Macello lager o ditta modello?

 BENESSERE ANIMALE • Nuova ispezione dei Nas: tutto in regola. Ma la Procura indaga sui fatti del 2019

Prima lo scandalo, poi il controllo dei Nas che attesta la regolarità dell’attività. C’è da restare disorientati dallo scorrere delle informazioni, con quotidiani che nell’arco di 24 ore gridano alla crudeltà contro i maiali del macello lager, poi intitolano che è tutto regolare. Per non parlare di chi scrive solo la seconda parte della storia.
In realtà le cose sono molto più semplici, e per ricostruire la vicenda, che riguarda la ditta Zema di Salvirola, ci avvaliamo del resoconto dei Carabinieri del Nas e dei volontari della associazione Animal Equality, che ha pubblicato i video che hanno scandalizzato gli italiani, guadagnando anche spazi importanti sui media nazionali e interrogazioni da parte di politici (come nel caso del consigliere regionale Pd Matteo Piloni).
Partiamo dai video dalle telecamere nascoste all’interno dell’azienda e che testimoniano effettivamente di atti brutali compiuti ai danni dei maiali che si avviano alla macellazione. Si tratta di immagini del 2019, quindi due anni fa, cosa che in realtà non è stata nascosta dall’associazione che le ha pubblicate. A seguito delle immagini, la Procura, secondo la ricostruzione di Animal Equality, ha convocato l’imprenditore Christian Maleri in tribunale per rispondere dei reati contestati.
«Dal 2019 al 2020 - ci risponde per Animal Equality la responsabile stampa Alice Dominese - ha avuto inizio la parte di denuncia alle autorità, come accade in questi casi. Solo dopo aver formalizzato la denuncia abbiamo reso pubblica l’inchiesta. In questo modo sia noi che i media che riprendono le nostre segnalazioni siamo più tutelati. Il fatto che le immagini siano del 2019 non rende vecchio il loro contenuto, questa è la procedura standard, a meno che la giustizia non si muova in modo molto tempestivo. Sino alla fine del 2020 abbiamo fatto tre denunce: maltrattamento di animali, strutture che causano maltrattamento e pubblicità ingannevole dell’azienda (che si promuove come realtà che pone particolare cura agli animali). Il successivo blitz dei Nas non ha nulla a che vedere con questo: starà alla Procura stabilire la presenza di violazioni».
In pratica, al momento dell’ispezione a sorpresa dei Nas decisa dal prefetto Gagliardi dopo un vertice con le Forze di Polizia, i titolari erano già al corrente dell’inchiesta che li riguarda, ed è quindi ben comprensibile che abbiano modificato sia i loro comportamenti sia l’organizzazione dell’attività, che i Nas hanno verificato essere oggi perfettamente a norma. Lo stesso comunicato dei Nas rileva sì che non sono state elevate sanzioni, ma ricorda che dopo le segnalazioni del 2019 il precedente controllo aveva “riscontrato irregolarità, generando l’instaurazione di un procedimento penale tuttora in corso”.
Non si tratta qui di criminalizzare l’allevamento su cui verte l’indagine, si tratta di comportamenti che accadono purtroppo da più parti, sui quali però giustamente si svolge l’attività di Animal Equality. Quel che conta, più che la sanzione nei confronti degli imprenditori cremaschi (che certamente non li ripeteranno più in futuro), è l’opera di sensibilizzazione nei confronti dell’intera comunità. A prescindere dal consumo o meno di carne, è inaccettabile che prima della morte gli animali possano subire sofferenze gratuite, e facilmente evitabili con le moderne norme di abbattimento.
Tra l’altro è stato ampiamente dimostrato come proprio i maiali siano particolarmente socievoli, e dotati di intelligenza non inferiore a quella di animali domestici.
Chiediamo un’ultima cosa ad Alice Dominese: come riuscite a posizionare le telecamere, e non rischiate di incorrere in problemi di privacy? «Mi spiace di non poter rispondere adeguatamente alla domanda, perché ne va del nostro lavoro investigativo. Dico solo che il team è altamente formato per affrontare ricerche e investigazioni rispetto alle inchieste che conduciamo. Inoltre ci avvaliamo del confronto con esperti, testimoni, informatori e a volte (ma non mi riferisco al caso specifico) anche lavoratori delle aziende che testimoniano la presenza delle pratiche usate».

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