Coppie separate: “Non toglieteci chi ci ama”

LA LETTERA • Un gruppo di congiunti divisi dai confini regionali chiede l’introduzione del “contatto di coccole” sul modello belga

Benedetta Fornasari
«Il virus ci ha portato via tutto, non toglieteci anche chi ci ama». Con questo appello disperato termina l’e-mail indirizzata alla redazione giornalistica de Il Piccolo e firmata da un gruppo di “congiunti fuori regione”. Una lettera accorata che racconta il confinamento amoroso patito da fidanzati e coppie non conviventi, una categoria completamente dimenticata nelle misure adottate dal Governo italiano e dal premier Conte già durante il primo lockdown, e che anche in occasione della seconda ondata di Coronavirus è costretta a subire il distacco fisico dagli affetti più cari.
Per queste persone l’amore ha confini geografici ben definiti: le zone rosse e arancioni, istituite dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, con il divieto di spostamento «salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili nel comune di residenza o di domicilio». Affetti stabili spesso divisi soltanto da una manciata di chilometri, da una linea che segna il passaggio da un comune a un altro e da una regione a un’altra.
«Siamo una moltitudine di coppie e famiglie domiciliate in regioni distinte, brutalmente separate già per tre mesi e che adesso stanno rivivendo l’incubo della separazione», scrivono. La condivisione di ciò che definiscono un vero e proprio «dolore» prosegue così: «Ci siamo già sentiti messi in disparte una volta quando, prima del 3 giugno, era stato concesso a tutti i cittadini italiani di fare visita ai propri congiunti nell’ambito di una stessa regione. Oggi veniamo nuovamente dimenticati rispetto ai congiunti oltre-confine, secondo quanto scritto nell’Articolo 6 lettera l) del Dpcm del 3 novembre 2020». Un controsenso, perché il Decreto autorizza «l’ingresso nel territorio nazionale per raggiungere il domicilio, l'abitazione o la residenza di una persona di cui alle lettere f) e h), anche non convivente, con la quale vi è una comprovata e stabile relazione affettiva».
Il governo belga ha ovviato al problema introducendo la figura del “knuffelcontact”, letteralmente «contatto di coccole». Qualcuno potrebbe ritenerla una trovata stravagante, invece si tratta di un “ristoro affettivo” e di un sostegno psicologico per fronteggiare la solitudine e i disagi derivanti dallo stress e dalle fatiche della pandemia. In pratica ogni persona può individuare un compagno di coccole, a patto che ogni componente dello stesso nucleo familiare ne ospiti in casa soltanto uno alla volta, mentre i single sono autorizzati a ricevere la visita di due contatti diversi ma non contemporaneamente.
Questa soluzione piace ai nostri “congiunti fuori regione” che nel testo inviatoci formula alcune proposte con la speranza che vengano inserite nel Decreto di prossima emanazione, contenente anche le prescrizioni per le festività natalizie. Innanzitutto, chiedono di rientrare nella categoria dei congiunti per poter beneficiare degli stessi diritti dei congiunti oltre-confine; poi la possibilità di individuare, sulla scorta del modello adottato in Belgio, un “knuffelcontact” personale e, infine, di modificare l’autocertificazione attualmente in vigore, includendo la possibilità di ricongiungersi ai partner così da evitare di incorrere in sanzioni. A fronte di queste richieste sono pronti a garantire la massima collaborazione con le autorità preposte ai controlli, fornendo tutte le informazioni utili al tracciamento degli incontri.

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