Vaccini, l’ora della svolta può essere frenata dalla diffidenza

Silvio Garattini SI UTILIZZA UNA NUOVA TECNOLOGIA CHE SEMPLIFICA MOLTO I TEMPI DEI CONTROLLI, L’URGENZA HA MESSO A DISPOSIZIONE DELLE AZIENDE RISORSE SENZA PRECEDENTI»

VANNI RAINERI
La campagna di vaccinazione è finalmente decollata, e presto la metà degli italiani sarà stato vaccinata contro il Covid. In condizioni normali, ci si aspetterebbero festeggiamenti (senza assembramenti, per carità) per celebrare la luce in fondo al tunnel, invece siamo qui a chiederci perché tanta gente sia refrattaria a vaccinarsi per scetticismo quando non adombrando disegni delle forze del male. Resistenze che negli Usa hanno già provocato un preoccupante rallentamento.

VACCINI O COVID? Siamo noi dunque a frenare l’uscita dalla pandemia, e questo deve porci una serie di domande sul ruolo della scienza, dei social, della democrazia, in generale del valore della competenza.
I vaccini hanno debellato malattie che hanno fatto milioni e milioni di vittime, e hanno drasticamente ridotto la diffusione di altre, la liberazione dal Covid è dietro l’angolo ma in tanti prevale la paura di guardare oltre quell’angolo. Eppure il sottosegretario alla Salute Sileri lo ha detto chiaro: quando la metà dei cittadini sarà immune, come primo atto potremo smettere di indossare le mascherine all’aperto. Dovremmo fare una corsa contro il tempo pur di tornare a mostrare la faccia in pubblico dopo 15 mesi, invece no, sembriamo in preda alla sindrome di Stoccolma, il legame paradossale che lega la vittima al proprio sequestratore, che in questo caso è il Covid.

NO-VAX NELLA STORIA Ma perché siamo giunti a questo punto? Per la verità la sfiducia nei confronti dei vaccini è vecchia di secoli, almeno dalla loro invenzione, poco più di due secoli fa. Inizialmente le resistenze si basavano sul rifiuto di inserire materie provenienti da animali nel corpo umano, poi ebbe un ruolo la religione che difendeva il corso naturale degli eventi (anche se negativi). Nell’Ottocento in Inghilterra le campagne no-vax furono talmente forti che portarono alla non obbligatorietà del vaccino, il che ovviamente provocò un notevole aumento dei contagi.
In Italia le resistenze ai vaccini, così come in Europa, sono sempre state forti, e l’argomento tornò di attualità nel 2017, quando il decreto Gentiloni le rese obbligatorie per le iscrizioni scolastiche dei bambini da 0 a 6 anni. L’Ordine dei Medici decise la radiazione di alcuni iscritti per le loro posizioni critiche in merito alle vaccinazioni. Ad aumentare il disagio, nello stesso anno una puntata di Report accennò a presunte contaminazioni dei vaccini: seguirono grandi critiche per la scarsa accuratezza scientifica della tesi, e un mese dopo il decreto Gentiloni divenne legge. Ma il danno era fatto, ed emerse in Italia una ridotta copertura vaccinale della popolazione.
In Francia la vaccinazione obbligatoria dei bambini scattò nel 2018, ma anche lì le resistenze furono numerose. Ad avvelenare il clima, la sospensione delle vaccinazioni per verificare l’insorgenza di alcuni casi di sclerosi multipla. Si dimostrò che il vaccino non era correlato alla malattia, ma la sola sospensione alimentò la diffidenza. Un episodio simile avvenne in Australia nello stesso anno: le vaccinazioni crollarono a seguito di due bambini che morirono dopo il vaccino per un errore delle infermiere. Altri casi del genere si verificarono nel mondo, ma sempre privi di evidenza scientifica.

SCIENZIATI ILLUSI In fondo è un po’ la stessa circostanza che si sta verificando con i dubbi degli scienziati sui vaccini. A partire dall’incapacità di presentarsi con una linea comune: ovvio che queste contraddizioni nutrano la diffidenza degli scettici. In particolare sul vaccino AstraZeneca c’è stato un percorso ad ostacoli che si poteva, e doveva, evitare. A seguito di alcuni casi sospetti Ema, l’agenzia europea del farmaco, ne ha sospeso l’utilizzo per alcuni giorni. Poi, rilevato che non esisteva alcun pericolo, ha dato il via libera, ma nel frattempo ha minato la fiducia dei cittadini europei (che oggi per il 25% manifestano diffidenza) nei confronti di quel vaccino. Per non parlare dell’indicazione prima di vaccinare con AstraZeneca solo i giovani, poi solo gli anziani: ne esce il timore del via libera dato a un farmaco non abbastanza testato. L’impressione è che gli scienziati abbiano la visione schematica di una società che affida a loro le questioni di stretta competenza, e che è pronta a raccoglierne le indicazioni senza metterle in discussione. Purtroppo non è così, sia per sfiducia che per diffidenza. Sarebbe stato preferibile effettuare i controlli senza allarmare: a questo punto restituire la fiducia appare impossibile, come dimostra il rifiuto in certe regioni di accettare quel vaccino da parte di metà della popolazione.

EGOISMO Dato che il numero dei diffidenti è alto, lo è probabilmente anche tra i nostri lettori, il che non ci impedisce di sostenere che il rifiuto a vaccinarsi è anche un atto egoistico, in quanto in gioco c’è la tutela della salute di tutti. Chi ritiene di aspettare lo sviluppo di un’immunità di gregge grazie alla vaccinazione di massa degli altri compie un atto egoistico, poiché non dà il suo contributo all’uscita da questo incubo aspettando che lo facciano altri.

I CLANDESTINI Si valuta che in Italia siano presenti circa 600mila clandestini, ed è evidente che è interesse di tutti che a vaccinarsi possano essere anche loro, che veicolano il contagio come tutti noi. Purtroppo di questo tema si parla molto poco. È vero che formalmente è stato sancito il diritto di tutti a fare il vaccino, con permesso di soggiorno o meno, ma al momento della prenotazione viene chiesta la tessera sanitaria. Per questo è urgente che il ministero della Salute e le regioni si muovano per favorire la copertura di tutti questi cittadini (se non sono italiani lo sono del mondo) senza dare loro l’impressione di vaccinarli allo scopo di “scovarli”. In questo momento la prima emergenza è uscire dalla pandemia.
L’INFORMAZIONE I social come noto hanno dato diritto di parola a tutti, appiattendo le competenze: tutti sono messi sullo stesso piano in modo democratico, ma non tutti sanno utilizzare al meglio questo diritto, e soprattutto manca il rispetto verso chi è più preparato professionalmente. Questo anche a causa del bombardamento mediatico cui siamo sottoposti. Gioca anche l’agglomerazione in gruppi che porta gli utenti del web ad appiattirsi sempre più su posizioni preconcette, alimentandosi sempre alle stesse fonti di informazione. Merita più tutela il diritto alla salute o la libertà di informazione? Domanda inutile, ma certo il controllo sulle fake news andrebbe reso più efficace.

UN ESEMPIO La parlamentare che ha posizioni più critiche nei confronti dei vaccini è probabilmente l’ex deputata 5 Stelle Sara Cunial, la quale ha recentemente postato su Facebook uno studio del professore di matematica Capria, pubblicando un grafico che induce a pensare che il Covid altro non sia che una variante dell’influenza, basandosi sul limitatissimo contagio influenzale dello scorso inverno. Ovviamente il drastico calo dell’influenza tradizionale è stato provocato dalle chiusure, dal distanziamento e dalle mascherine, ma basta leggere i commenti per rendersi conto del clima. Un utente scrive che negli ospizi del nord Italia si è compiuta una strage da far impallidire Hitler, e che servirebbe in Italia una resistenza, che forse Paesi come Russia e Cina stanno già organizzando: ovviamente pioggia di likes. Un altro utente scrive di persone che si avviano al vaccino recandosi felici dal loro boia paragonandoli agli ebrei condotti dai nazisti in docce che erano invece camere a gas. E pure qui likes a go-go, per condividere teorie complottistiche apocalittiche.

STATISTICA, QUESTA SCONOSCIUTA Ci sono persone abituate a dire “se ogni volta che devi prendere un farmaco leggi il bugiardino, non prendi più niente”, e poi sono le stesse che non si fidano degli effetti collaterali dei vaccini. Eppure ogni farmaco produce effetti collaterali più o meno gravi su un numero molto limitato di persone. Se in Italia ci sono 10 casi di gravi conseguenze ogni 10 milioni di vaccini, il rischio è irrisorio. Ma quei pochi casi allarmano ben più delle centinaia di morti al giorno con cui abbiamo ancora a che fare. Anche i media fanno la loro parte: nelle tabelle dei contagi sono sempre indicati i numeri senza considerare gli abitanti delle regioni, cosicché l’impressione è che le più popolose siano anche le più colpite (in primis la Lombardia, che ha oltre 10 milioni di abitanti).

Mantovani, Cucchi, Garattini e Balotta: perchè il vaccino è una “scelta” necessaria

Il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, proprio mercoledì ha ricevuto un premio prestigioso in Germania per le sue ricerche nel campo dell’immunologia. Col suo contributo il Rotary ha da poco pubblicato un opuscolo informativo sul tema delle vaccinazioni.
Va detto che il Rotary International da decenni è impegnato nella campagna “End Polio Now” per debellare la poliomielite nel mondo, col supporto tra gli altri della Fondazione di Bill e Melinda Gates. Una battaglia che si sarebbe potuto chiudere da tempo se non fosse che in alcuni Paesi (la polio rimane in Pakistan, Afghanistan e in misura minore Nigeria) ci sono problemi non solo di guerre, ma dovuti al rifiuto, soprattutto nei villaggi, di sottoporsi al vaccino, in quanto la gente viene convinta (in particolare dai talebani) che la vaccinazione è un disegno ordito dalle forze del male occidentali per assoggettare la popolazione locale.
Nell’opuscolo si afferma come secondo i dati dell’Oms i vaccini salvano 2,5 milioni di vite all’anno, ma nel nostro Paese la copertura vaccinale è andata diminuendo, soprattutto per il negazionismo. «Tra le notizie assolutamente false - afferma Mantovani - da cui è bene mettere in guardia il pubblico figurano l’associazione tra vaccini e autismo, l’associazione tra vaccino anti-papilloma virus e sindrome di stanchezza e l’opinione errata che ai vaccini sia da preferire una medicina naturale».
Nell’opuscolo ci sono anche interventi di altri illustri scienziati. Di diffidenza e disinformazione parla lo psicologo e psicoterapeuta Michele Cucchi: «In particolare, i social media hanno democratizzato la possibilità di dire la propria opinione, ponendo tutti i giudizi sullo stesso piano, e contribuiscono a una diffusione molto veloce delle fake news».
Il professor Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri, spiega perché l’approvazione in tempi record dei vaccini non debba creare allarme: «Si utilizza una nuova tecnologia che semplifica molto i tempi e la necessità dei controlli, l’urgenza del problema ha messo a disposizione delle aziende disponibilità economiche senza precedenti, la burocrazia ha rinunciato ai suoi tempi». Quanto ai timori di modifiche genetiche: «Il Rna presente nei vaccini è stato modificato perché non possa interagire con il Dna. È molto importante che la vaccinazione venga fatta rapidamente prima che in qualche parte del mondo si sviluppi una variante del virus che sia insensibile all’azione del vaccino».
La professoressa cremonese del Sacco di Milano Claudia Balotta ha invece illustrato le varianti ad oggi note e l’efficacia su di loro dei vaccini oggi disponibili.

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