Confartigianato: il 10° Rapporto spiega come cambiano le imprese

 ECONOMIA • Prodotto dall’Osservatorio regionale, è stato presentato martedì a Milano. Vola l’e-commerce

E’ stato presentato martedì a Milano, e online grazie ad un webinar di approfondimento, il 10° Rapporto dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, dal titolo “Ripartire Controvento/MPI e artigiani lombardi verso la nuova normalità”.
Un evento che contiene dati molto interessanti e che è stato realizzato da un team composto dal responsabile dell’osservatorio Vincenzo Mamoli (Segretario Generale Confartigianato Imprese Lombardia), dal direttore scientifico dell’Ufficio Studi Confartigianato Enrico Quintavalle e dal referente regionale Sandro Corti. Il Rapporto è stato predisposto da Quintavalle in collaborazione con la ricercatrice Licia Redolfi. Alla progettazione della ricerca e all’analisi economica dei territori provinciali hanno collaborato i 15 Segretari Generali e i Direttori delle Associazioni Territoriali aderenti a Confartigianato Imprese Lombardia; per Cremona Roberto Maffezzoni, e per Crema Giulio Baroni.
Nelle premesse si è evidenziato come la Lombardia sia tra le regioni più colpite dal Covid-19, assieme alla Comunità di Madrid e Castilla-la Mancha. La nostra regione, con il 16,8% della popolazione italiana, vanta il 27,2% dell’export, il 27,2% del valore aggiunto della manifattura, il 25,3% degli investimenti manifatturieri. Nel quinquennio 2015-2020 l’occupazione in Lombardia è cresciuta del 5% (contro il 3,6% italiano). In Europa l’effetto Covid ci è costato il 17,6% del pil, meno comunque rispetto a Spagna (22,7%), Regno Unito (22,1%) e Francia (18,9%), mentre la Cina ha addirittura un (lieve) segno positivo. Come era già avvenuto nella recessione 2008-2010, a pagare il conto della disoccupazione sono stati soprattutto i giovani, mentre il numero di imprese iscritte è calato in regione di 9275 unità tra febbraio e agosto (38 al giorno). Dall’estate è migliorato il clima di fiducia delle imprese, oggi messo a repentaglio dalla seconda ondata.
Tra i tanti dati interessanti, il boom del commercio elettronico (2,3 miliardi di incremento di spesa dell’e-commerce in Lombardia): tra marzo e agosto 2020 le vendite online sono cresciute del 33,1%, a fronte del calo del 10,7% delle vendite al dettaglio.
Uno sguardo anche ai conti pubblici, con un deficit che nel 2020 raggiungerà il 10,8% del pil, avvicinando il rapporto debito/pil al massimo storico (158%) che si verificò nel 1920, all’uscita dalla prima guerra mondiale. Il nostro debito pubblico sta crescendo di oltre 6mila euro al secondo.
Come ripartire “controvento” allora? Con investimenti, digitale e green. Il ritardo degli investimenti in Lombardia paga un gap dell’11% con l’Italia, e anche la nostra regione soffre un forte divario digitale, pur essendo la regione più specializzata in digital economy.
Soffermandosi sugli effetti del Coronavirus sulle MPI lombarde, in febbraio l’80,4% sono state coinvolte fin da subito, con una riduzione delle vendite del 55% e mancata o ritardata fornitura di materie prime del 31,7%. Il 75,1% delle MPI è stata interessata in aprile dal blocco delle attività, e il 26,1% ha introdotto lo smart working (soluzioni temporanee però per quasi l’80%). In maggio emerge soprattutto che oltre la metà delle MPI ha migliorato l’uso delle tecnologie digitali.
Le previsioni di assunzioni tra settembre e novembre 2020 vedono una contrazione del -27,2%, con Cremona al secondo posto con -30,9%.
Alla domanda (fatta agli imprenditori-cittadini a fine settembre) su quale tra quelle elencate ritienesse le aree di investimento prioritarie per l’utilizzo dei fondi europei, la risposta più gettonata è stata il lavoro (42,9%), seguita da sanità (32,4%), istruzione (20,4%), investimenti pubblici (9,3%), famiglia (5,9%), transizione verde (4,9%), digitale (4,5%), politiche di coesione economica e sociale (4,4%). Non è un caso che gli imprenditori cremonesi abbiano indicato la sanità (46,9%) quasi al livello del lavoro (49,4%).

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