Bongiovanni e sentenza Appendino: «Sindaci capri espiatori, ora basta»

 POLITICA • Il commento del sindaco-avvocato di Casalmaggiore sulla discussa condanna della collega per le morti di Torino

Benedetta Fornasari

Sindaci e amministratori pubblici fanno fronte comune esprimendo solidarietà nei confronti della collega Chiara Appendino, sindaco di Torino, recentemente condannata a un anno e sei mesi per la tragedia di piazza San Carlo del 3 giugno 2017. Quella sera un gruppo di rapinatori si infiltrò tra la folla di tifosi, che stavano assistendo alla videoproiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid, per sottrarre gioielli e preziosi. L’utilizzo di spray urticante scatenò scene di panico e provocò, tra il fuggi fuggi generale, la morte di due persone e diversi feriti. Nella sentenza di primo grado i magistrati attribuiscono al primo cittadino la responsabilità di non aver previsto l’accaduto, autorizzando l’evento programmato. 
Le fasce tricolori italiane e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani Anci hanno espresso pubblicamente il loro sconcerto attraverso una raccolta firme e un documento con cui si chiede al Parlamento di intervenire modificando il Testo Unico degli Enti Locali (Tuel) in merito alle responsabilità dei sindaci, sempre più gravati da norme e regolamenti che rendono spesso insostenibile il lavoro a servizio della comunità civile.
Abbiamo chiesto il parere di Filippo Bongiovanni, sindaco di Casalmaggiore laureato in Giurisprudenza, che quindi può valutare la situazione da due diverse angolazioni.
Cosa pensa della sentenza?
«I fatti di piazza San Carlo hanno rappresentato uno spartiacque nel mondo della programmazione degli eventi di piazza, delle sagre, fiere e manifestazioni simili. Da quel momento è diventato tutto molto più complesso con iter allucinanti che disincentivano gli organizzatori (pur trattandosi di eventi identici a quelli organizzati in passato), nonostante nei Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica si cerchi tutti di fare del nostro meglio. La condanna per omicidio e lesioni colpose mi pare francamente eccessiva. Come si può prevedere il gesto di delinquenti e la conseguente reazione della gente? Anche con “uscite di sicurezza” e assembramenti ordinati, alla minaccia di una bomba o di un terremoto, per esempio, nessuno può gestire il panico della folla. È possibile solo mostrare una carta nella quale si dichiara di aver preso in considerazione anche quel rischio».
La sentenza ha sollevato la necessità di ridiscutere il ruolo dei sindaci, sempre più esposti a rischi e responsabilità spesso sproporzionate rispetto al ruolo ricoperto. Qual è la sua opinione?
«Al sindaco, da leggi in parte superate, permangono in capo responsabilità, per esempio, sulla salute ed igiene pubblica o di pubblica sicurezza o la possibilità di provvedimenti emergenziali. Dall’altro lato, tuttavia, attende indicazioni da enti superiori gerarchicamente. La responsabilità dovrebbe essere commisurata al compenso che riceve il primo cittadino. Invece, e penso soprattutto ai comuni con una popolazione inferiore ai 5mila abitanti, riceve ordini dall’alto o dall’esperto del settore - profumatamente pagati - assumendo però in prima persona la responsabilità diretta, a fronte di un compenso mensile ridicolo».
Il peso della responsabilità non rischia di generare una disaffezione nei confronti delle cariche istituzionali?
«Soprattutto nei comuni più piccoli è sempre più difficile trovare persone che si vogliano candidare e fare qualcosa per la comunità. Ci vuole spirito di sacrificio e grande predisposizione sociale, oltre che spalle larghe: la fila dei suggeritori con le mani in mano è lunga».
In merito al tema delle responsabilità dei sindaci Anci ha presentato un documento. È d’accordo con questa presa di posizione comune?
«Anci ha redatto un ottimo documento che condivido in pieno. Nel testo si lancia un appello: si chiede se i sindaci possano rispondere personalmente, e penalmente, per valutazioni non ascrivibili alle loro competenze. Possono dunque continuare a essere i capri espiatori, le uniche istituzioni sulle quali si scarica il peso di scelte dalle enormi responsabilità? Possono essere condannati perché svolgono il loro lavoro? Il documento si conclude poi con la richiesta di revisione urgente del Testo Unico degli Enti Locali».

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