GRANDI DIMENTICATI • Di origine russa, ha influito pesantemente sulla cultura anglosassone, ma l’Italia l’ha rimossa
Alessandro Zontini
Tra il 1939 ed il 1941 circolava in Inghilterra una cartolina di propaganda bellica: a cavallo di quattro destrieri, Hitler, Stalin, Mussolini e Hiro Hito erano in procinto di sferrare un feroce attacco alle democrazie liberali occidentali. Germania, Italia e Giappone avevano sottoscritto, nel novembre 1936, il patto Anticomintern in funzione anticomunista, ma lo stesso Hitler era alleato di Stalin a seguito della sottoscrizione del patto “Ribbentrop-Molotov”, nell’agosto 1939. Un sistema di alleanze che, oggi, appare del tutto singolare ma che, allora, costituiva un fatto di grande preoccupazione per Roosevelt e Churchill. Quest’ultimo, consapevole che, con Stalin come alleato, Hitler avrebbe conquistato il mondo (come puntualmente rimarca Enzo Biagi nel suo “Germanie”, Rizzoli, 1976), dislocò nel Medio oriente forti contingenti di bombardieri e “caccia” della RAF elaborando un massiccio attacco aereo preventivo contro i punti nevralgici dell’URSS quali raffinerie, industrie “pesanti”, infrastrutture (come ben ricorda Andreas Hillgruber nel suo esemplare studio “Der Zweite Weltkriege” del 1982). L’operazione Barbarossa, l’attacco sferrato da Hitler all’URSS, fermò i pieni di Churchill che, non si sa quanto volentieri, si trovò, come inatteso alleato, proprio Stalin. Sconfitto militarmente il Terzo Reich ed i suoi alleati, l’occidente capitalista dovette affrontare un nuovo temibile nemico: il blocco sovietico ed i paesi sottomessi dall’URSS. Era l’inizio del “Guerra fredda”: i due sistemi capitalistico e comunista non potevano infatti, in alcun modo, restare alleati. Winston Churchill si era reso conto di questa impossibile alleanza e, come lui, anche una grande scrittrice e filosofa i cui lavori hanno goduto, in Italia, di scarsa considerazione: Ayn Rand. L’autrice (il cui vero nome era Alisa Zinov'evna Rozenbaum) nacque nel 1905 a San Pietroburgo da genitori, farmacisti, profondamente contrari sia allo zarismo che, parimenti, al comunismo instauratosi in Russia dopo la rivoluzione d’ottobre (probabilmente per rappresaglia, le guardie rosse confiscarono la farmacia ed i beni della famiglia della ragazza). Nei primi anni ’20, Alisa volò negli Stati Uniti per compiere studi in ambito cinematografico ma, nel 1924, dopo la morte di Lenin e la presa del potere di Stalin, non le fu più possibile rientrare in patria. Assunto il nome con cui la letteratura ancor oggi la conosce, decise di non tornare mai più nell'URSS divenendo, nel 1931, cittadina americana. Rispetto alla struttura oppressiva comunista, la liberal democrazia americana parve ad Ayn Rand la struttura politico-economica ottimale, esportabile in ogni nazione. Compiuti studi in ambito filosofico ed economico, la Rand avviò la propria battaglia culturale contro i totalitarismi: quello sovietico e quelli fascisti che si stavano diffondendo in tutt’Europa nelle loro molteplici sfaccettature e si dedicò, anche ad una propria proficua attività letteraria. In particolare l’autrice va ricordata per i romanzi “Noi vivi” (1936), e “La vita è nostra” (1938) che attrassero l’attenzione del pubblico pur non eccellendo nelle vendite. In Italia, la “Baldini & Castoldi” decise di pubblicare “Noi vivi” e “La vita è nostra” all’interno della collana “I grandi successi stranieri” che già aveva fatto conoscere al pubblico italiano importanti autori ungheresi (Sandor Marai, Gusztav Rab, Mihaly Foldi), giapponesi (Yuzo Yamamoto) ed altri autori ancora. Il successo editoriale, in Italia, arrise subito ad Ayn Rand al punto che da “Noi vivi” furono tratti, tra il 1941 ed il 1942, addirittura due film “autarchici”: “Noi vivi” (con Alida Valli) e “Addio Kira!”, approvati dalla censura fascista poiché profondamente anticomunisti. Tuttavia, Benito Mussolini, visionati i due film di cui aveva tanto sentito parlare, ne ordinò l’immediato ritiro poiché ritenuti espressione di una posizione non solo anticomunista ma anti totalitaria in senso lato. In realtà, Ayn Rand profondamente avversa ad ogni forma di fascismo e di comunismo (è nota la sua collaborazione con il senatore Joseph McCarthy finalizzata ad individuare spie “rosse”, specie nella Hollywood degli anni ’50), è la propugnatrice di una forma di liberalismo, di carattere etico, senza sorta di vincoli che consente ad ogni singolo individuo di giungere, a parità di possibilità concesse dallo Stato, al miglior risultato personale basandosi unicamente sulle proprie forze e sulle proprie capacità. Esattamente il contrario della filosofia sovietica che la Rand percepiva come “massificante” e fortemente prevaricatrice nei confronti dell’individuo (che l’autrice definiva l”Io”). E’ la tesi del c.d. “egoismo razionale”, ovverosia la ricerca della propria soddisfazione personale all’interno della società pur senza ledere gli interessi degli altri soggetti (gli altri “Io”) e senza il controllo diretto di una qualsiasi forma di governo. Ayn Rand, antistatale, antiproibizionista, anti-“politicamente corretto”, paladina del liberalismo più totale (fu tra le prime a teorizzare le c.d. “unioni civili” in uno mondo in cui, troppo spesso, l’omosessualità era considerata un reato), è particolarmente apprezzata in Canada, Australia ed USA ove, di recente, le è stato dedicato anche un bel francobollo. Il Presidente Donald Trump l’ha spesso citata quale suo filosofo di riferimento (lo stesso fece, in gioventù, Hillary Clinton prima di abbracciare posizioni di “sinistra”). L’ex tecnico della CIA Edward Joseph Snowden, noto per aver violato i sistemi informatici segreti degli USA, si è ispirato nell’attuare le proprie crociate libertarie alla stessa Rand. All’autrice si è espressamente ispirato il gruppo hard rock “Rush” citandola indirettamente nel brano: “Anthem” (nel LP “” del 1975) e nel brano “2112” (nell’LP omonimo del 1976). Suoi richiami addirittura nei cartoni animati della serie “Simpson” di Matt Groening. Nell’Italia del dopoguerra, le opere di Ayn Rand incontrarono ben poca fortuna. Le sue posizioni fortemente anticomuniste la resero invisa all’imperante cultura marxista che, troppo spesso pervicacemente impegnata a promuovere scrittori di insignificante rilevanza letteraria (purché di ortodossia comunista), trascurava colossi della letteratura e della filosofia; l’autrice venne qualificata, di conseguenza, come scrittrice “di destra” e, quindi, genericamente “fascista” (nonostante avesse osteggiato il fascismo!). I volumi dell’autrice, dopo la loro pubblicazione negli anni ’30, sono stati sporadicamente ristampati da Corbaccio (“La fonte meravigliosa” nel 2004, “Ideale” nel 2016) e da Liberilibri (“La vita è nostra” nel 2003, “La notte del 16 gennaio” nel 2005) ma senza alcun ordine né filologico, né “organico”. Totalmente dimenticato il romanzo “Noi vivi” l’emblema del “Rand-pensiero”, unitamente a “La vita è nostra”.
Quest’ultimo, una novella distopica di severa critica alla società collettivistica, è in estrema sintesi la vicenda del giovane Equality 7-2521 che vive in una società disumana ove le persone sono “spersonalizzate” ed identificate da codici (e non da nomi), in cui i bambini vengono subito separati dai genitori ed educati da uno Stato invasivo e dittatoriale, in cui l'individualismo è stato soffocato in luogo della volontà collettiva. Equality 7-2521 trova sé stesso unicamente grazie a Liberty 5-3000, una giovane contadina di cui si innamora violando la legge dello Stato che aveva in programma, come per tutti i giovani uomini, l’assegnazione di una “femmina” per l’accoppiamento, secondo le norme vigenti. Equality 7-2521 è particolarmente intelligente ed anela a diventare uno scienziato, ma il “Consiglio delle Vocazioni” gli attribuisce la mansione di spazzino. Nello svolgimento del proprio lavoro, il giovane si imbatte in un tunnel segreto al cui riparo scrive un diario (su carta rubata allo Stato) e con l’amata si rifugia in una foresta che fa da contraltare “libero” sia letterario che politico alla città-prigione. Assunti i nomi di Prometeo e di Gea i due fuggiaschi, che nel frattempo, hanno recuperato la propria individualità, progettano di ribellarsi contro il mondo: “La parola che non morrà, dovessimo tutti perire in battaglia. La parola che non può morire su questa terra, perché ne è il cuore e lo spirito e la gloria. La parola sacra: “IO”. E’, questa parola, l’estrema essenza del pensiero di Ayn Rand. La scrittrice che, con tutta evidenza, anticipò i temi che, solo qualche anno dopo caratterizzeranno “1984” di George Orwell, è ancora in attesa di una sua giusta e doverosa riscoperta.
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