Farmaci letali: il primario cremonese resta ai domiciliari

 CARLO MOSCA • Dopo gip e Riesame, anche la Cassazione dice no al ritorno in libertà del medico

Anche la Cassazione, dopo il gip e il tribunale del Riesame, dice no al ritorno in libertà del dottor Carlo Mosca. L’ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, di Persico Dosimo, era stato sospeso dopo l’arresto ai domiciliari di fine gennaio scorso con l’accusa di omicidio volontario. Secondo l’accusa, avrebbe portato alla morte due pazienti di 61 e 79 anni, affetti da Covid, ai quali avrebbe somministrato farmaci letali. Nel corpo di una delle vittime riesumato durante le indagini, erano state ritrovate tracce di Propofol, un potente anestetico, secondo l’accusa non presente nella cartella clinica dei pazienti. Mosca avrebbe utilizzato anche la Succinilcolina. Secondo il gip che aveva firmato l’arresto dell’uomo «Mosca ha somministrato le sostanze più volte menzionate, non per una intollerabile leggerezza, imprudenza o per effetto di una inescusabile imperizia, bensì nella piena consapevolezza dei presupposti della sua condotta e con la volontà di uccidere». Il medico cremonese ha invece negato le accuse, dicendo che nessuno, fra medici o infermieri, può aver somministrato quei farmaci.
L’indagine era cominciata ad aprile del 2020, con l’esposto presentato ai carabinieri da un infermiere del Pronto soccorso, dove «circolavano voci» proprio sulla somministrazione dei due farmaci. Poi, nelle indagini, era emerso il messaggio WhatsApp che un infermiere aveva inviato a un collega: «Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti». La risposta: «Io non ci sto, questo è pazzo».

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