UNIONCAMERE • Auricchio: «Verso una stagione difficile, il territorio ora vuole ripartire»
Unioncamere Lombardia, in occasione dell’indagine congiunturale del primo trimestre 2020, ha dedicato un focus agli effetti economici dell’epidemia da Covid-19 sulle imprese industriali, con lo scopo di misurarne l’impatto sul tessuto imprenditoriale e di capire quali siano i cambiamenti in atto e le previsioni future da parte degli imprenditori. Ai fini della corretta analisi dei dati, è opportuno ricordare come l’indagine sia in effetti relativa al primo trimestre, ma essendosi conclusa nella seconda metà di maggio, ha permesso alle imprese di esprimere considerazioni riferite ad un periodo di riferimento ben più ampio e cruciale.NEL TERRITORIO
Il 95% delle imprese industriali cremonesi che ha risposto al questionario erano attive e l’84% del totale ha dichiarato di aver subito impatti di tipo economico ed il 72% di tipo organizzativo. Riguardo alla natura delle conseguenze, per quasi un’impresa su due l’aspetto più penalizzante è stato il ridimensionamento degli ordinativi, seguito dalla limitazione imposta all’attività (per il 20%) e, per un’impresa su dieci, la carenza di liquidità e le ripercussioni sulle catene di approvvigionamento. Gli ordini acquisiti da febbraio in avanti sono stati dichiarati in diminuzione per oltre l’80% delle industrie cremonesi e la stessa quota di aziende ha denotato, nello stesso periodo, un calo del fatturato. La produzione, calata complessivamente del 8,6% rispetto all’anno prima, ha comportato una modifica della struttura organizzativa per il 60% delle imprese e delle modalità di approvvigionamento per poco meno di un’azienda su due. Le industrie cremonesi hanno reagito al calo produttivo in massima parte (68%) riducendo l’attività e solo in minima parte convertendola (2%); il 6% ha dichiarato di aver potuto aumentare la produzione. Circa il 40% delle imprese intervistate è andato in sofferenza e sta incontrando crescenti problemi finanziari e di liquidità, a causa dei consistenti cali di fatturato e del blocco delle attività. La pandemia ha costretto le imprese a rivedere anche la propria organizzazione ed a valutare una serie di soluzioni possibili nella gestione del personale. Si è registrato, per il 56% delle imprese, un ampio ricorso, anche se in molti casi a livello solo sperimentale o temporaneo, al lavoro agile (smart working), mentre il 77% delle aziende ha dovuto ricorrere alla Cassa Integrazione per tutelare i propri dipendenti, il 14% ha posticipato o cancellato le assunzioni previste, l’8% ha ridotto o ridurrà l’organico, ed il 6% non rinnoverà i contratti in scadenza.
IN LOMBARDIA E IN ITALIA
In Lombardia, per il comparto industriale si è rilevato un importante crollo della produzione, oltre il 10% su base annua, che comunque è di un punto migliore del dato nazionale, nonostante sia stata la regione più colpita dalla pandemia. Il valore assoluto dell’indice della produzione indica un ritorno al livello produttivo di dieci anni prima.
A livello congiunturale, si assiste ad una diminuzione della produzione del 6,5%. Ancora più pesante è l’impatto sul fatturato che perde il 10%, mentre restano contenute le conseguenze sugli ordinativi, la cui contrazione ha risparmiato le imprese del comparto agroalimentare. La maggiore contrazione si è registrata sulla domanda dall’estero che ha perso il 3,4% su base trimestrale, contro l’1,7% ceduto da quella nazionale. Sostanzialmente stabile è stato rilevato il numero degli addetti, ma importante è stata la ripresa della Cassa Integrazione ordinaria: dopo due trimestri praticamente a zero, la percentuale di imprese che vi ha fatto ricorso è salita al 47% del totale. Scarso, almeno per il momento, è stato l’impatto della crisi sui prezzi che vengono dichiarati in lieve crescita per le materie prime (+1,1%) ed in calo altrettanto contenuto per i prodotti finiti (-0,8%).
IL CONFRONTO
Il trend della produzione cremonese è allineato con quello lombardo e nazionale, con l’indice a base 2015 della produzione che scende sotto il livello dell’anno di riferimento. Anche le variazioni su base annua non si discostano significativamente fra di loro, ma la provincia di Cremona è quella che, col suo -8,6%, ne esce meno peggio: in Lombardia si rileva il -10,1% ed in Italia il -11%.
IL COMMENTO
Il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio, commenta: «Per garantire la ripartenza delle nostre imprese e la tenuta del nostro sistema sociale, è fondamentale sostenere la liquidità delle imprese e attuare interventi pubblici che favoriscano la ripresa della domanda. Ci aspetta una nuova stagione, che sarà sicuramente difficile e complessa, ma che sta a noi affrontare, con l’orgoglio di un territorio che, seppur martoriato dall’epidemia, vuole ripartire».
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