L’opera simbolo della dura lotta al virus

Intervista a Franco Rivolli, autore di “Angels”, che meglio rappresenta l’impegno del personale sanitario in questi mesi

SIMONE FAPPANNI*
“Angels”. Un’infermiera alata che abbraccia l’Italia avvolta nel Tricolore. Questa immagine più di ogni altra, credo rappresenti in modo efficace la dedizione dei sanitari e di tutto il personale ospedaliero del nostro Paese nel cercare di portare sollievo agli ammalati di covid-19. Tutti i media l’hanno mostrata, specialmente in apertura dei servizi dall’Ospedale “Papa Giovanni XIII” di Bergamo, dove è stata montata una gigantografia di questa illustrazione. Ne è autore Franco Rivolli. L'artista, fra l’altro, collabora con la Rai e con grandi editori. «L’illustrazione – spiega - ha cominciato a “frullarmi nella testa” nei primi giorni di marzo. Prima però di poter ricavare il tempo per realizzarla, sono passati alcuni giorni. Infatti, è stata eseguita il 10 marzo fra il pomeriggio e la sera. Ero bombardato dai notiziari tv, dai giornali, dalle notizie online. Subito ho cominciato a pensare agli operatori sanitari, allo sforzo al quale erano sottoposti. Alla loro infinita dedizione e abnegazione nello svolgere il loro lavoro. Pensavo ai turni senza fine, alla pressione, alla stanchezza e alle cure che dispensavano a tutte le persone colpite da un virus totalmente sconosciuto che era stato in grado di sconvolgere le nostre vite». Interessante è anche il messaggio di fondo che Rivolli ha voluto trasmettere: «Personalmente l’ho pensato come un tributo a queste persone che, a differenza mia, si trovano in prima linea a combattere contro il nemico invisibile. Allo stesso tempo volevo far capire come queste persone fossero in grado di proteggerci, aiutarci e prendersi cura di noi. Una sorta di speranza. La speranza di poterne uscire. La speranza che questo incubo potesse prima o poi finire». Naturalmente neppure lui si aspettava un successo così grande di “Angels”, neppure vagamente. «L'ho realizzato – continua l’artista - come lavoro personale e l’ho postato, come faccio spesso, sui social, ma senza attendermi nulla di particolare». E aggiunge: «Credo che nei momenti di estrema difficoltà, paura ed incertezza, le persone sentano la necessità di sentirsi uniti, trovare la speranza in qualcosa o qualcuno. L'arte in questo senso può risollevare lo spirito, può coccolarti, può farti sognare, può essere una parentesi che ti permette di astrarti dalla tua realtà, di sentire quel calore umano del quale necessiti. A me capita leggendo un buon libro, con la canzone giusta al momento giusto, con un film di qualità in una notte insonne».
                                                                                                                                          *critico d’arte

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