Cremona, la Fiera delle vanità

 AGRICOLTURA • Il trasloco della Fiera del bovino frisona a Montichiari è tutt’altro che uno scippo improvviso

Vanni Raineri

Non è stato un fulmine a ciel sereno. Serve partire da qui per spiegare lo choc dell’abbandono di Cremona da parte della Fiera del bovino da latte frisona, che come annunciato sullo scorso numero si svolgerà quest’anno, dopo quasi 70 edizioni cremonesi, nella Fiera di Montichiari.
È chiaro che sullo sfondo di quanto accaduto resta il dissidio sempre più violento tra Coldiretti e Libera, facente parte a livello nazionale di Confagricoltura (dal 2013 confluita con altre associazioni in Agrinsieme). E che il controllo da parte di Coldiretti di Apa, l’associazione degli allevatori cremonesi poi commissariata da Aia (livello nazionale), ha acuito la divergenza col mondo agricolo cremonese, da svariati decenni controllato di fatto dalla Libera.
Le origini della crisi partono da almeno 5 anni fa, quando Coldiretti chiese che il nuovo piano di rilancio fosse finanziato non solo dalle componenti agricole ma da tutte le istituzioni comprese in Fiera, e che oggi fanno parte del cda post-riforma. Ma a pesare con decisione sullo “scippo” è il fatto che il contratto in esclusiva della Fiera di Cremona con Anafij, l’Associazione Nazionale della razza Frisona e Jersey Italiana, è scaduto nel 2020. Anafij è controllato da Coldiretti: da qui il tentativo, ormai abbozzato da tempo, da parte di Confagricoltura di creare un’associazione concorrenziale, vale a dire Frisitali, presieduta dalla cremonese Elisabetta Quaini, ovviamente in quota Libera.
Dopo la presentazione a Montichiari dell’edizione 2021, il presidente di Anafij Fortunato Trezzi non poteva essere più chiaro: «La Libera ha spronato i propri associati a non versare le quote per associarsi ad Anafij, di conseguenza anche noi facciamo le nostre valutazioni. La convenzione era scaduta ed abbiamo cercato la location». Trezzi ha sottolineato come la Fiera cremonese da anni registrasse un forte calo di interesse, e che comunque il dialogo con Cremona non si è interrotto. Cercando di comprendere il significato delle sue parole, il dialogo potrà essere riallacciato quando cambieranno le condizioni, e tra queste non ci può certo essere il boicottaggio verso chi decide dove fare la fiera della frisona da parte di chi ha un ruolo chiave nella gestione della Fiera di Cremona. Anafij, a giustificazione della scelta di traslocare, lamenta anche gli elevati costi a carico degli espositori a Cremona, costi che a Montichiari si abbassano notevolmente.
Quanto al mondo politico, le reazioni sono quelle che ci si attendeva, strumentali alle proprie posizioni: da sinistra si attacca la Regione Lombardia, gestita dal centrodestra, per aver avallato lo spostamento attraverso l’assessore leghista Fabio Rolfi. I politici locali di centrodestra ovviamente prendono le distanze dalla scelta, avendo qui il loro bacino di consensi. Quanto ha influito però la giunta regionale nella scelta? Secondo lo stesso Rolfi per nulla: «È Anafij ad organizzare e scegliere la location - ha affermato l’assessore regionale all’Agricoltura ai microfoni di Cremona 1 -, la Regione non decide nulla». Detto questo, Rolfi ha accennato alla distanza siderale tra Coldiretti e Libera, distanza che rimane anche sulla ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi anni, e che se il mondo agricolo cremonese non si ricompatta i risultati non potranno migliorare.
Il presidente nazionale Coldiretti Ettore Prandini (bresciano) ha confermato le parole di Trezzi, ricordando le azioni di boicottaggio di Libera nei confronti di Anafij, ed ha sostenuto che da mesi cercava inutilmente di conoscere le date per una Fiera Internazionale del bovino da latte.
Per il resto dalla politica arriva solo l’invito ai due sindacati agricoli a dialogare, destinato a cadere nel vuoto, poiché la disputa ha ormai oltrepassato ogni limite, arrivando persino nelle aule dei tribunali.
In questi giorni la Libera, soprattutto attraverso il suo quotidiano La Provincia, sta portando avanti una campagna informativa massiccia per condannare lo “scippo”, addossandone le responsabilità a Coldiretti, che in realtà da tempo ha assunto posizioni molto critiche nei confronti della Fiera.
Tornando alla politica, si è cercato anche di rivolgersi direttamente al presidente della Regione Lombardia Fontana: al suo cospetto (e di Rolfi) si sono presentati giovedì sindaco di Cremona, presidente della Provincia, vertici della Fiera e della Camera di Commercio, ma i risultati non sono stati quelli attesi. Da Fontana è giunto il conforto di un’attenzione della Regione verso il territorio cremonese, la disponibilità ad affrontare il tema dello sviluppo della Fiera di Cremona facendosi anche portavoce col governo, ma al di là di rassicurazioni generiche in perfetto politichese non sembra che la situazione sia cambiata.
E nemmeno era servito a molto l’incontro via web tra tutte le parti sociali interessate alla Fiera di Cremona di lunedì: lungo l’elenco dei convenuti, scarsi i risultati concreti, se non la volontà di rilanciare la Fiera. E il tentativo di ricucire lo strappo con Anafij, ma anche qui l’impressione è che il conflitto si sia già spinto troppo in là.
Che accadrà dunque? Avremo due fiere della frisona a distanza di 50 km, organizzate da due diverse associazioni e magari concomitanti? Ridicolo, ma possibile.
Non è detto che Montichiari sia la scelta definitiva: ha sfruttato la compattezza bresciana, ma se Cremona saprà tornare a parlare con voce unica potrà rifarsi. Ma quale voce? Quella di chi rimarrà in piedi sul campo di battaglia?
Purtroppo la situazione è complessa: la ricostruzione romantica secondo cui i nostri avi hanno creato qualcosa che di colpo è stato portato via dal cattivo di turno è bislacca. Inutile ricordare quando eravamo giovani e alla Fiera ci portava il nonno, o quando in Apa regnava l’armonia, oggi non siamo più isolati tra i nostri piccoli confini provinciali, ci si misura col mondo, siamo chiamati a scommesse globali, e il predominio indiscusso che ha esercitato sin qui la Libera deve fare i conti con associazioni che a livello regionale e nazionale contano di più. Come appunto Coldiretti.

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