Giro d’Italia fortemente penalizzato dell’Uci

CICLISMO • La Federazione internazionale ha privilegiato il Tour e la corsa rosa rischia di avere in gara pochi big

FORTUNATO CHIODO
Concentrato in cento giorni, è nato il nuovo calendario ciclistico 2020, ridisegnato dalla Federazione mondiale e che ha un’aria francese, neppure vaga. Il Tour de France si è piazzato dove voleva, pensando che noi siamo orbi e non ci accorgessimo della solenne porcheria perpetrata ai nostri danni (un’ offesa irricevibile). Si nota, infatti, la stridente concomitanza delle grandi classiche, in mano ai transalpini, con il Giro d’Italia. E allo stato delle cose, è sotto gli occhi di tutti che la parte del leone l’abbiano ancora una volta fatta quelli del Tour e di tutte le corse targate Aso. Le Strade Bianche e la Sanremo ad agosto (1 e 8) apriranno questa strana stagione agonistica. Ma c’è di più, riguardo il weekend del 23 agosto, riservato ai campionati nazionali: Francia, Belgio, Olanda e Germania li hanno rinviati. Restano solo Italia e Spagna. E allora sabato 22 o domenica 23 agosto potrebbe corrersi il Giro di Lombardia (programmato il 31 ottobre, che sarebbe così anticipato di due mesi?). Crediamo non sia un problema. Bisognerà coordinarsi con la Federciclismo di Renato Di Rocco, vicepresidente mondiale, che ha seguito passo passo la nascita del calendario Uci ed entro pochi giorni lancerà quello italiano. Ma non crediamo sia un problema. Il Lombardia, la più dura delle cinque classiche Monumento, una settimana prima del via del Tour de France diventerebbe un boccone ghiottissimo per quei big da giri che si adattano perfettamente alle sue salite lunghe (come il Ghisallo). Dal 29 agosto al 20 settembre il Tour de France e da qui in poi è puro delirio. La Tirreno-Adriatico in pieno Tour (7-14 settembre), il Giro d’Italia ad ottobre, dal 3 al 25. In concomitanza della “corsa rosa”, le classiche come la Liegi (4 ottobre), l’Amstel (10), la Gand-Wevelgem (11), il Giro delle Fiandre (18), la Parigi-Roubaix (25), il Lombardia (31). Durante il Giro, per rendere tutto più semplice e godibile la Vuelta, sempre organizzata da quelli del Tour (Aso): dal 20 ottobre all’8 di novembre. Il vero problema però, è che a questo punto tutti vorranno correre la Grande Boucle e per il nostro povero Giro non sarà facile avere al via qualche big di riferimento e peso. E’ chiaro che per tutti i team è fondamentale correre il Tour, è la corsa più importante di tutte, quella che a livello mediatico più dà il ritorno d’ immagine, il nuovo calendario ruota tutto intorno al Tour de France. E per far capire come tutto possa essere maledettamente ancora in discussione e che non mancheranno certo degli spostamenti, c’è anche il nodo Mondiale in Svizzera, tra le questioni più “calde”, in vista dell’estate: l’Uci lo difende perché ha già dovuto rinunciare ai 26 milioni del Cio per lo spostamento dell’Olimpiade e perdere quegli 8 milioni di diritti tv dalla corsa iridata sarebbe un macigno. Entro fine mese la Svizzera deciderà: ci sono alcune alternative e una porta fuori dall’Europa, in Oman, a fine stagione. Neanche a dirlo, come avevamo già anticipato, nella logica delle scelte che sfiorano il masochismo, il giorno della Parigi-Roubaix e della sesta tappa della Vuelta (con arrivo sul mitico Tourmalet), il Giro dovrebbe assegnare la maglia rosa davanti al Duomo di Milano. E allora hanno ancora più senso le parole di Mauro Vegni, direttore del Giro: «Quella Roubaix sulla nostra corsa mi pesa tanto, proprio perché è la Roubaix”. La sensazione è che mamma Uci abbia fatto figli e figliastri...

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