COVID • Abbiamo appurato che alle frontiere stradali nessuna verifica viene fatta agli automobilisti
VANNI RAINERILo abbiamo scritto spesso su queste pagine: a cosa servono le regole se non sono affiancate dai controlli, e poi dalle sanzioni?
Un caso emblematico è quello delle norme approvate con l’ordinanza del 14 dicembre scorso, valide fino al 31 gennaio prossimo per gli ingressi nel nostro Paese. Come noto, il governo ha previsto che chiunque faccia il suo ingresso in Italia dai paesi confinanti debba mostrare alla frontiera non solo il Green pass, ma anche un tampone negativo fatto nelle 48 ore precedenti se molecolare e nelle 24 ore precedenti se rapido.
Per quanto riguarda i trasporti in aereo, nave, bus e treno i controlli effettivamente ci sono, mentre forti dubbi si nutriva in merito alle verifiche per chi viaggia in auto. È pur vero che il rischio di contagio è elevato soprattutto per chi viaggia assieme ad altri cittadini, mentre in auto solitamente ci sono solo i famigliari, ma questa era la norma. Dunque, perché non eliminare da subito i controlli alla frontiera per le auto? Già, poiché abbiamo verificato che in effetti tali controlli sono praticamente assenti.
Nonostante i media non parlino della cosa, avevamo letto su alcuni siti locali che né alla frontiera francese né a quella austriaca si facevano accertamenti sui transiti. Abbiamo così verificato di persona la situazione alla frontiera più frequentata nel corso delle vacanze, quella italo-francese tra Ventimiglia e Mentone. In più occasioni abbiamo controllato la barriera di Ponte San Ludovico, dei tre confini il più vicino al mare, e quanto visto è apparso sconcertante: all’ingresso in Italia erano presenti solo alcuni militari dell’esercito, che per la verità sembravano presenti soprattutto per garantire il controllo di eventuali migranti clandestini, i quali non fermavano alcuna auto, nemmeno a campione. Sul lato opposto, all’ingresso in Francia, a tutti gli automobilisti veniva controllato il possesso del Green pass.
Lo sconcerto è dettato dal fatto che al momento di approvare l’ordinanza, in Europa si erano mosse critiche all’Italia per la volontà di inasprire i controlli nelle frontiere interne dell’Europa, mentre il sopralluogo evidenziava l’esatto contrario: gli unici ingressi non verificati erano quelli verso il nostro Paese.
Lo sconcerto aumenta se pensiamo che tante persone, nonostante abbiano fatto la terza dose del vaccino, hanno annullato le vacanze per evitare il rischio del tampone positivo all’estero, che costringerebbe ad una quarantena costosa sia in termini economici (il soggiorno forzato) che di impegno lavorativo. E che dire di tutti i gestori di attività economiche che hanno lamentato il crollo delle prenotazioni e degli affari proprio a seguito di questa ordinanza poi disattesa?
Se nessun controllo era mai effettuato, nemmeno a campione, significa che c’erano indicazioni in tal senso, e sfugge il motivo. Se le auto sono considerate (giustamente) meno a rischio rispetto ai mezzi pubblici, perché non estrometterle da subito dall’ordinanza, dando una boccata d’ossigeno al nostro turismo?
Se poi pensiamo a chi è ligio al rispetto delle regole, costui è il solo che paga: prima il tampone a caro prezzo, poi il rischio della quarantena. La gran parte degli italiani all’estero il tampone nemmeno l’ha fatto, evitando così il rischio della quarantena e magari accrescendo il pericolo reale del contagio proprio per la volontà di evitare le insidie del tampone in farmacia che, se positivo, sarebbe stato segnalato alle autorità locali.
Che pochi italiani abbiano eseguito il tampone in farmacia lo attesta l’assenza totale delle code che si vedono in Italia, a fronte della presenza di parecchi nostri connazionali. Tra l’altro nelle farmacie francesi i tamponi fai da te sono in vendita ad un prezzo calmierato (5,20 euro al massimo), con lo sconto a 18 euro acquistandone 5 (quindi 3,60 euro l’uno), e una scatola di 20 mascherine Ffp2 l’abbiamo pagata 7,90 euro.
Ancora più sconcertante è la constatazione che gli italiani davano per scontata l’assenza dei controlli. Alcuni nemmeno sapevano della nuova regola, e chi vive sul confine afferma di non aver mai assistito ad un controllo verso l’Italia. E questo forse è l’aspetto peggiore: aver convinto i cittadini che da noi le regole sono fatte solo per stare sulla carta.
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