Nelle bocce con incarichi federali dal 1993, presidente dell’Eba (poi Cer, ovvero Confederazione Europea Raffa) e della Confederazione Sport Bowls. Stiamo parlando di Bruno Casarini che come tutti ormai sanno, sta rispettando in isolamento le normative, come questa grave emergenza Coronavirus impone: «Una vera tragedia quella che stiamo vivendo che mai e poi mai mi sarei aspettato di dover affrontare. Troppi amici e particolarmente nelle bocce sono stati colpiti e portati via da questa pandemia e non riesco a capacitarmi di come, in così breve tempo, si sia potuto assistere quasi impotenti a questa strage. Ovviamente dobbiamo attenerci alle regole, perché sembra che sia l’unica arma che abbiamo per combattere questo male e la sola medicina valida, oserei dire, per sopravvivere. E stare in casa significa pensare ed è evidente che i miei pensieri vanno al mondo delle bocce, in primis a tutti i defunti e alle loro famiglie, poi alle società, ai tesserati ma soprattutto un pensiero particolare lo rivolgo a tutti quelli in prima linea a combattere: medici, infermieri, volontari e agli operatori che specialmente nel settore alimentare continuano nel loro lavoro quotidiano, sfidando per tutti noi questo inferno: grazie, grazie tante».
Non ha vissuto le prime avvisaglie di questa emergenza?
«No, perché il 28 febbraio ero partito per una vacanza-crociera nei Caraibi. Pur avendo seguito sul web le vicissitudini che questo maledetto virus subdolo che è il Coronavirus stava creando in Italia, mai e poi mai mi sarei aspettato di dovermi immergere in questo incubo che tuttora permane e ci obbliga a vivere giorno per giorno. Durante la seconda settimana di crociera abbiamo iniziato a percepire la gravità della situazione, in quanto alcun porto accettava di farci attraccare e sbarcare. Sulla nave c’erano un paio di infetti (così avevamo saputo) e pertanto tutti eravamo turbati ed in ansia per ciò che avrebbe potuto capitarci. Al rientro (particolarmente burrascoso) abbiamo avuto sia io che mia moglie febbre, tosse ed insomma tutti i sintomi che ci portavano a pensare di avere il virus ed ancora oggi non sappiamo il nostro effettivo stato in quanto purtroppo non possiamo avere alcun controllo (prelievi o tamponi). Se posso dire di stare meglio dal punto di vista fisico, certamente non lo posso dire altrettanto dal punto di vista mentale, perché particolarmente toccato e affranto per tutti gli amici bocciofili che ci hanno lasciato. Concedetemi di inviare a tutte le famiglie colpite da questi lutti le mie condoglianze e la mia vicinanza. Con alcuni di loro avevo un rapporto di amicizia giornaliero e ne cito due per onorare anche tutti gli altri: Benito Scazzoli e Renato Bonetti».
Ferma anche l’attività a livello internazionale?
«Purtroppo sì e nella mia qualità di presidente della Confederazione Europea mi sono premurato a scrivere a tutte le nazioni per riconsiderare le date della “Bowls Europe Champions League” per club. Era la prima edizione e avrebbe dovuto svolgersi attraverso eliminatorie quest’estate per concludersi il 20 agosto e successivamente la fase finale a Bergamo (proprio una delle città più duramente colpita da questa epidemia) a fine novembre. Sono consapevole di recare problematiche a chi si era posto l’onere della organizzazione delle eliminatorie, ma credo sia un sacrificio minimo. Abbiamo bisogno di pensare alla seconda fase al ritorno alla normalità, ma se l’arma vincente sarà il vaccino, l’arma attuale non può che essere l’unità».
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