Tassare le successioni dei ricchi?

 ECONOMIA • La proposta di Letta (rigettata da Draghi) vuole mettere un freno alle disuguaglianze

Vanni Raineri

Sull’argomento ci siamo soffermati in passato in un paio di occasioni. La ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi, in un Paese come il nostro in cui le imposte di successione sono tra le più basse. La soluzione: perché non intervenire con una tassazione superiore sui grandi patrimoni per cercare di riequilibrare in parte la situazione?
A lanciare la proposta, più o meno di questo tenore, è stato il segretario del Pd Enrico Letta: un tentativo, il suo, che ha avuto il merito di smuovere le acque anche se per il momento la proposta sembra essere stata accantonata. «Non è questo il momento di pensare a prendere soldi» ha detto più o meno Mario Draghi, il quale, e lo si può ben capire, in questo momento tende a mettere da parte qualsiasi argomento che possa essere divisivo all’interno della sua maggioranza tutt’altro che coesa.
Siamo certi però che della questione si tornerà a parlare. Partiamo dall’assunto di partenza, ovvero la ricchezza sempre più concentrata. Una recente analisi ha mostrato come dagli anni ’90 il fenomeno si sia ampliato sempre più: da allora lo 0,1% della popolazione italiana ha visto raddoppiare la propria ricchezza netta media, che è passata da 7,6 milioni di euro a 15,8 milioni, e oggi detiene il 9,3% della ricchezza globale. Al contrario, il 50% più povero del Paese nel 1995 controllava l’11,7% della ricchezza, e nel 2016 è sceso addirittura al 3,5%, passando da 27mila e 7mila euro in media.
Non è che la situazione negli altri grandi paesi europei sia molto diversa, il fenomeno è globale e interessa tutti, ed anzi a livello mondiale la concentrazione è spaventosa.
Una larga fetta di questa ricchezza si tramanda per il tramite di donazioni ed eredità ricevute nel corso della vita, ed è qui che si inserisce la proposta provocatoria (ma neanche tanto) di Enrico Letta, in considerazione che negli ultimi anni le imposte sulle successioni, già basse, sono ulteriormente diminuite. Appare evidente che la pandemia ha peggiorato ancor più la situazione.
Il leader del Pd ha lanciato la sua proposta sul settimanale Sette: una dote ai diciottenni che possa contribuire a trattenerli in Italia finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione. Ma l’intervento non vuole colpire tutte le successioni in modo indiscriminato, ma solo quelle di valore superiore ai 5 milioni di euro. Consentirebbe, stando ai calcoli fatti, di recuperare una somma attorno ai 2,8 miliardi, da girare alla metà dei diciottenni (10mila euro ciascuno) sulla base del reddito familiare. A chi contesta che così la tassa di successione arriverebbe al 20% (per i più ricchi), Letta ha ribattuto che in Germania arriva al 30%, e in Francia al 45%.
Draghi ha risposto che questo è il momento di dare soldi ai cittadini e non di prelevarli. Dalla destra immediata l’accusa di “voler mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Bisognerebbe però almeno specificare “degli italiani più ricchi”.

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