nulla osta; questo mentre gli altri rimangono in attesa in quarantena. Le cose non stanno esat- tamente così. Ma partiamo dal provare a capire in cosa consistano questi test sierologici, in particolare quelli cosiddetti rapidi, che si stanno già sperimentando in alcune regioni. Si tratta di test che analizzando il sangue identificano la presenza di anticorpi specifici al virus (tecnicamente, sono le immunoglobuline IgM e IgG). L’obiettivo è quello innanzitutto di farsi un’idea della concreta diffusione del Coronavirus, innanzitutto all’interno del personale medico e poi sull’intera popolazione. Ci sono anche società e cliniche private che mettono in vendita il test sul mercato, un’iniziativa commerciale che è stata premiata dal successo immediato, come è facile comprendere. Questo perché ci sono aziende che cercano di accelerare al massimo il ritorno all’attività produttiva e anche perché ci sono comuni che vogliono anticipare le mosse delle regioni: nella stessa Lombardia una decina di comuni, contro il parere regionale, ha deciso di promuovere i test sierologici tra i citta-dini, tra l’altro acquistan- do kit che sono stati già proibiti in altre regioni.
Il primo limite sta proprio nella certificazione di questi test, che è ancora carente: il rischio dunque è di spendere soldi per analisi che poi non verranno prese in considerazione dalle istituzioni. Infatti l’Istituto Superiore di Sanità è assai cauto nel promuovere test anche se hanno la certificazione Ce. Ma oltre all’accuratezza del test e alla bontà del suo risultato (data attorno al 95%), non è nemmeno chiaro se la presenza di anticorpi protegga veramente il soggetto nel lungo periodo. Importante è anche la presenza di falsi positivi, coloro che risultano positivi al test ma non hanno mai contratto il virus. Per tutto questo anche gli specialisti consigliano di andare assai cauti, per evitare di generare l’illu- sione di immunità che creerebbe ulteriori danni. Detto questo, la Lombar- dia ha annunciato che a partire dal 23 aprile (ini- zialmente si era detto il 21) inizieranno i test sierologici: se ne faranno 20mila al giorno. Ciò in previsione di una “ripartenza” il 4 maggio che ha fatto discutere per l’opportunità di farlo in un momento in cui la pandemia non può certo dirsi superata. Il test lombardi sono stati ideati e testati presso l’Irccs pubblico San Matteo di Pavia. Per questa iniziativa, proprio la Provincia di Cremona si candida per un massiccio intervento che coinvolga tutta la popolazione resi- dente. E’ questa la richie- sta che fanno, in una lettera inviata al Presidente della Regione Attilio Fontana e all’Assessore al Welfare Giulio Gallera (e che pubblichiamo sotto), tutti i Sindaci del territorio unitamente al Presi- dente della Provincia Mirko Signoroni. Già oggi la Regione ha manifestato l’intenzione di coinvolgere in prima battuta gli operatori sanitari, sociosanitari nonché i cittadini che devono tornare al lavoro con par- ticolare riferimento alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi, le più colpite.
Nella lettera viene fatto presente che la provincia di Cremona, su base per- centuale, esprime il più elevato livello di pervasività del virus, con una media complessiva dell’1,44% di contagiati e punte che sfiorano l’1,80%, pertanto molto oltre la media lombarda. Preoccupati da questo dato, pur manifestando grande soddisfazione per la decisione di partire dai territori più colpiti, Sindaci e Presidente chiedono quanto prima un pre- ciso piano di azione per il nostro territorio, in parti- colare un’azione pratica, tangibile, dicendosi da subito disponibili a compartecipare economicamente attingendo alle risorse dei rispettivi bilanci o alla generosità di gruppi economici e di cittadini. “Non invochiamo priorità che non riguardino le gravissime ferite subite dalle nostre famiglie e dal nostro sistema produtti- vo, due valori edificati at- traverso lunghi decenni di fatica, che oggi appaiono minati e carenti di futuro. Aspettiamo fiduciosi una risposta positiva e offria- mo, oltre alla preventiva gratitudine, tutta la col- laborazione che la nostra tradizionale laboriosità ci consente di mettere a disposizione”, così concludono la lettera i Sindaci e il Presidente della Provincia. 

I 113 SINDACI E IL PRESIDENTE “DISPONIBILI A COMPARTECIPARE ECONOMICAMENTE”

Pubblichiamo il testo integrale della lettera che 113 sindaci e il presidente della Provincia di Cremonahan- no indirizzato al Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e all’assessore al Welfare Giulio Gallera. 
“Abbiamo appreso che in Lombardia inizierà la somministrazione dei test sierologici, ideati e testati presso l’IRCCS pubblico San Matteo di Pavia, che, con un severo grado di attendibilità, una volta ottenuta la validazione scientifica da parte dell’I.S.S., dovrebbero certificare l’immunità al virus e dunque permettere di gestire consapevolmente la fase della ripartenza e della reintegrazione sociale. I media raccontano che la nostra Regione intenderebbe procedere con 20mila test sierologici al giorno all’interno di un piano di azione, condivisibile, che coinvolgerebbe in prima battuta gli operatori sanitari, sociosanitari nonché i cittadini che devono tornare al lavoro “con particolare riferimento alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi”. Rappresentiamo qui la Provincia di Cremona, che su base percentuale esprime il più elevato livello di pervasività del Virus, con una media complessiva del 1,44% di contagiati e punte che sfiorano l’1,80%. Molto oltre la media lombarda.
Proprio perché sensibilizzati da questo grave dato “autobiografico”, desideriamo esprimere grande soddisfazione per la decisione di partire dai Territori più colpiti, chiedendo prima possibile un preciso piano di azione per il nostro. Chiediamo un’azione pratica, tangibile, cui associamo da subito la disponibilità a compartecipare economicamente, attingendo risorse dei nostri Bilanci o attingendo alla generosità di gruppi economici e cittadini. Candidiamo, dunque, la nostra Provincia per un masiccio intervento che coinvolga tutta la popolazione residente, secondo le gerarchie annunciate da voi.
Non invochiamo priorità che non riguardino le gravissime ferite subite dalle nostre famiglie e dal nostro sistema produttivo, due valori edificati attraverso lunghi decenni di fatica, che oggi appaiono minati e carenti di futuro. Aspettiamo fiduciosi una risposta positiva e offriamo, oltre alla preventiva gratitudine, tutta la collaborazione che la nostra tradizionale laboriosità ci consente di mettere a disposizione”.
 

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