Matilde Serao, la proto-influencer

 TRA MODA E LETTERATURA • Oggi spopola la blogger cremonese Elisabetta Bertolini, ma c’è chi nel passato precorse i tempi

Alessandro Zontini

La cremonese Elisabetta Bertolini è una nota blogger e influencer, fantasiosa e sempre attenta alle ultime tendenze della moda; ha oltre 135.000 seguaci, i c.d. “followers”, in tutto il Mondo che, quotidianamente, seguono il suo “blog” ed indirizzano le proprie scelte, specie nel settore della moda e della cosmesi, ispirandosi al notevole gusto ed all’eleganza della bella imprenditrice cremonese. Numerosissimi sono i marchi che si affidano a lei come “ambasciatrice” dei propri prodotti, incrementando un successo cui Elisabetta Bertolini contribuisce consistentemente. Il fenomeno dei fashion blogger è relativamente recente e di prepotente attualità; influencer come la cremonese Elisabetta hanno ben saputo utilizzare lo strumento informatico che i tempi moderni le hanno messo a disposizione.
Questo tipo di comunicazione, mediante l’accesso alla “rete”, non sarebbe stato neppure ipotizzabile nel momento storico probabilmente più elevato della moda italiana: quello della c.d. “Milano da bere” ove giganteggiavano i colossi della moda: Missoni, Armani, Krizia, Versace, Ferrè e molti altri ancora che dovevano ricorrere ad altri, analogamente penetranti, meccanismi per indirizzare i gusti.
Percorrendo, a ritroso, la storia d’Italia è possibile, però, arrivare ad individuare qualche proto-influencer, la cui azione era, tuttavia, limitata dai modesti “media” disponibili. Matilde Serao (nata a Patrasso nel 1856 e mancata a Napoli nel 1927), scrittrice e giornalista è ricordata per essere stata la prima donna a fondare e dirigere un quotidiano. Candidata al Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, mancò di un soffio l’ambito premio che venne consegnato ad un’altra italiana: Grazia Deledda. Numerosissimi i romanzi, i saggi e le raccolte di racconti scritti dalla Serao tra il 1883 e la sua morte. Scorrendo le numerose bibliografie della grande autrice si scorge, pressoché sempre, l’assenza di una curiosa pubblicazione: il volumetto “Fascino muliebre”.
Il libretto (senza data ma probabilmente del 1903 o 1904), una brossura con dorsetto in tela grigia, è un piccolo capolavoro di grafica ed eleganza ed è contraddistinto da una bella copertina in stile liberty che immortala il ritratto di una sognante dama alle cui spalle si intravede un mazzo di fiori dal gusto impressionista. L’opuscolo è, all’apparenza, una perfetta crasi tra un trattato di bellezza (con consigli pratici alle lettrici) ed un percorso storico-mitologico che richiama varie figure muliebri celebri per bellezza e fascino. L’interno è stupendamente arricchito da delicate figurette di dame intente a prendersi cura di sé oppure da motivi floreali, flaconi per prodotti di bellezza, tralci di lamponi, addirittura la silhouette della regina Cleopatra che viene citata ad effetto: “Ah! Cleopatra non avrebbe avvolto nelle sue spire Antonio e non sarebbe stata proclamata, a quarant’anni, la più vivace bellezza vivente dell’epoca sua, se non avesse passato metà della sua giornata a profumarsi ed a cospargere di deliziose attrattive e di prodigiosi ritocchi la sua pelle e la sua fronte dominatrice!”. L’incipit del volumetto, suddiviso in brevi capitoli, è meraviglioso: “Beniamino Franklin scrisse: - Se tutta la cipria che trovasi in Francia potesse essere monetizzata, quella nazione avrebbe di che armare tre grandi eserciti. - Se la Francia non avesse avuto la sua cipria e le sue donne incipriate, tutta la bellezza di un secolo fulgido ed impregnato di grazia non sarebbe esistita …”. I richiami culturali sono arguti e precisi (“La Marchesa di Maintenon faceva sfogliare a profusione gigli e magnolie nell’acqua del suo bagno, perché riteneva la loro bianchezza si infiltrerebbe nelle sue carni e renderebbe più puro il tessuto epidermico”) e le allusioni mitologiche ricercate ed eleganti (“Non si può parlare di bellezza femminile, e dell’arte di esaltarla e di perpetuarla, senza evocare il poema delle acque, ampio sogno mitologico, popolato da Sirene e di Silfi e coronato di nimbi di colombe e di alcioni…”). In realtà, il libro è un astuto viatico per reclamizzare i profumi ed altri prodotti della società “Bertelli & C.”. L’esemplare esaminato riporta diversi timbri ad inchiostro violetto: “Mostra campionaria di prodotti igienici A. Bertelli & C. Napoli Via Roma 301-302 - Napoli” e le ultime pagine sono occupate da un “listino prezzi” che, al dettaglio, elenca i preziosi prodotti per la bellezza femminile della “A. Bertelli & C.” di - con effetto curiosamente palindromo - “via Paolo Frisi, 26 – Milano – 26, via Paolo Frisi”. Matilde Serao, ingaggiata dalla predetta società per la realizzazione del volume e oggi riscoperta nella sua veste di proto-influencer, è netta nel dispensare consigli: “Ripeto ancora una volta che le profumerie Bertelli non solo sono buone, ma eccellenti, non solo sono da considerarsi per quanto di meglio sia stato ideato per rispettare e seguire le norme dell’igiene, ma devono ritenersi perpetuatrici della bellezza, alleate e fide delle più delicate sfumature della grazia femminile”, “La crema Venus, la vellutina Venus, l’olio Venus, la lozione, la glicerina e tutti gli altri prodotti che si intitolano dal nome della dea radiosa, rappresentano veramente il culmine della profumeria signorile che ingentilisce ed attrae, e nessuna signora elegante, nessuna più incontentabile dama può trascurare questi prodotti della casa Bertelli per quelli francesi o per quelli inglesi. Se alla profumeria Venus aggiungete il Kinodont, che dà splendore di perla e nuovo vigore alle fini dentature, i Sapol dai deliziosissimi profumi, i finissimi estratti Venus, Regina Elena, Trifoglio Soave, Violetta Nivea, Flora, Ducale, ecc, voi avrete l’assortimento completo per conferire grazia, profumi, delicate essenze alla teletta femminile”. La pubblicizzazione dei prodotti Bertelli è intervallata da picchi di gradevoli spiegazioni e, finalmente, si può apprendere da dove deriva il termine “toilette”: “La parola viene da toile, tela, giacché al principio del diciassettesimo secolo, le signore solevano portare in viaggio, in un sacchetto di tela, esternamente assai lavorato e leggiadramente adorno, gli oggetti per l’abbellimento del volto e dei capelli; il sacchetto era fatto per modo che, aprendolo, si distendeva come una tovaglietta, una piccola tela, una toilette, sovra un tavolino da lavoro, che si collocava avanti alla specchiera, e lì la signora, la sua camerista, la sua pettinatrice o l’azzimato parrucchiere dalla mano lieve comme des pattes de papillons, compivano quella mirabile opera di architettura, di polverizzazione, d’incipriamento, di miniatura, di ritocco e di dipintura minuziosa che assurse poi agli onori della massima illustrazione, un secolo dopo, sotto lo scettro di Madame de Pompadour, di Maria Antonietta e della principessa di Metternich”. La bellezza, la mitologia e l’attitudine da “influencer” vengono ben amalgamati da Matilde Serao che chiosa: “Gli antichi raffigurarono Venere nella sua apoteosi luminosa, candida e bella, uscente dalle spume più candide delle sue membra, spume inghirlandanti una smisurata conca di smeraldi e di malachiti liquide. Se il mito pagano ai giorni nostri risorgesse, l’allegoria di questa apoteosi non sarebbe cangiata … ma sorgerebbe da acque più spumose che mai … fra una schiera di amorini carezzanti il suo dorso e il suo collo rapito ad un cigno divino … idealizzata fra la spuma olezzante del Sapol”, che, con slogan vagamente dannunziano, era: “Il fedel custode di una pelle sana e intatta”. Uno dei prodotti della “Bertelli”, la società che, inconsapevolmente creò l’“influencer” Matilde Serao.

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