Tra le mura di casa esplode la voglia d’estate


Si avvicina la Pasqua, periodo nel quale ci si prepara per la gita di Pasquetta e si pianificano le vacanze estive. In tempi normali almeno, non in questi giorni maledetti da soggiorno forzato, anzi da forzati del soggiorno.
Ma non c’è solo chi teme di veder sfumare la vacanza al mare, c’è soprattutto chi da quella vacanza trae il suo sostentamento. E chi più che gli albergatori della Riviera Romagnola è in apprensione? In realtà, come vedremo dal nostro interlocutore, i romagnoli non smentiscono neanche in questo caso il loro ottimismo e la voglia di vivere. Certo il momento è delicato.
Ne abbiamo parlato con Marcello Amadio, titolare dell’Hotel Eden di Viserbella e soprattutto consigliere di Federalberghi Rimini.

Allora Amadio, siamo vicini a Pasqua, quando di solito si apre la bella stagione…
«Il decreto allunga l’isolamento al 13 aprile, quindi per quest’anno niente Pasqua. Non abbiamo la sfera di cristallo per sapere cosa accadrà nelle settimane successive: al momento si tratta di circoscrivere l’emergenza sanitaria, quindi, come diciamo da queste parti, di legare l’asino dove vuole il padrone. Certo è che al momento i settori della ristorazione e del turismo sono quelli che non vedono la luce in fondo al tunnel».

Avete ricevuto molte disdette di prenotazioni?
«Ad oggi ho la soddisfazione di dire che non ne ho ricevute, ma qui conta il rapporto familiare coi clienti che abbiamo in Romagna. Anche per questo dico che nutro qualche speranza. Certo i ponti, Pasqua e 1° maggio, e gli altri eventi del prossimo mese come il raduno degli alpini previsto a Rimini, sono saltati, ma anche negli altri alberghi non ci sono state disdette. Aspettiamo tutti con speranza l’annuncio che possa ripartire tutto».

Ritiene che potrà essere un ritorno alla normalità graduale?
«Come dicevo prima, nessuno ha la sfera di cristallo, rispettiamo le direttive. Assieme stiamo facendo le considerazioni utili definendo possibili scenari futuri, che vanno dall’arrivo imminente del vaccino (ipotesi poco probabile) al miglioramento grazie all’innalzamento delle temperature (più probabile) ad altri meno ottimistici. L’assessore regionale al Turismo Corsini ha detto ieri di non escludere che si debba lavorare con piccole restrizioni, come mascherine indossate, no ad assembramenti eccetera. Le nostre aziende non sono fabbriche, che le chiudi e le riapri. Il nostro prodotto è la persona, quindi serve un forte senso civico per far sì che, se si parla di turismo e vacanza, il relax deve esserci per chi offre il servizio ma soprattutto per chi lo riceve».
Già. Non fare assembramenti per chi è abituato alle spiagge romagnole non è facile.
«Oggi non so con quale spirito lei andrebbe in vacanza dove ci fossero forti restrizioni. A nostro vantaggio c’è la presenza a Rimini di una struttura ospedaliera efficiente e una zona in generale che offre ampie garanzie in caso di bisogno, ma tutto sta nello stato d’animo di chi deve partire. Noi siamo pronti con le nostre strutture e continuiamo a investire nella promozione, grazie al sangue romagnolo».

D’altra parte in questo caso alla fine sarà l’ottimista ad avere ragione.
«Rimini sta portando avanti cantieri molto importanti, col rifacimento di tratti sul lungomare di 7 km e di 10 km sui due versanti, e grazie al rapporto tra Amministrazione comunale e Federalberghi l’ottimismo resta alto».

Ma lei come la immagina la prossima estate? In fondo c’è la possibilità che in caso di sviluppi positivi esploda la grande voglia di rifarsi.
«Secondo me siamo come buoi tenuti in un recinto, che appena lo aprono corrono all’impazzata. E se per un bue la direzione è la prateria, per tutti noi è la spiaggia, e un albergo che dia serenità, un aperitivo con una bella vista mare. La voglia è tanta, anche da parte nostra: pensi che io non vedo i miei genitori da oltre un mese. Nel nostro dna c’è la voglia di rinascere, l’ottimismo. Siamo fatti così, non ci ferma nulla, come nel 2008 per la crisi e prima per il caso delle alghe. Poi, realisticamente, non posso aspettarmi la solita affluenza: partiamo perdenti sul mercato estero, che è finito prima di iniziare. Forse siamo diventati più nazionalisti di prima, spenderemo più per il made in Italy. L’incertezza è legata anche ad altre cose: c’è gente oggi in cassa integrazione e altre persone che stanno facendo ora le ferie. E poi in parecchie famiglie mancheranno soldi. Per tutti questi motivi una flessione è lecito attenderla comunque».

A proposito di made in Italy, cerchiamo quest’anno di fare anche le nostre vacanze in Italia.
«Assolutamente sì: diamo un segnale di patriottismo in questo momento. Se è vero che questa è una guerra, cerchiamo di far rinascere e apprezzare gli italiani che hanno messo tanto in donazioni e solidarietà. Abbiamo mostrato tutti senso civico: io stesso oltre all’hotel ho una piadineria a Sant’Arcangelo di Romagna, che ho chiuso per evitare movimenti di clienti e rischi al personale. Credo che tutto questo senso civico alla fine vada riconosciuto».

Un’ultima cosa: cosa chiede al governo?
«Purtroppo penso che il settore del turismo sia penalizzato: non avendo un ministero apposito, certe leggi sono poco chiare o assenti. Per fortuna Federalberghi c’è, al tavolo di Roma ha le persone giuste. Logico che se partiremo a giugno ci sarà molto da rivedere: avremo bisogno di certezze proprio per l’assenza di leggi chiare. Le faccio un esempio: quando il presidente della Regione Bonaccini diede l’ordine di chiudere tutti gli hotel, fummo noi a sottolineare la presenza di clienti di certe categorie che non potevano tornare a casa per diversi motivi. E’ dovuta intervenire Federalberghi per rimediare all’errore».

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