Vanoli contro la Fortitudo e una tradizione sfavorevole

BASKET SERIE A • Nei 12 precedenti in serie A la Vanoli ha vinto soltanto tre volte la prima partita casalinga del campionato. Ma domani con Bologna è severamente vietato sbagliare

FABIO VARESI
«Complimenti a Venezia che ci ha dato una bella lezione. Dovremo lavorare meglio e crescere tanto. Mi auguro che quando li incontreremo al ritorno, li metteremo più in difficoltà di questa sera». Altermine del match del Taliercio, coach Galbiati (nella foto) non si è nascosto e del resto non poteva fare altrimenti dopo un passivo di 17 punti contro una squadra di altra categoria. Non sono certo i match contro la Reyer Venezia, oltretutto in trasferta, in cui la Vanoli può sperare di portare a casa i due punti, ma la facilità con la quale i lagunari si sono imposti, dimostra come sia ancora indietro la formazione biancoblu, alla quale non può bastare l’attenuante di aver inserito da poco il centro Radic. Ma siamo solo alla prima partita e lo scorso campionato insegna che bisogna avere un po’ di pazienza. Domani però al PalaRadi contro la Fortitudo Bologna è lecito attendersi una prestazione tutto cuore, al cospetto di un avversario sulla carta di pari livello della Vanoli. I bolognesi non arrivano al match nel migliore dei modi, dopo il doloroso addio di Repesa, ma l’aver riaffidato la squadra a Martino, già alla guida della Fortitudo dal 2018 al 2020, ha un po’ rasserenato un ambiente sempre molto “caldo”. Per i biancoblu c’è anche una tradizione non certo favorevole da sovvertire, relativa all’esordio casalingo in serie A. Nei 12 precedenti, infatti, la Vanoli ha vinto solo tre volte, addirittura la prima nella stagione 2016-2017, tra l’altro quella della retrocessione. Nello scorso campionato fu proprio Venezia a passare agevolmente al PalaRadi, ma stavolta la Vanoli può portate a casa i due punti, sempre che giochi come ha fatto in Supercoppa contro Varese. «La cosa fondamentale sarà trovare il giusto equilibrio e ilgiusto flow tra di noi», ha detto in settimana il play Matteo Spagnolo.

 

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