COVID • Non tutte le Ffp2 sul mercato sono uguali. Ne parliamo con Fabio Brassini che le produce a Soncino
Benedetta Fornasari
Bianca, filtrante, in tessuto non tessuto. È l’identikit della mascherina Ffp2 e, nell’ultimo anno, quasi tutti l’abbiamo indossata almeno una volta per proteggerci dall’infezione da SARS-CoV-2. È ormai facilmente reperibile a prezzi più o meno competitivi nei supermercati, negozi, farmacie e naturalmente tramite e-commerce ma spesso ne ignoriamo la provenienza e i materiali di realizzazione, tanto che ci assale un legittimo dubbio: abbiamo acquistato un dispositivo valido, certificato e rispondente ai requisiti di legge? E soprattutto: portiamo una mascherina realmente protettiva, sicura per la nostra salute?
Fabio Brassini, titolare della ditta Due Bi s.r.l., impresa a conduzione familiare con sede a Soncino, nel marzo 2020 ha convertito il calzaturificio, fondato dal bisnonno nel 1920, in una azienda produttrice di mascherine Ffp2 certificate in Italia (con marchio CE) da un ente accreditato di Torino. Da un mese le macchine sono accese al ritmo di 15mila pezzi in otto ore, ma con la possibilità di incrementare del 40% la capacità produttiva.
Tra certificazioni, normative europee, regolamenti, test di tenuta e fascicoli tecnici non è semplice affacciarsi sul mercato della produzione e commercializzazione di questa tipologia di mascherine su cui grava la concorrenza cinese, leader del settore anche in Italia.
Brassini spiega chiaramente che non tutte le Ffp2 in vendita sono uguali e quindi di pari efficacia. «La nostra mascherina presenta caratteristiche differenti rispetto alla KN95, di origine cinese, anch’essa classificata come Dispositivo di Protezione Individuale di terza categoria dunque adatta a un uso professionale e capace di proteggere dalla esposizione di agenti esterni, bloccando sia le particelle solide sia i droplets».
La prima differenza sostanziale – ci spiega - si riscontra nella forma e nella dimensione della mascherina.
«Il nostro prodotto è pensato per i tratti somatici degli europei, a differenza delle mascherine asiatiche che sono più piccole e adatte a naso e zigomi poco pronunciati. Le nostre Ffp2 coprono perfettamente il volto con una massima aderenza garantita da due alette interne poste sopra il ferretto nasale che hanno la duplice funzione di trattenere l’aria, evitando che passi lateralmente senza essere filtrata, e di impedirne la salita verso la parte alta del viso oltretutto con l’effetto di appannare gli occhiali».
La sicurezza delle mascherine made in Soncino è determinata dal peso degli strati di tessuto filtrante: «acquistiamo in Cina la materia prima ovvero i quattro strati di materiale anallergico in tessuto non tessuto ma la differenza sta nella grammatura dei due strati interni, i cosiddetti Melt Blown, che nel nostro caso in totale pesano 75 grammi, garantendo così un filtraggio superiore al 94%. La maggior parte delle Ffp2 vendute in Italia provengono dalla Cina e sono certificate in Turchia con marchio CE ma il peso del Melt Blown, in diversi casi è compreso soltanto tra i 40 e i 50 grammi e quindi sono meno filtranti».
Un’ulteriore garanzia deriva dai test eseguiti da laboratori specializzati, dal tracciamento e dai controlli di tutta la filiera: dall’acquisto del materiale fino all’assemblaggio e alla distribuzione. «Per essere certificate le mascherine devono essere testate da un campione di dieci persone e sottoposte a prova in condizioni estreme ovvero portate prima a una temperatura di -30 gradi e poi a 70 gradi, uno sbalzo termico che serve per verificare che le sostanze esterne non passino la barriera protettiva in una percentuale superiore al 6%. Il certificatore, inoltre, ogni sei mesi effettua un controllo dell’ambiente lavorativo e verifica i lotti prodotti e qualora non conformi la certificazione viene revocata. Noi cataloghiamo i materiali utilizzati con un codice a barre e archiviamo il materiale usato perché in caso di anomalie possiamo ritirare immediatamente le mascherine dal mercato con la possibilità di rivalerci sul produttore del materiale usato».
La stampigliatura delle mascherine Ffp2 prodotte dalla fabbrica Due Bi, oltre a presentare i codici che indicano il nome del produttore o del distributore, il modello della maschera, la norma costruttiva, la classe di filtrazione, l’indicazione di utilizzo (non riutilizzabile oppure riutilizzabile), il marchio CE più l’identificazione dell’Organismo Notificato, cioè dell’ente certificatore, riportano anche il numero del lotto di produzione, la data di realizzazione e di scadenza. Le mascherine, imbustate singolarmente in scatole da venti pezzi, riportano poi il foglietto illustrativo delle modalità di uso e anche venti ganci nucali adattabili.
Infine, occhio al prezzo: anch’esso indicativo della qualità e del livello di sicurezza della Ffp2. Pur variando in base alla quantità e al costo della materia prima, una mascherina rivenduta a meno di un euro e mezzo difficilmente è made in Italy.
A un mese dall’apertura dell’azienda il signor Brassini si dice soddisfatto anche se è troppo presto per stabilire quando verrà ripagato dell’oneroso investimento di 400mila euro. «Al momento stiamo vendendo al dettaglio, anche con spedizioni, e all’ingrosso alle Rsa e a grandi ditte lombarde ma stiamo costruendo una rete di clienti avvalendoci anche di agenti sul territorio e abbiamo avviato delle commesse anche in Piemonte e Sicilia». Emerge però la forte preoccupazione della concorrenza cinese che detiene quasi il monopolio del mercato e la relativa questione dei controlli: «Non chiedo privilegi né il protezionismo ma il rispetto delle regole da parte di tutti. Le certificazioni devono valere per tutti nello stesso modo perché ne va della salute delle persone».
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