Infermieri: professione rivalutata dal dramma

CORONAVIRUS • Intervista al presidente provinciale dell’Ordine Enrico Marsella: «Ma siamo pochi»

Vanni Raineri
Elogi, riconoscimenti e, ciliegina sulla torta, l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica conferita dal Presidente Mattarella all’infermiera di Cremona Elena Pagliarini, in rappresentanza di tutti i suoi colleghi “eroi quotidiani”. L’esercito degli infermieri, parte delle forze sanitarie che oggi riconosciamo indispensabili, riceve il tributo dell’Italia intera. Un grazie dal profondo del cuore: i cittadini e le istituzioni riscoprono il valore di una professione, tanto preziosa quanto silenziosa, che spesso rischia di essere dimenticata.
Non solo parole, ma anche gesti concreti. Enrico Marsella, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Cremona e coordinatore del servizio infermieristico-assistenziale della Rsa dell’Istituto Vismara di San Bassano, auspica che la “popolarità” degli infermieri non si esaurisca con la fine – che tutti ci auguriamo – dell’emergenza Covid-19.
«Siamo lieti e onorati degli apprezzamenti pubblici ricevuti e ringraziamo tutti per la vicinanza e la solidarietà manifestata anche attraverso donazioni, come quelle che l’Ordine di Cremona ha ricevuto dalla associazione “Donne Medico” e dalla Onlus “Quelli che con Luca”. Sull’onda emotiva del Coronavirus, la figura dell’infermiere è balzata agli onori della cronaca ma prima di questa drammatica esperienza, che ha colpito tutti, il nostro ruolo veniva spesso identificato e confuso con quello degli altri addetti dell’assistenza. Il nostro lavoro si integra con quello dei medici, degli specialisti, dei fisioterapisti, degli operatori socio sanitari e delle figure di supporto; un lavoro che consiste nell’assistere il paziente, accompagnandolo nel percorso di cura verso il raggiungimento del miglior stato di salute possibile. Un equivoco ora meno evidente ma che in passato ci ha portato ad essere definiti paramedici. L’opinione pubblica ha preso finalmente coscienza del nostro lavoro, qualificato ed esercitato a conclusione del conseguimento della laurea e di un esame di abilitazione».
Una professione che nel nostro Paese viene svolta da circa 260mila infermieri, di cui 38mila in Regione Lombardia e 2800 in provincia di Cremona, un numero al di sotto della media europea e non sufficiente a garantire adeguati livelli di assistenza, sia in tempi normali che durante la pandemia.
«Il Coronavirus ha aggravato la carenza cronica di personale infermieristico già esistente prima della crisi. Servono provvedimenti strutturali e non interventi di emergenza per cercare di contenere i danni. Apprezziamo il premio economico che Regione Lombardia riconoscerà ai nostri operatori nel mese di giugno, segno dell’impegno profuso in questi ultimi tre mesi, ma non basta. A livello nazionale mancano all’appello almeno altri 30mila infermieri, inoltre occorre potenziare il corso di laurea in Infermieristica, oggi a numero chiuso, e rendere appetibile la professione con un riconoscimento sociale che passa anche attraverso una gratificazione istituzionale ed economica. Una dotazione organica insufficiente a fronteggiare i bisogni della popolazione e che è costretta a lavorare in costante sovraccarico, rinunciando anche prima dell’emergenza ai turni di riposo, a fronte di uno stipendio medio di millecinquecento euro. Il Coronavirus ha dimostrato che gli infermieri hanno una grande responsabilità nei confronti della salute e della vita dei pazienti, basti pensare a coloro che operano nei reparti delle Terapie Intensive».
Il dottor Marsella guarda con favore alle novità della professione che si apre, come già sperimentato con successo sul territorio nazionale, all’“infermiere di Famiglia e di Comunità”.
«Si tratta di un infermiere che, similmente al medico di medicina generale, ha in carico una quota di assistiti. Soggetti fragili e con patologie croniche che possono essere seguiti a casa, così da prevenire e ridurre gli accessi impropri al Pronto Soccorso o il ricorso a medici specialisti. Un’attività di educazione terapeutica a domicilio che porta il paziente ad acquisire la capacità di riconoscere i sintomi della malattia, imparando a gestire e controllare la propria condizione di salute».

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