Negazionisti e catastrofisti: che stress

CORONAVIRUS • I punti di vista divergenti degli scienziati aumentano il disagio dei cittadini



Benedetta Fornasari

Mentre l’Italia, divisa in zone gialle, arancioni e rosse, affronta la seconda ondata della pandemia, virologi, infettivologi, epidemiologi e medici continuano ad analizzare l’attuale crisi sanitaria e ipotizzano possibili scenari futuri. Una costante che accompagna le varie e altalenanti fasi della diffusione del Covid-19 e che suscita reazioni contrastanti nell’opinione pubblica, spaccata tra negazionisti, catastrofisti e realisti.
Tra dichiarazioni e interviste, pubblicazione di libri, interventi nei salotti televisivi, post sui social e tweet, le voci “amplificate” dei virologi si sono moltiplicate, trovando nella sovrabbondanza comunicativa dell’informazione mediatica una potente cassa di risonanza.
Ancora oggi gli esperti del settore assumono posizioni divergenti, sostengono una tesi salvo poi ribaltarla nel giro di una manciata di giorni, generando una scia di consensi o dissensi a seconda della sensibilità degli italiani.
La maggior parte dei medici denuncia ospedali in affanno, terapie intensive sotto pressione, emergenza posti letto, mentre una minoranza ricorre alla strategia della “tranquillità” contro la cosiddetta comunicazione del panico e del terrore.
Accorati appelli alla prudenza e alla responsabilità; contraddizioni, provocazioni e dichiarazioni sferzanti. Cosa dicono i nostri scienziati? Proviamo a riassumere le principali posizioni emerse negli ultimi giorni.
Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei Medici, è favorevole a un lockdown totale e, a nome della categoria, lancia un appello al Governo affinché «valuti bene le decisioni da assumere». Il mondo medico «chiede misure più drastiche perché preoccupa che la gradualità delle misure adottate consenta alla curva di salire parecchio». A ciò si aggiunge il forte rischio di «sommare, a quelli del Covid, gli effetti e i numeri dell’epidemia influenzale, che arriverà tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. Questo significa che i posti letto utilizzati per il trattamento del Coronavirus e dei malati di influenza tolgono posti letto e quindi assistenza agli altri soggetti che hanno bisogno tutti i giorni delle nostre cure» (fonte: “Omnibus” La7).
«Dovrebbe esserci una specie di lockdown volontario, per chi può. Io mi metto in lockdown. Vi giuro, sono in lockdown da quando sono tornata dall’Italia. Non esco mai di casa». Queste le parole espresse con decisione da Ilaria Capua, virologa, docente alla University of Florida e direttrice della UF One Health Center, che ripete come un mantra la necessità di ricorrere al confinamento per arginare i contagi. Il direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, in una intervista rilasciata a Libero, sostiene che «il Covid è stato ingigantito» e «se oggi le strutture sanitarie rischiano il collasso è anche perché sono assediate da migliaia di persone asintomatiche o poco sintomatiche che si potrebbero tranquillamente curare a casa e che invece prendono d’assalto i Pronto soccorso, intasano i centralini degli ospedali, fanno perdere tempo ai medici. E tutto avviene perché sono state spaventate dalle istituzioni, che avrebbero invece dovuto tranquillizzarle». Bassetti attribuisce la colpa del panico scatenato agli allarmisti: «La comunicazione è stata sbagliata. Terrorizzare le persone può aiutare a farle stare in casa, ma a livello ospedaliero gestire una popolazione nel panico genera solo caos». Gli risponde senza mezzi termini, con tanto di strigliata ufficiale da parte dell’Ospedale San Raffaele di Milano presso cui lavora in qualità di docente e ricercatore, il professor Roberto Burioni che si sfoga così sul suo profilo Facebook: «Alcuni dicono che i Pronto soccorso sono affollati da persone in preda al panico, e può essere vero. Ma quelle centinaia di persone che finiscono ogni giorno al cimitero a causa del Covid-19, sono spinte dal panico? Basta bugie. Basta bugie. Basta bugie». Ma non è finita qui. Il dott. Bassetti, ospite della trasmissione “L’Aria che tira” di La7, ammette che «È ritornata una importante ondata di questa infezione, che nessuno di noi avrebbe voluto rivedere, ed è ritornata trovando in molte situazioni medici, infermieri e sanitari già stanchi da una prima ondata che avevamo voluto dimenticare troppo presto. Probabilmente – ha aggiunto – le previsioni, anche quelle che ho fatto io, sono state sbagliate però è evidente che oggi ci troviamo in una situazione di difficoltà». E in merito al lockdown? Bassetti sostiene che la decisione spetti alla politica e non ai medici.

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