Welfare: le donne “pagano” di più: le misure del lockdown hanno inciso negativamente

indagine di Share


Vanni Raineri
Come anticipato nell’articolo a sinistra, le donne hanno pagato le conseguenze della pandemia molto più degli uomini. Questo perché il loro impegno all’interno della famiglia, spesso chiusa in casa, è aumentato, mentre parallelamente la probabilità di perdere il lavoro è cresciuta.
Le cure sanitarie all’interno della famiglia vedono ancora un ruolo prevalente delle donne, da qui il prezzo pagato, mentre ad esempio nella crisi del 2008, che colpì pesantemente il settore dell’edilizia, furono gli uomini i più penalizzati.
La struttura di ricerca Share (che sta per Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe) ha svolto un’interessante indagine mirata sulle persone di oltre 50 anni in Europa durante la pandemia. Partendo dai dati di occupazione pre-crisi, la ricerca ha indagato le interruzioni sul lavoro per chi era occupato ad inizio 2020, associando a ciascuno il rischio di contagio sul lavoro e la rilevanza essenziale del lavoro svolto. Le donne risultano maggiormente coinvolte in lavori rischiosi (essenziali o meno) arrivando in qualche settore a rappresentare il 90% della forza lavoro: si pensi a settori come parrucchieri ed estetisti e addetti alla ristorazione, oppure come infermieri, professori di scuola primaria e pre-primaria, assistenti didattici, addetti all’assistenza di persone nei servizi sanitari, addetti alle pulizie domestiche, negli esercizi alberghieri e negli uffici.
L’analisi mostra nel complesso che le lavoratrici di oltre 50 anni subiscono interruzioni di attività più dei colleghi pari età maschi, del 3,7% nel settore pubblico e del 9,2% nelle occupazioni ad alto rischio di contagio. Se poi pensiamo all’assistenza agli anziani, le misure di lockdown hanno inciso negativamente sulle politiche di welfare, e a pagarne le conseguenze sono stati sia gli anziani assistiti sia coloro che li assistono. E in entrambi i casi a pagare il pezzo più alto chi sono? Le donne, ovviamente. Sono loro a raggiungere in media l’età più elevata, e sono loro a fornire più assistenza.
Anche la chiusura delle scuole ha pesato più sul genere femminile. In Italia, più che in altri Paesi, le donne si prendono cura della casa e dei figli. Le conseguenze sociali ed economiche, specialmente in epoca Covid, non sono difficili da immaginare. Gli uomini in Italia lavorano più ore e hanno più tempo libero, mentre le donne si dedicano maggiormente all’attività domestica. Ciò avviene normalmente, ma il divario in tempi di pandemia è aumentato, soprattutto a causa della presenza frequente dei figli costretti alla dad, fenomeno che non accenna a diminuire anche col Dpcm di Draghi che ha esteso la chiusura delle scuole anche al di fuori delle zone rosse. Tali differenze sono molto minori in Svezia (e fin qui nessuna sorpresa), in Germania ma anche in Spagna.
Come fare dunque per dare più garanzie alle donne sul luogo di lavoro? Aumentare il livello di sicurezza, la qualità del lavoro, una formazione mirata che consenta anche il lavoro agile. Sarebbe poi importante alleviare il ruolo che le donne mantengono all’interno della famiglia fornendo maggiore assistenza agli anziani, e promuovendo politiche di suddivisione di ruoli tra maschio e femmina. Insomma, andrebbe disegnato un nuovo sistema di welfare.



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