CORONAVIRUS • Carlo e Ornella, tecnici radiologi a Cremona, hanno contratto il Covid nelle due fasi
Benedetta Fornasari
Carlo Giussani e Ornella Carrara sono colleghi e amici, accomunati dalla professione ma non solo. Entrambi, tecnici radiologi presso l’Asst di Cremona, rispettivamente da 30 e 17 anni, hanno contratto il Coronavirus in tempi e modi differenti. Tutti e due però si stanno preparando ad affrontare la temuta seconda ondata della pandemia. Tutti e due hanno paura di rivivere i mesi primaverili, clou dell’emergenza sanitaria.
Lo affermano in qualità di operatori dell’Unità Operativa di Radiologia, un comparto ospedaliero “aperto” e “mobile” che assiste pazienti con varie patologie e che opera a stretto contatto con gli altri reparti, svolgendo un ruolo fondamentale per la diagnosi del Covid-19, riscontrato principalmente attraverso la radiografia e la Tac.
Carlo e Ornella conoscono bene il Covid, vissuto per esperienza diretta. Lo hanno sperimentato in prima persona e lo hanno incontrato in tanti malati perché il loro lavoro consiste, come raccontano, «nel fotografare una patologia seria e complessa», la tristemente celebre polmonite interstiziale bilaterale.
Déjà vù. «Il 2 novembre tornerò al lavoro e so già cosa mi aspetta: ansia, insonnia e l’incontro, chissà per quante volte ancora, di pazienti Covid». Ornella sta terminando gli ultimi giorni di malattia dopo aver contratto il virus in forma lieve. Un solo sintomo, una congiuntivite fastidiosa, poi la decisione di effettuare una visita oculistica fino al sospetto di essere positiva, come successivamente ha confermato dal tampone.
«Ad oggi - sottolinea Ornella – ci sono tanti asintomatici e proprio per questo motivo bisogna stare attenti e cercare di prevenire in ogni modo la diffusione della malattia perché possiamo contagiarci senza accorgercene».
Rewind. Carlo è stato tra i primi ad ammalarsi gravemente. Lo scorso 23 febbraio è stato ricoverato per forti crisi respiratorie e dopo due settimane di degenza e due mesi di convalescenza è tornato in servizio. «La situazione sta prendendo una piega preoccupante. È scattato un campanello d’allarme. Nel nostro reparto – spiega - non siamo allarmati come nei mesi di piena crisi e oltretutto siamo più esperti e meglio organizzati per gestire l’infezione da Covid-19, però dobbiamo essere pronti a tutto (naturalmente con l’auspicio che la storia non si ripeta) e soprattutto dobbiamo impegnarci con grande responsabilità affinché ciò non accada. L’esperienza pregressa ci è di aiuto, abbiamo appreso tecniche da adottare per ridurre l’aggressività del virus e, non da ultimo, è cambiato l’approccio al paziente. Tutto l’ospedale si è attrezzato e anche il reparto di Radiologia è strutturato in area “Covid” e “non Covid”, con percorsi specifici a tutela di quanti necessitano di cure e degli operatori sanitari. Al Pronto Soccorso è in fase di predisposizione una zona di radiologia diagnostica dove i tecnici potranno eseguire esami per agevolare le operazioni di presa in carico del paziente anche allo scopo di filtrare e controllare gli accessi al reparto di Radiologia».
Carlo, Ornella e i tanti operatori sanitari sono in prima linea e oltre ad essere esposti al virus sono spesso esposti agli improperi degli ignoranti, di coloro che li accusano di terrorizzare la gente e di seminare il panico ogni volta che fanno appello alla prudenza e al rigoroso rispetto delle misure anticontagio. «Non siamo eroi – dicono –, semplicemente svolgiamo il nostro lavoro e abbiamo il diritto di essere rispettati come qualsiasi altro lavoratore, cittadino e persona. Ognuno stia al proprio posto e faccia la sua parte».
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