Le città deserte rappresentate su tela



Da sempre l’arte è lo specchio della realtà in cui un artista vive. E ciò vale naturalmente anche per i pittori contemporanei che, con le loro opere, raffigurano ciò che li circonda. Non stupisce, quindi, che Claudio Pezzini, pittore che vive a San Martino del Lago, nella sua mostra virtuale “Metropolitan secrets” abbia voluto fissare sulla tela e sulla tavola l’aspetto sinistro delle metropoli che, a causa della diffusione della pandemia, sono diventate spettrali. L’esposizione, che rientra nel progetto, tutto cremonese VirArt, può essere visitata gratuitamente nelle pagine del Blog Art is Life (fappanni.altervista.org/) e su Youtube. In questa rassegna una delle opere più significative è intitolata “Lockdown” e vede raffigurata un’enorme stazione con treni tristemente fermi sui binari. Un’altra opera, altrettanto allusiva, è “Wasted sunset” in cui, come afferma l’autore, «viene descritta l’atmosfera di sacrificio e sofferenza di questo momento ma con il sogno di poter riprendere a vivere insieme in un mondo migliore». Sono dunque, come fa osservare Simone Fappanni, «veri e propri “segreti metropolitani” quelli descritti anzi evocati dalla pittura di Pezzini, segreti che risiedono nel mistero di agglomerati urbani che a causa della loro immensità generano spesso un senso di spaesamento. Questi dipinti, in cui prevale contrasto fra il bianco e il nero, richiamano alla mente scenari che diventano visioni: quelle di città in cui la massificazione è tale per cui l’individuo viene fagocitato ed è quasi sopraffatto, ma allo stesso tempo ne è talmente attratto da rimanerne conquistato. Lontano anni luce dal rassicurante paesaggio bucolico, il vedutismo Claudio Pezzini ci porta addirittura su di una altura per contemplare scenari che nella loro vastità incutono un certo timore e allo tempo costituiscono un'attrattiva che si comprende solo in parte e che l’arte del pittore cremonese aiuta a svelare. Ciò avviene sia quando le le strade sono deserte, ma anche quando i lunghi viali vengono attraversati a folle velocità da auto che, paradossalmente, nella loro diversità sembrano tutte uguali perché hanno in comune quel senso di voler sembrare sfuggenti, come lo sono i conducenti che neppure si riescono a intravvedere oltre il parabrezza. La città diventa, ai tempi di Covid 19, un “contenitore vuoto” in attesa di un divenire che oggi appare sospeso».

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