«Ottanta giorni positiva, sono fuori dall’incubo»

LA STORIA • Marina Demicheli: «Il 3 marzo il primo tampone, la guarigione è stata una rinascita»

Un riscontro ufficiale è difficile da ottenere. E del resto non è nemmeno così bello “fare a gara” su un’emergenza sanitaria e una malattia. Tuttavia avere a disposizione alcune coordinate precise consente di parlare senza tema di smentita di un caso record nel Casalasco: Marina Demicheli, residente a San Giovanni in Croce ma legata a Solarolo Rainerio, dato che in questo comune è presidente della Pro Loco, è stata positiva al Coronavirus per 81 giorni. Per la precisione dal 3 marzo, giorno del primo tampone (anche se i sintomi erano apparsi già il 1° marzo) fino al 20 maggio, quando finalmente l’esito del secondo tampone negativo ha consentito di festeggiare la guarigione.
Da Nembro, provincia di Bergamo, giunge notizia di Paolo Vedovati, dirigente del locale team calcistico guarito dopo 78 giorni. Ma gli 81 giorni di Marina rappresentano davvero un record, per quanto poco felice, sia chiaro. Anche perché, nell’analisi, basterebbe tenere conto della sola Lombardia e, meglio ancora, delle sole province colpite per prime (Lodi, Cremona, Brescia e Bergamo), dato che altrove il virus è arrivato dopo. Tenendo conto che dal 20 febbraio (giorno del primo tampone positivo in Italia) al 22 maggio sono passati 92 giorni, basta ragionare per logica…
Al di là dei numeri, che rappresentano l’aspetto estremo di questa vicenda, c’è chiaramente il lato umano di una storia drammatica. «Ho perso mia mamma Franca e mia zia Giacomina a distanza di due settimane l’una dall’altra - spiega Marina - e per fortuna mio padre Clevio (sindaco di Solarolo Rainerio per 34 anni, ndr) è guarito. Ricordo bene la mattina del 1° marzo: io, mio marito e mia figlia avevamo tutti la febbre. L’unico sano era mio figlio. Era domenica e dopo pochi giorni sono peggiorata, così il venerdì sono stata ricoverata al Poma di Mantova. Passano altri cinque giorni e l’11 marzo sono stata trasferita ad Asola perché stavo un po’ meglio, fino alle dimissioni del 16 marzo».
Seguono oltre due mesi in isolamento domiciliare. «E’ stata dura: non poter stare a contatto coi miei, chiusa in una stanza isolata, non poter salutare mia mamma, non vedere la luce in fondo al tunnel. Sette tamponi, sempre positivi; mi ha salvata la fede, che non ho mai perso».
Il 20 maggio la telefonata liberatoria. «E’ stato come rinascere: ero negativa e finalmente potevo uscire di casa, riprendermi la vita di sempre. Il mio grazie va ai medici, agli infermieri, alle donne delle pulizie, che lavoravano in condizioni estreme. Quando sono entrata in ospedale al Poma, era il momento di maggiore afflusso e ricordo queste persone bardate come astronauti. Immaginavo la loro difficoltà anche solo nel fare un minimo movimento. Ma non hanno mai fatto mancare a noi malati una parola di sostegno». 


IL PUNTO Prosegue il rallentamento del contagio, soprattutto nella nostra Provincia. E’ un dato positivo di per sé, ma ancor più se consideriamo che siamo a tre settimane dall’inizio della fase-2, quindi l’eventuale peggioramento della situazione dovrebbe essere registrato. Per valutare le conseguenze della “ripartenza” di lunedì scorso dovremo invece attendere un’altra decina di giorni.
In Italia i contagi sono aumentati in 7 giorni del 2%, a Cremona solo dell’1%. Sempre più elevato il numero dei tamponi eseguiti in Lombardia: solo ieri quasi 20mila (sugli oltre 70mila in Italia). Calano ancora i ricoverati in terapia intensiva. Gli attuali positivi sono scesi sotto quota 60mila.
In Europa si conferma la frenata dei paesi Ue principali, mentre il Regno Unito prosegue la sua corsa con i casi aumentati del 7,6%. Le peggiori sono ancora Russia e Bielorussia, che salgono del 25% . Negativa la situazione anche in altri paesi dell'Est quali Polonia e Ucraina. Si conferma problematica la strategia messa in campo dalla Svezia: in attesa dell'immunità di gregge, i casi aumentano del 12,5%.
 

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