Conoscere la Russia con il libro di Scrima

CULTURA • L’autore e filosofo cremonese si cimenta con un personalissimo diario di viaggio

FEDERICO PANI
Stefano Scrima, cremonese, filosofo e autore di libri di filosofia, si cimenta questa volta con un libro di viaggio, che èanche un personalissimo diario: “Russia. Guida sentimentale per viaggiatori solitari” (Sabir Editore).
Oltre al tuo, quale altro libro o autore consiglieresti a chi vuole cominciare a conoscere la Russia e soprattutto qual è il primo posto che consiglieresti di visitare?
«I libri di storia, per quanto ben scritti e documentati, ci aiutano a conoscere i fatti, ma difficilmente riescono a suggerirci stati d’animo, sentimenti, comportamenti e soprattutto quello che i russi chiamano “byt”, ovvero lo scorrere della vita quotidiana (eccezion fatta, forse, per il bellissimo libro di storia culturale di Orlando Figes, “La danza di Nataša”). Per questo, meglio i romanzi o i racconti. Un autore russo che senz’altro consiglio di leggere è Sergej Dovlatov, anche se fra le sue storie respirerete più che altro il “byt” della Russia sovietica e in particolare di Leningrado (vecchio nome di San Pietroburgo), dato che è morto nel 1990».
Il primo posto da visitare?
«Senz’altro un bar senza pretese e menu turistici, o ancor meglio un self-service che serve pane di segale e “boršč”, zuppa di barbabietola».
Il tuo è stato un viaggio anche interiore: si può dire che tu ti senta un po’ più russo, ora, e se sì, in che senso?
«Un po’ sì, nel senso che mi sento molto più vicino alla cultura russa rispetto a prima, quando il mio contatto con questo Paese si limitava alla letteratura, che pur amavo. Conoscere e comprendere non sono attività passive, presuppongono una forte motivazione. Nel mio caso questa motivazione me l’ha data quella particolare atmosfera che ho respirato per le strade di Mosca e San Pietroburgo e durante tutto il mio viaggio. Una voltatornato a casa mi sono tuffato nei libri alla ricerca di tutto quello che avevo visto, sentito, avvertito, percepito. E questa è naturalmente anche la causa del mio libro».
Condivideresti con noi il ricordo più scomodo, diciamo così, e quello più bello del tuo viaggio (anche interiore)?
«Te ne racconto uno, che è il più scomodo e il più bello insieme. Più scomodo perché la situazione si stava mettendo male: io e Mario eravamo, infatti, entrati in una bettola nei pressi della Stazione Finlandia di San Pietroburgo di cui avevamo letto in qualche forum online, e dopo pochi minuti i tizi ubriachi al tavolo a fianco al nostro si sono avvicinati intimidendoci e dicendoci che quello non era un posto per turisti come noi. Per quanto mi riguarda sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa. Nel giro di qualche minuto, però, siamo inaspettatamente diventati amici e abbiamo brindato tutta la sera parlando (con un inglese un po’ così) di politica, cultura popolare e filosofia».

 


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